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 2016  novembre 28 Lunedì calendario

APPUNTI PER GAZZETTA - MERCATI NERVOSI E UN ARTICOLO DEL FINANCIAL TIMES REPUBBLICA MILANO - Inizia la settimana decisiva in vista del referendum costituzionale italiano e i listini europei trattano deboli: Londra segna un calo dello 0,6%, Parigi arretra dello 0,88%, mentre Francoforte cede l’1,09%

APPUNTI PER GAZZETTA - MERCATI NERVOSI E UN ARTICOLO DEL FINANCIAL TIMES REPUBBLICA MILANO - Inizia la settimana decisiva in vista del referendum costituzionale italiano e i listini europei trattano deboli: Londra segna un calo dello 0,6%, Parigi arretra dello 0,88%, mentre Francoforte cede l’1,09%. Milano indossa la maglia nera e perde l’1,81% finale, dopo aver momentaneamente recuperato terreno riallineandosi alle altre. Monte dei Paschi resta osservata speciale di Piazza Affari, dove cede più di 13 punti percentuali: la Consob ha dato il via libera al riacquisto dei bond subordinati, con la conversione in azioni, e il titolo è il più venduto del listino principale. Segno ampiamente negativo anche per altri big del settore come Unicredit e Banco Popolare. Il Financial Times ha gettato benzina sul fuoco, rincarando la dose sulle banche italiane e prefigurando uno scenario che connette direttamente la solvibilità di otto istituti alla vittoria del "no" al referendum. Una posizione stigmatizzata dal ministro Padoan nella conferenza stampa di presentazione della Manovra: "Le banche citate sono casi ben noti, non c’è notizia. Sono casi diversi da trattare con prospettive diverse" e non c’è "nulla di strano in quello che viene scritto". In un report mattutino, gli analisti di Barclays analizzano invece gli scenari possibili dopo il voto, in relazione all’andamento dei titoli di Stato: quattro ipotesi, due per il sì (con alta o bassa affluenza) e due per il no (sempre con alta o bassa partecipazione degli elettori). Dalla banca britannica evidenziano che una sconfitta della linea di Matteo Renzi potrebbe far allargare lo spread (con intensità diversa a seconda delle proporzioni della vittoria del "no" e del numero di votanti); la variabile dirimente sarebbe però la Bce, chiamata il giovedì successivo ad estendere il Quantitative easing. Con l’ombrello di Mario Draghi rafforzato, sul fronte dei titoli di Stato non si vedono shock insormontabili in arrivo: basterebbero toni da "colomba" all’Eurotower per rimettere il differenziale di rendimento in binari accettabili. Proprio lo spread tra Btp e Bund si allarga a 187 punti a fine seduta, dopo aver rivisto quota 190, con un rendimento vicino 2,1%. Il Tesoro ha collocato tutti i sei miliardi di euro di Bot a sei mesi offerti in asta oggi, con tassi in crescita: il rendimento medio è salito a -0,199% dal minimo storico di -0,295% del collocamento di ottobre. L’Istat ha rimarcato la debolezza della fiducia di consumatori e imprese italiani, mentre l’Ocse è intervenuta direttamente nel dibattito politico tricolore con un sostegno aperto alla riforma costituzionale. Da segnalare, nel pomeriggio, la relazione di Mario Draghi al Parlamento europeo. Tratta sotto la parità Wall Street, che ritraccia dopo i record della scorsa settimana: alla chiusura delle Borse nel Vecchio continente, il Dow Jones perde lo 0,3%, mentre il Nasdaq e lo S&P500 sono allineati a -0,4%. L’indice manifatturiero relativo all’area di Dallas ha accelerato notevolmente il passo in novembre, portandosi in territorio positivo: 10,2 punti. Gli investitori internazionali sono preoccupati dal fatto che le intenzioni di tagli alla produzione di petrolio - annunciate dall’Opec nell’incontro di Algeri - si concludano con un nulla di fatto: è il timore espresso anche dall’Arabia Saudita in vista del vertice di Vienna del 30 novembre. Il principale estrattore del cartello ha diserterà l’incontro con la Russia e gli altri Peasi produttori, in agenda oggi, perché chiede che prima ci sia una posizione chiara e univoca all’interno dell’Opec, per poi aprire il dialogo con i Paesi non partecipanti all’Organizzazione. Il ministro del Petrolio iracheno ha provato ad alimentare la fiducia dicendosi "ottimista" sulle possibilità di un accordo a Vienna. Indicazioni che hanno rimesso in carreggiata i prezzi del petrolio: alla chiusura dei mercati europei il Wti risale verso 47 dollari al barile e il Brent recupera quota 48 dollari. Sul mercato valutario l’euro chiude sostanzialmente stabile a 1,0586 dollari, dopo essere salito fino a 1,0686 dollari. Si tratta di un recupero tecnico che segue il recente rally del biglietto verde, rafforzato dalla prospettiva di un rialzo dei tassi a metà dicembre, ormai dato quasi per scontato. Avanza anche lo yen, che si attesta a quota 112,30 sul dollaro e a 118,90 sulla moneta comune. Le Borse cinesi hanno chiuso la seduta contrastate, mentre lo yuan si è indebolito ancora sul dollaro con la Banca centrale cinese che ha fissato la parità centrale a quota 6,9042, 126 punti base in meno rispetto a venerdì, sempre intorno ai minimi degli ultimi 8 anni e mezzo: Shanghai ha guadagnato lo 0,46%, Shenzhen ha ceduto nel finale lo 0,14%. La Borsa di Tokyo ha terminto invece gli scambi con un lieve ribasso, interrompendo la serie positiva di 7 sedute consecutive, dopo l’apprezzamento dello yen: il Nikkei ha segnato un ribasso dello 0,13%. Detto del petrolio, tra le materie prime sale per il secondo giorno consecutivo il prezzo dell’oro dopo il tonfo dei giorni scorsi che lo aveva portato ai minimi da nove mesi. Alla chiusura dei mercati europei, il lingotto con consegna immediata recupera lo 0,7% e passa di mano a 1.192 dollari l’oncia. RAFFAELE RICCARDI MILANO - Battute finali prima del referendum italiano, l’evento cruciale di domenica 4 dicembre seguito con grande attenzione nelle trading room. Come mostra il grafico di Bloomberg, l’incertezza per l’esito della consultazione sulla riforma costituzionale ha pesato sull’andamento dei titoli di Stato italiani, che sono stati i peggiori al mondo nell’ultimo mese. In generale, dopo l’elezione di Trump e con la prospettiva di risalita dei rendimenti negli Usa, tutto il debito pubblico ha vissuto una crescita dei rendimenti. Ma sui Btp questi aspetti sono stati accentuati, dicono gli esperti, proprio dai dubbi su quello che possa accadere a Palazzo Chigi da lunedì 5 dicembre. Mercati, settimana chiave verso il referendum: le banche preoccupano più dello spread L’andamento dell’ultimo mese dei titoli di Stato globali: l’Italia è la peggiore Condividi Tra le grandi banche d’affari è maturata - a giudicare dai report prodotti - la convinzione che anche la vittoria di un "no" (accreditata dagli ultimi sondaggi pubblicati), non genererà tensioni sullo spread paragonabili a quelle viste con la crisi del 2011: in campo c’è l’ombrello protettivo della Bce, che anche gli investitori più arditi non si azzarderebbero a sfidare. Più complicata la situazione delle banche che hanno in agenda gli aumenti di capitale, a cominciare dal Monte dei Paschi per poi procedere con Unicredit. "Negli ultimi giorni", ha scritto a inizio settimana Massimo Saitta di Intermonte Advisory, "molte investment bank globali stanno pubblicando ricerche che evidenziano i rischi connessi all’esito del referendum, generando un ulteriore sell off sul nostro mercato azionario. La posizione resa complicata dal cattivo timing tra ricapitalizzazione degli istituti di credito a corto di capitale e il perdurare della posizione molto intransigente del regolatore al riguardo sta aggiungendo pressione a quella già esistente sul nostro mercato". Una nota di ABN Amro Private Banking riportata dall’agenzia Usa ha ammonito che anche una vittoria del "sì" potrebbe non trasformarsi automaticamente in un movimento di rialzo dei titoli di Stato: il paradosso è che la nuova configurazione istituzionale potrebbe dare il via libera a un governo "anti-establishment" nelle prossime elezioni. In ogni caso, per la banca il voto italiano sarà un barometro della capacità dei "populismi" di attecchire nel Vecchio continente, dopo Brexit e l’elezione di Trump. Nel calendario settimanale non c’è solo il referendum. Dopo l’approvazione della fiducia venerdì scorso, lunedì pomeriggio la Camera dei deputati esprimerà il suo voto finale sulla legge di Bilancio, che poi passerà all’esame del Senato non prima del 6 dicembre, quando il presidente, Pietro Grasso, comunicherà il nuovo calendario dei lavori. Il voto italiano coincide per altro con le presidenziali austriache. Una vittoria del candidato di destra euroscettico Norbert Hofer, dato per favorito, darebbe un nuovo segnale dell’insofferenza dell’elettorato europeo per la globalizzazione. Proprio l’Austria ospiterà un altro appuntamento fondamentale per gli investitori: il vertice dell’Opec del 30 novembre. I Paesi membri del cartello dei produttori di greggio si riuniranno nel quartier generale di Vienna per cercare di concretizzare l’accordo verbale raggiunto ad Algeri su un taglio della produzione che consenta di risollevare le quotazioni. L’esito del summit non è, però, affatto scontato, date le frizioni tra i membri dell’organizzazione. A maggior ragione dopo che dalla Libia hanno fatto sapere che la situazione economica del Paese impedisce di prendere parte ai tagli della produzione che potrebbero venire decisi dal cartello "almeno nel prossimo futuro". Settimana calda anche sul fronte macroeconomico: l’Istat, pubblicherà, tra gli altri, i dati su inflazione e disoccupazione, nonchè la seconda lettura del Pil del terzo trimestre. Dall’estero sono invece attesi soprattutto i dati sul mercato del lavoro statunitense. LUNEDI’ 28 NOVEMBRE - Eurozona: audizione del presidente della Bce, Mario Draghi, al Parlamento europeo. Conferenze dei membri del board Bce Peter Praet, Benoit Coeure e Julie Dickson. Dati Bce su massa monetaria e andamento dei crediti a ottobre. - Italia: voto finale della Camera sulla manovra, fiducia delle imprese e dei consumatori a novembre, asta di Bot a 6 mesi. - Ocse: pubblicazione del Global Economic Outlook. MARTEDI’ 29 NOVEMBRE - Eurozona: indicatori sulla fiducia nell’economia. - Italia: asta di Btp a 5 e 10 anni. - Germania: prezzi import/export a ottobre, inflazione a novembre. - Francia: Pil del III trimestre (stima finale). - Spagna: inflazione a novembre. - Portogallo: voto finale sulla manovra anti-austerità. - Grecia: Pil del III trimestre (stima finale). - Usa: Pil del III trimestre (stima finale); fiducia dei consumatori a novembre, parlano il vice presidente della Fed, Stanley Fischer, William Dudley della Fed di New York e Jerome Powell del board Fed. - Giappone: disoccupazione, vendite al dettaglio e spesa per consumi a ottobre. MERCOLEDI’ 30 NOVEMBRE - Eurozona: il presidente della Bce, Mario Draghi, parla alla Deusto Business School di Madrid; inflazione a novembre. - Italia: il ministro della P.A., Marianna Madia, convoca i sindacati, inflazione a novembre, prezzi alla produzione a ottobre. - Germania: vendite al dettaglio a ottobre. - Francia: inflazione a novembre. - Usa: dati sull’occupazione nel settore privato a novembre; vendite di case in corso, spesa e redditi personali a ottobre; scorte settimanali di idrocarburi; Beige book della Fed; parlano Robert Kaplan della Fed di Dallas e Loretta Mester della Fed di Cleveland. - Russia: trimestrale di Aeroflot. - Brasile: Pil del III trimestre. - Giappone: produzione industriale a ottobre. - Opec: vertice a Vienna sul taglio della produzione. GIOVEDI’ 1 DICEMBRE - Eurozona: disoccupazione a ottobre, indici Pmi dei maggiori Paesi dell’area. - Italia: Pil del III trimestre (lettura finale), disoccupazione a ottobre. - Usa: indice Ism manifatturiero e vendite di auto a novembre, spesa in costruzioni a ottobre, richieste settimanali di sussidi di disoccupazione, parlano Loretta Mester della Fed di Cleveland. - Cina: indici Pmi industria e servizi di novembre. VENERDI’ 2 DICEMBRE - Eurozona: prezzi alla produzione a ottobre. - Italia: apertura della "Italy Corporate Governance 2016" a Milano con De Vincenti, Galateri di Genola, Grieco, Colombo (prosegue sabato). - Svizzera: Pil del III trimestre. - Usa: nuovi occupati e disoccupazione a novembre, parlano Lael Brainard e Daniel Tarullo del board Fed. - Russia: trimestrale di Transneft. CONVERSIONE MPS MILANO - La Consob ha approvato il prospetto informativo relativo alla conversione dei bond subordinati di Mps in azioni. A comunicarlo, la stessa banca in una nota pochi istanti prima dell’apertura di Piazza Affari, dove il titolo del Monte non riesce a fare prezzo salvo poi venire colpito dalle vendite e chiudere in tracollo del 13%. L’offerta di adesione sarà compreso tra il 28 novembre (si inizia oggi alle14:00) e le 16:00 del 2 dicembre, salvo proroga. La data di pagamento dell’offerta sarà stabilità successivamente alla chiusura del periodo di adesione. La ricapitalizzazione di Mps occupa i pensieri anche dei piani alti in Europa: è "un esercizio intrapreso pienamente in linea con le regole Ue" in base a cui "qualsiasi ulteriore capitale deve essere raccolto sul mercato o da attori privati, e questo approccio è in corso di essere seguito" dall’Italia, ha detto il vicepresidente della Commissione Ue Valdis Dombrovskis, aggiungendo che il processo di aumento del capitale di Mps "è condotto dalle autorità di supervisione, quindi nessun commento a questo stadio". Quanto all’operazione approvata da Consob, riguarda la conversione dei 4,3 miliardi di bond subordinati in azioni, e stando ai documenti depositati dal management in vista dell’assemblea dei giorni scorsi che ha approvato il complesso piano di ricapitalizzazione dell’istituto si stimava una adesione per un valore nominale di 1.057 milioni di euro, pari al 25% circa del totale nominale (4.289 milioni) dei titoli oggetto della proposta. Ecco nella tabella di quali strumenti si tratta: Titoli Emittente Serie Isin Ammontare in circolazione (euro) Prezzo di acquisto Tier I Antonveneta Capital Trust I 80.000 Noncumulative Floating Rate Guaranteed Trust Preferred Securities garantite da Banca Monte dei Paschi di Siena S.p.A. ("Titoli ATV CTI") XS0122238115 54.420.000 85% MPS Capital Trust I 350.000.000 7,990% Noncumulative Trust Preferred Securities garantite da Banca Monte dei Paschi di Siena S.p.A. ("Titoli MPS CTI") XS0121342827 241.133.000 85% Antonveneta Capital Trust II 220.000 Noncumulative Floating Rate Guaranteed Trust Preferred Securities garantite da Banca Monte dei Paschi di Siena S.p.A. ("Titoli ATV CTII") XS0131739236 106.503.000 85% Tier II Banca Monte dei Paschi di Siena S.p.A. €2.160.558.000 Tasso Variabile Subordinato Upper Tier II 2008 - 2018 ("Titoli Upper Tier II") IT0004352586 2.062.267.663 100% Banca Monte dei Paschi di Siena S.p.A. 500.000.000 Subordinated Floating Rate Notes due 2017 XS0236480322 368.269.000 100% Banca Monte dei Paschi di Siena S.p.A. 150.000.000 Subordinated Lower Tier II Floating Rate Notes due 2018 XS0238916620 103.973.000 100% Banca Monte dei Paschi di Siena S.p.A. 100.000.000 Subordinated 10NC5 Lower Tier II Notes due October 2018 XS0391999801 76.300.000 100% Banca Monte dei Paschi di Siena S.p.A. €500.000.000 Lower Tier II Subordinated 7.00 per cent. Notes due 2019 XS0415922730 500.000.000 100% Banca Monte dei Paschi di Siena S.p.A. €500.000.000 Lower Tier II Subordinated 5.00 per cent. Notes Due 2020 XS0503326083 368.656.000 100% Banca Monte dei Paschi di Siena S.p.A. €500.000.000 Lower Tier II Subordinated 5.60 per cent. Notes due 2020 XS0540544912 378.648.000 100% Dalla nota emerge che calanao da 11 a 10 i bond oggetto di conversione: in un caso c’è stata l’esclusione dall’offerta volontaria di conversione in quanto non è stato raggiunto il consenso del 50% del valore nominale in circolazione. L’esclusione del bond non modifica sostanzialmente l’entità dell’operazione di conversione, in quanto l’ammontare in circolazione del bond era di soli 28,6 milioni su un totale di circa 4,3 miliardi di euro. Resta invece in stand-by, fino al raggiungimento del quorum del 50%, l’avvio del periodo di adesione alla conversione per il titolo "220.000 Noncumulative Floating Rate Guaranteed Trust Preferred Securities". Il termine per raggiungere il quorum è fissato alle 13 di oggi. Il controvalore in circolazione ammonta a 106 milioni di euro. Sempre oggi, la banca senese precisa che il titolo "FRESH" da 1 miliardo non è al momento incluso tra quelli su cui Mps intende promuovere un’offerta. Considerando che l’offerta porta i risparmiatori a convertire i loro titoli, da obbligazioni (per quanto subordinate e dunque rischiose) ad azioni, Mps deve far fronte anche a un problema di Mifid, ovvero di adeguatezza dei profili dei sottoscrittori rispetto all’investimento loro proposto. Tenendo in considerazione i lunghi strascichi delle recende storie bancarie (si pensi ai risparmiatori azzerati nel’ambito del salvataggio delle quattro banche locali), Mps mette per iscritto che "assumerà nei confronti della clientela un atteggiamento non proattivo, astenendosi dal raccomandare o consigliare l’adesione all’offerta". Inoltre, pur facendo riferimento ai questionari Mifid già esistenti "per evitare riprofilature degli investitori strumentali", dice che sarà "comunque sempre effettuata la valutazione di adeguatezza dell’adesione". La proposta di convertire i bond in azioni arriva nell’ambito del complesso piano di rilancio dell’istituto, che prevede la cessione di un maxi-pacchetto di crediti in sofferenza e un aumento di capitale da 5 miliardi. Per ridurre la quantità di denari da chiedere al mercato, il management senese con Jp Morgan è andato alla ricerca di uno zoccolo duro di investitori in grado di garantire una buona fetta di ricapitalizzazione. A questa, si aggiunge la richiesta di contribuire ai subordinatisti, che sono di fatto messi davanti all’opzione di scommettere sulla ripresa del titolo azionario nei prossimi mesi, oppure di rischiare il bail-in dell’istituto e verosimilmente l’azzeramento dei loro titoli. Un messaggio lanciato chiaramente dall’istituto fin dal varo della conversione, quando avvertì che se questa "non avesse un esito soddisfacente", le banche del consorzio potrebbero sottrarsi all’impegno di garantire l’eventuale inoptato dell’aumento da 5 miliardi con la conseguenza che Mps "non riuscirebbe verosimilmente" a chiudere la ricapitalizzazione. Resta da definire il prezzo dell’aumento, per il quale è stato ad ora indicato solo il tetto massimo: 24,9 euro, dopo il raggruppamento da 100 a 1 titolo. Generali ha intanto annunciato che convertirà tutti i subordinati Mps che ha in portafoglio: il Cda ha esaminato l’offerta volontaria lanciata dall’istituto senese e che il consiglio ha "valutato favorevolmente" la conversione, dando mandato al group ceo di convertire gli strumenti subordinati. FINANCIAL TIMES LONDRA - Dal Financial Times arriva un nuovo affondo a favore del Sì al referendum italiano, stavolta analizzando i rischi per la tenuta del sistema bancario italiano. Se il prossimo 4 dicembre "il premier Matteo Renzi perderà il referendum costituzionale fino a 8 banche italiane, quelle con più problemi, rischiano di fallire", scrive il quotidiano britannico, secondo il quale, citando funzionari e banchieri di alto livello, l’eventuale vittoria del No tratterrebbe "gli investitori dal ricapitalizzare" gli istituti in difficoltà. "Renzi - continua Ft - ha promosso una soluzione di mercato per risolvere i problemi da 4.000 miliardi di euro del sistema bancario italiano". E nel caso di dimissioni di Renzi i banchiere temono "la protratta incertezza durante la creazione di un governo tecnico". Secondo il Financial Times gli otto istituti a rischio sono Monte dei Paschi di Siena, la Popolare di Vicenza, Veneto Banca, Carige, Banca Etruria, CariChieti, Banca delle Marche e CariFerrara. Anche Goldman Sachs aveva sottolineato i rischi per il sistema bancario legati alla vittoria del No, mentre il Financial Times in un commento aveva ipotizzato la possibilità di un’uscita dell’Italia dall’euro. MANOVRA ROMA - "Non è una legge alla Achille Lauro". Dopo il via libera del Consiglio dei ministri alla prima "Nota di variazione" al bilancio di previsione dello Stato per il triennio 2017-2019, che precede il passaggio al Senato della legge di Bilancio, il presidente del Consiglio Matteo Renzi in conferenza stampa rivendica: "Era difficile, ma la manovra è stata migliorata dalla Camera. E’ difficile trovare una legge di Stabilità cosi ricca di buone notizie come quella che i cittadini stanno per vedere approvata". Renzi ricorda anche l’intervento a favore dei pensionati meno abbienti: "30-50 euro per le pensioni più basse, sotto i mille euro", e il taglio delle tasse "con buona pace del presidente Monti, che ricordiamo per altro tipo di segni davanti alla voce della pressione fiscale". Sulla sanità osserva che "le polemiche stanno a zero, c’è un aumento a 113 miliardi, due in più rispetto all’anno scorso, più il fondo per la non autosufficienza che è 450 milioni con un più 50 milioni rispetto all’anno scorso". Il premier conferma inoltre "Sul rinnovo dei contratti siamo pronti" (mercoledì mattina l’appuntamento con i sindacati per il rinnovo del Pubblico impiego, fermo dal 2009, ndr). Precisando: "Cercheremo di chiudere mercoledì se ci saranno le condizioni per farlo. E’ chiaro che servirà un compromesso e il ministro Madia opererà in questo senso". Sul Pil ribadisce le previsioni del governo: crescita all’1%, nonostante ormai tutte le principali istituzioni economiche nazionali e internazionali stimino la crescita intorno allo 0,8% (anche oggi in questa direzione la previsione dell’Ocse). Difende infine la riforma di Equitalia: "E’ un altro punto fondamentale, non cambia solo il nome ma riesce a cambiare l’approccio tra cittadini e fisco". Le modifiche apportate alla legge di Bilancio nel primo passaggio alla Camera, spiega invece una nota di Palazzo Chigi, "sono complessivamente neutrali sia in termini di saldo del bilancio dello Stato (saldo netto da finanziare), sia di indebitamento netto delle amministrazioni pubbliche e determinano una modesta ricomposizione degli aggregati di entrata e di spesa". Nel dettaglio, per effetto degli emendamenti approvati si riducono, tra le altre variazioni, le spese correnti (di circa 100 milioni nel 2017 e 45 milioni nel 2018) a favore dell’incremento di quelle di conto capitale (60 milioni nel 2017 e 15 milioni nel 2018) e di una ulteriore riduzione delle imposte (40 milioni nel 2017 e 30 milioni nel 2018). LEGGI. Risparmi maggiori a famiglie e manager, 500 euro massimi ai pensionati Il disegno di legge di bilancio 2017-2019, comprensivo degli emendamenti approvati dalla Camera dei Deputati, porta il saldo netto da finanziare "a circa 38,6 miliardi di euro nel 2017, a circa 27,2 miliardi di euro nel 2018 e a 8,6 miliardi nel 2019". "La manovra - conclude Palazzo Chigi - è coerente con un obiettivo di indebitamento netto delle amministrazioni pubbliche pari al 2,3 per cento del PIL e assicura, anche per gli anni successivi, il conseguimento degli obiettivi di finanza pubblica indicati nella nota di aggiornamento al DEF (-1,2 per cento del PIL nel 2018 e -0,2 per cento nel 2019)". SCHEDA. Tutte le misure della Manovra