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 2016  novembre 26 Sabato calendario

INCONTRI SEGRETI E FIRME FALSE: UBI, IL REGNO PARALLELO DI BAZOLI


L’inchiesta su Ubi Banca della Procura di Bergamo è un grande romanzo italiano del potere. Mostra in presa diretta come i potenti aggirino le regole, le considerino ostacoli da superare. Concorrenza e libero mercato, proclamati a parole, nei fatti diventano impicci di cui liberarsi. Anche portando deleghe false nelle assemblee, per vincerle.

Le carte delle indagini del pm Fabio Pelosi, svolte dal Nucleo speciale di polizia valutaria della Guardia di finanza guidato dal generale Giuseppe Bottillo, ci consegnano un affresco di come si fa banca in Italia. L’ipotesi d’accusa è che Giovanni Bazoli, da presidente del consiglio di sorveglianza di Intesa, governasse anche Ubi senza avere alcuna carica, in forza di un patto occulto tra “famiglia” bresciana (ex Banca Lombarda) e quella bergamasca (ex Bpu) e in conflitto d’interessi con il suo ruolo ufficiale. Con riunioni segrete fatte in case private, come quella del 13 marzo 2013 nell’abitazione di Franco Polotti, presidente del consiglio di gestione di Ubi, in cui Bazoli dice chiaramente: “Se noi non avessimo difeso la banca, a questo tavolo non ci sarebbe nessuno di noi sei”. Gli altri cinque sono, oltre al padrone di casa, il vicepresidente del consiglio di sorveglianza Mario Cera, Italo Lucchini del consiglio di gestione, Andrea Moltrasio e Armando Santus, presidente e vicepresidente del consiglio di sorveglianza.

I meticolosi verbali redatti da Lucchini e scoperti dagli investigatori riportano perfino un parere fornito agli attuali indagati dal professor Piergaetano Marchetti, che finisce indirettamente per confermare le tesi dell’accusa. “L’amico Pierga”, scrive Lucchini, “ha già fornito ad Andrea qualche primo riscontro: sul passato siamo tranquilli (…); dove invece vi è la conferma di un’interferenza di Ablp nelle decisioni che dovrebbero essere prese in piena autonomia da Ubi (…) è nel meccanismo delle votazioni nel comitato nomine/consiglio di sorveglianza, che rappresenta un vero e proprio patto parasociale, che mette a rischio l’indipendenza dei consiglieri”. Ablp è l’associazione degli azionisti bresciani, presieduta da Bazoli assistito dalla figlia Francesca.

Nella banca le gerarchie formali sono diverse da quelle reali. Tanto che anche l’“amico” Polotti, presidente del consiglio di gestione, è fatto a fette dalla figlia di Bazoli in una telefonata intercettata il 14 aprile 2014: “L’ho incontrato… senza cravatta, con la maglietta bianca che spuntava sotto la camicia… Mi sembrava un po’ allucinato, devo dirti… Lui è un tattico, ma dove c’è strategia, zero… Si regge su Massiah, lui, è l’unica sua forza vera, me lo riferisce mio padre… Se mio papà gli dice qualcosa, lui dice ok, però… credo che lo sforzo per lui sia veramente notevole”. Victor Massiah è l’amministratore delegato di Ubi, che con Polotti critica il regolamento nomine della banca: “Fa veramente schifo… Ci sono errori tecnici, disallineamenti pesantissimi con lo statuto… Se ti hanno fatto un culo così sulla pariteticità e tu la rimetti dentro, è anche suicida politicamente”. Intanto si avvicina l’assemblea dei soci di Ubi, indetta per il 10 maggio 2014.

Bazoli il 18 aprile chiama la figlia Francesca e “dice che ieri il clima gli è sembrato disteso… sembrano un po’ cambiate le cose”. L’attività per raccogliere deleghe nel frattempo diventa frenetica: per tener fuori dalla stanza dei bottoni le liste di Andrea Resti e di Giorgio Jannone vengono accumulate deleghe in bianco, voti raccolti impiegando militarmente i dipendenti della banca, oltre all’associazione Confiab, la Compagnia delle Opere e la Sodali spa, pagata 183 mila euro dalla banca per una consulenza che serve a convogliare voti sulla “Lista 1” di Bazoli-Zanetti. Che vince con quasi 5 mila deleghe di assenti e 1.106 voti considerati irregolari. La voce di Bazoli, intercettata, commenta, racconta, giudica, ordina, suggerisce. Bankitalia e Consob sono tenute all’oscuro dei patti segreti. La Consob apre un’ispezione e notifica un “atto di contestazione”. Ma intanto il presidente della commissione Giuseppe Vegas s’incontra, il 13 maggio 2014, con Moltrasio e Cera. Questi informa Bazoli: “Il mio scupolo era quello di parlarti un po’ a voce di quello… che è accaduto di questa roba della Consob… Volevo parlartene con calma, però a voce, credo che sia più prudente”. Dopo l’incontro, Cera è soddisfatto: “È andata molto bene… è una situazione leggermente imbarazzante per me a titolo personale, però è andata, è andata bene, diciamo: molto bene”.

Anche la riunione dell’anno prima a casa di Polotti era stata commentata da Moltrasio: “Queste riunioni fatte a casa tua con il presidente di Banca Intesa… Ma insomma, se lo venissero a sapere che figura ci facciamo?”. Replica Polotti: “Dipende da noi tenere la bocca chiusa”. Poi però sono arrivati i magistrati.