Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2016  novembre 28 Lunedì calendario

APPUNTI SUI MILIONARI CINESI – ARRICCHIRSI È GLORIOSO: IN CINA RECORD DI MULTIMILIONARI – Arricchirsi è glorioso: in Cina è record di multilionari Boom dei miliardari: sono quasi 90mila Roma, 8 nov

APPUNTI SUI MILIONARI CINESI – ARRICCHIRSI È GLORIOSO: IN CINA RECORD DI MULTIMILIONARI – Arricchirsi è glorioso: in Cina è record di multilionari Boom dei miliardari: sono quasi 90mila Roma, 8 nov. (askanews) - Deng Xiaoping diceva che "Arricchirsi è glorioso". E i nipoti del leader che ha portato la Cina comunista ad avere un’economia turbocapitalista si stanno attenendo rigidamente a questo slogan. Lo rivela uno studio realizzato dall’Istituto di ricerca Harun e dalla banca CITIC, di cui parla oggi il sito del Quotidiano del Popolo, secondo il quale il numero di milionari e miliardari è in crescita fortissima. Lo studio rivela che, a maggio 2016, in Cina c’erano 1,34 milioni di multimilionari, con un incremento del 10,7 per cento rispetto allo scorso anno. I miliardari, poi, erano 89mila, con un aumento del 14,1 per cento rispetto al 2015. Si tratta di una minima parte ancora dell’immensa popolazione cinese che, secondo l’Ufficio nazionale di statistica, ammonta a poco meno di 1,4 miliardi di abitanti. Tuttavia si tratta di un record e di un trend significativi, anche alla luce del fatto che l’economia cinese cresce, ma non con incrementi del Pil a due cifre come è accaduto per un ventennio. Nella mappa della ricchezza, la provincia del Guangdong ha superato Pechino, con i suoi 240mila multimilionari, anche se per densità rispetto alla popolazione totale Pechino resta in testa. Mos 20161108T101718Z IN CINA UN CITTADINO SU MILLE È MULTIMILIONARIO 10/11/2016 – Sembra che siano davvero finiti i tempi in cui la #Cina faceva i conti con il protezionismo e la chiusura economica del suo passato Maoista. I nuovi cinesi parlano per cifre e sanno fare bene i conti soprattutto quando si tratta di indici e i numeri non lasciano dubbi all’imminente sorpasso dell’economia cinese sugli Stati Uniti. La corsa inarrestabile degli ultimi 15 anni ha creato una classe di nuovi super ricchi amanti del lusso e della comodità. Sono loro, i cittadini a sei cifre, i milionari su cui l’Hurun Report stila una classifica ogni anno dal 2012, il Chinese Millionaire Wealth Report. Secondo questo studio, a maggio del 2016 i cinesi multi-miliardari che vivevano in Cina erano 1,34 milioni, un aumento di 130.000 persone rispetto allo scorso anno, con un tasso di crescita del 10,7 per cento. Data la popolazione nazionale attestata a 1,368 miliardi alla fine del 2014, sulla base del National Bureau of Statistics, i multimilionari ora costituiscono 0,1 per cento della popolazione totale della Cina. Ciò significa che per ogni 1.000 cinesi, c’è un multimilionario. Senza contare quelli fuggiti all’estero con i capitali. Più della metà di tutti i multimilionari si trovano nel Guangdong, a Pechino, Shanghai e Zhejiang. Ma dove abbiamo le migliori possibilità di incontrare uno? Non è poi così difficile inciampare in un milionario per le strade di Pechino. Sulla base della popolazione residente permanente rispetto al numero di multimilionari in quelle regioni, Pechino è in prima posizione con 1,1 multimilionari ogni 100 abitanti, secondo il National Business Daily. Un rapporto precedente stilato sempre dall’Hurun Report proclamava la capitale cinese, la città dove risiede il più alto numero di miliardardi al mondo, superando così il primato fino ad oggi indiscusso di New York. Nella top 10 altre 4 città cinesi: al quarto posto Hong Kong, al quinto Shanghai, al settimo Shenzhen, al nono Hangzhou. A quale settori economici appartengono i fortunati? Quello immobiliare è senza dubbio il settore trainante, seguito dal quello manifatturiero e quello tecnologico. Grandi e potenti imprese che non conoscono freni. Curiosità non meno importante i milionari cinesi sono tra i più giovani al mondo, la Cina vanta infatti il record per numero maggiore di miliardari sotto i 40 anni, così come il numero maggiore di donne. *** YAO, IL RE DEI RAIDER GUIDA LA CARICA DEI 594 MILIARDARI CINESI – GUIDO SANTEVECCHI, CORRIERE.IT 13/10/2016 La Lista Hurun pubblicata a Shanghai è la bibbia dei ricchi cinesi, Forbes e Fortune in salsa mandarina. E i dati appena pubblicati dicono che la Cina ha superato di nuovo per il secondo anno consecutivo gli Stati Uniti per numero di miliardari: 594 a 535, aumentando il distacco rispetto al 2015. Wang Jianlin di Dalian Wanda è in cima alla classifica con una fortuna personale valutata in 32,2 miliardi di dollari (un paio di miliardi persi). Il balzo del boss di Baoneng Group Il balzo astronomico però lo ha fatto Yao Zhenhua, boss di Baoneng Group, che è arrivato a 17,2 miliardi di dollari facendo +820% in un anno e piazzandosi quarto rispetto alla posizione 204 del 2015. L’ascesa di Yao, 46 anni, rappresenta la Cina nuova, spregiudicata e da capitalismo finanziario: infatti il suo gruppo investe e scala aziende oltre che costruire; lo chiamano «il re dei takeover ostili». Il raider Yao rappresenta anche la Cina che gioca con il debito: prende i soldi in prestito naturalmente per le sue scalate, come quella al gruppo immobiliare Vanke che ora controlla al 25%. La battaglia per Vanke È stata una battaglia furibonda quella per Vanke, che è il primo costruttore edile della Repubblica popolare, noto anche in Italia per aver sponsorizzato un padiglione all’Expo di Milano. Yao ha usato per l’operazione una sua poco conosciuta compagnia di assicurazioni, scatenando una corsa che ha coinvolto gruppi statali come China Resources e mettendo fuori gioco anche Evergrande Real Estate, il secondo gruppo immobiliare del Paese. Per resistere il fondatore di Vanke, Wang Shi, ha messo in campo vari cavalieri bianchi e per ora mantiene il controllo del management della sua creatura, ma il raider Yao è diventato il primo azionista con il 25 per cento. «Yao è il tipico esempio di come gli imprenditori cinesi siano capaci di accumulare in poco tempo fortune imponenti con operazioni finanziarie», ha detto Rupert Hoogerwerf, proprietario di Hurun List. Resta il problema dell’indebitamento per la scalata, però fino a quando la bolla del debito in Cina non esploderà (ora è al 250% del Pil), gli affari ai raider come Yao Zhenhua continueranno ad andare benissimo: sempre Hoogerworf ha calcolato che l’anno scorso la sua fortuna sia cresciuta di due miliardi di yuan a settimana, poco meno di 300 milioni di dollari ogni sette giorni, oltre 40 milioni al dì, domeniche e feste comandate comprese. Il gruppo Baoneng basato a Shenzhen è una rete con circa 40 sussidiarie che coprono l’immobiliare, la logistica, la microfinanza, l’istruzione, la salute e il settore chiave delle assicurazioni. Miliardari, il 24% è donna Tornando ai dati della Hurun List, i miliardari cinesi sono più giovani dei colleghi internazionali: 181 hanno meno di quarant’anni e 64 non hanno ereditato. Il 24 per cento sono donne, +3 per cento in un anno. In totale il 95 per cento dei miliardari cinesi sono self-made, ma questo è normale visto che il capitalismo di Stato ha solo trent’anni. Sono anche comunisti di provata fede: 176 sono delegati dell’Assemblea nazionale del popolo. L’altro dato è la conferma del sorpasso sugli americani per numero di miliardari, che rispetto all’anno scorso si consolida. La maggior parte dei miliardari cinesi (322, +42 in un anno) risiede a Pechino e così la capitale resta davanti a New York. E poi ci sono anche altri 94 miliardari cinesi a Hong Kong, Taiwan e Macao. *** STORICO SORPASSO DI PECHINO: HA PIU’ MILIARDARI DI NEW YORK – La Cina sarà anche in frenata, ma i suoi super-ricchi continuano ad aumentare. Pechino ha infatti superato New York per numero di miliardari (in dollari) residenti. Nella capitale cinese ne vivono 100 contro i soli 95 della Grande Mela. È quanto emerge da uno studio di una società di analisi cinese, la Hurun, che rispetto all’anno scorso ha registrato 32 miliardari in più a Pechino contro i 4 nuovi “colleghi” newyorchesi. Nel complesso la Cina ha superato gli Stati Uniti anche come numero totale di super-ricchi (individui con un patrimonio da 1 miliardo di dollari in su): 568 (per una ricchezza complessiva di 1.400 miliardi di dollari, come il Pil dell’Australia) contro 535. Ma nella ristretta lista dei primi 10 dominano, ancora incontrastati, i Paperoni Made in Usa. Come spiega Rupert Hoogewerf, presidente di Hurun, la forte crescita dei miliardari cinesi è arrivata nonostante la frenata dell’economia e l’instabilità del mercato finanziario domestico. A suo avviso, l’incremento potrebbe essere statto favorito dalla decisione delle autorità cinesi di consentire l’emissione di nuove azioni in Borsa dopo aver limitato per anni le Ipo. L’uomo più ricco della Cina è Wang Jianlin, presidente di Dalian Wanda Group, colosso immobiliare e recentemente il più grande gestore di sale cinematografiche al mondo dopo l’acquisizione dell’americana Amc Entertainment e del gruppo Legendary. Wanda Group nel 2014 ha anche acquisito il gruppo Infront, che detiene i diritti tv del campionato di serie A e nel 2015 il 20% del club della Liga spagnola Atletico Madrid. Wang Jianlin ha un patrimonio stimato in 26 miliardi di dollari. L’uomo più ricco del pianeta rimane Bill Gates con oltre 80 miliardi di dollari, seguito da Warren Buffett con 68 miliardi e dal patron di Zara Amancio Ortega con 64 miliardi. Secondo il rapporto, nel mondo ci sono oggi 2.188 miliardari in dollari, un nuovo record. *** CALA LA RICCHEZZA DEGLI ITALIANI: IN MEDIA 190MILA EURO A TESTA – CORRIERE.IT 22/11/2016 Nel 2016 la ricchezza media netta per italiano adulto in dollari è di 202.288 a persona (circa 190 mila euro) in diminuzione dal 2015 del 1,1%, quando era 204.601 dollari. Lo si legge nel Global Wealth Report del Credit Suisse Research Institute. A cambi costanti, il calo è stata dello 0,8%. La ricchezza media per italiano dal 2000 è cresciuta del 3,3% annuo a cambi correnti, del 2,2% annuo a cambi costanti, cioè senza l’effetto dollaro. La ricchezza media viene calcolata come somma della ricchezza mobiliare e immobiliare e il calo in Italia è stato guidato prevalentemente dalla flessione della ricchezza mobiliare, scesa del 6,1% per adulto nel periodo 2015/2016 a cambi correnti e del 5,8% a cambi costanti. Il numero di italiani che ha ricchezze pari ad almeno 1 milione è passato da 1.143.000 del 2015 a 1.132.000 del 2016, con una riduzione di 11mila individui. In Europa la Germania, il Belgio e la Spagna hanno visto aumentare la quota rispettivamente di 44 mila, 16 mila e 7 mila individui nello stesso periodo. Mercati La capitalizzazione dei mercati si è tendenzialmente ridotta di circa il 10% in Francia e Germania, mentre Italia e Regno Unito hanno avuto una performance ancora peggiore. In termini di «Paperoni» in dollari, il 41% risiede negli Usa, seguito dal Giappone con il 9%, il Regno Unito al 7%, Francia, Germania e Cina al 5% mentre l’Italia insieme a Canada e Australia ha il 3% della quota di milionari mondiali, seguita dalla Svizzera e dalla Corea con il 2%. Effetto Brexit Secondo il rapporto, il Regno Unito ha perso circa il 15% dei suoi milionari in dollari (prevalentemente per effetto del cambio). Nel 2016 la ricchezza mondiale ha continuato a crescere, anche se a ritmi meno sostenuti rispetto a quelli registrati prima della crisi finanziaria. Lo rivela l’ultima studio in materia pubblicato da Credit Suisse, che vede gli svizzeri saldamente in testa alla graduatoria mondiale: il patrimonio medio per adulto si attesta 591.000 dollari (596.000 franchi). *** I SUPER RICCHI HANNO SEMPRE DI PIU’ – LUCILLA INCORVATI 22/11/2016 – In Italia nell’ultimo anno la ricchezza è dominuita ma in media gli italiani hanno più ricchezze di 16 anni fa. Infatti, la ricchezza media netta (calcolata come la somma della ricchezza mobiliare e immobiliare) per italiano è oggi pari a 202.288 dollari, in diminuzione dal 2015 del 1,1% (- 0,8% a cambi costanti) però rispetto agli anni 2000 è cresciuta del 3,3% annuo a cambi correnti e del 2.2% annuo a cambi costanti, cioè senza l’effetto dollaro. Sono queste alcune evidenze dell’ultimo rapporto di Credit Suisse Research sulla ricchezza nel mondo che evidenzia una grande disparità crescente tra ricchissimi e poveri. I milionari. Su 61 milioni di abitanti attualmente in Italia i milionari sono 1.132 , considerando le ricchezze immobiliari e mobiliari nella loro totalità. Sono un pochino meno dello scorso anno (erano 1.143) ma di più che nel 2000. La diminuzione della ricchezza in Italia è stata guidata prevalentemente dalla diminuzione della ricchezza mobiliare che è scesa del 6.1% per adulto nel periodo 2015/2016 a cambi correnti e del 5.8% a cambi costanti. Il secondo fattore è da ricollegare alla capitalizzazione dei mercati: se si è tendenzialmente ridotta di circa il 10% in Francia e Germania, tra le nazioni del G8 l’Italia insieme al Regno Unito hanno avuto una performance ancora peggiore. In Europa poi, Brexit sembra aver fatto più danni del previsto: nel 2016 procurando un brusco calo sia dei tassi di cambio sia dei mercati azionari ha cancellato 1,5 migliaia di miliardi di dollari dalle famiglie inglesi. Le prospettive. Se oggi la ricchezza è pari a 256 migliaia di miliardi di dollari , entro il 2021 si stima che la ricchezza raggiunga i 334 migliaia di miliardi di dollari. I paesi in via si sviluppo guidano la creazione di nuova ricchezza: ci si aspetta che la Cina dove nel 2016 c’è stato una perdita notevole di ricchezza rappresenti nel 2021 più della metà della crescita prevista nell’area asiatica, ,anche se aumenterà considerevolmente il divario sociale. L’altro paese”forte” in prospettiva è l’India che contribuirà con un apporto di oltre il 7%. Nel 2016 l’aumento maggiore di ricchezza c’è stato in Giappone ( 3,9 trilioni di dollari), seguito da un aumento di 1,7 trilioni negli Stati Uniti. Poi seguono Germania, Francia, Canda, Nuova Zelanda, Indonesia e Brasile. La Svizzera è ancora una volta in testa alla classifica in termini di ricchezza media per adulto. Infatti, nonostante un calo della ricchezza media per adulti, la sua posizione di leader rimane incontestata. Movimenti valutari. Il Global Wealth Report evidenzia anche l’impatto dei movimenti valutari sfavorevoli, che hanno causato la riduzione della ricchezza in ogni regione, tranne in Asia-Pacifico . «Le conseguenze della recessione economica del 2008-2009 continueranno ad avere un impatto significativo sulla crescita - spiega Loris Centola, Global Head of Research International Wealth Management di Credit Suisse - il cui trend sta puntando sempre di più verso una stagnazione a lungo termine. L’emergere di un mondo multipolare, confermato dall’impatto del voto per la Brexit nel Regno Unito e dalle elezioni presidenziali negli Stati Uniti, è probabile che aggravi tale tendenza, che potrebbe portare a un “new normal” di tassi al minimo anche per quanto riguarda la crescita della ricchezza». La piramide della ricchezza. In un mondo dove già oggi il divario tra i ceti è altissimo (secondo Forbes oggi i 62 individui più ricchi al mondo posseggono la stessa ricchezza di 3 milardi e mezzo di poveri), secondo il rapporto di Credit Suisse l’accentuarsi di questa enorme differenza sarà ancora maggiore. Se nel 2016 la ricchezza globale è cresciuta dell’1,4% (256 migliaia di miliardi di dollari) , il 45,6% (116,6 migliaia di miliardi) di questa enorme montagna di soldi è concentrata nelle mani dello 0,7% della popolazione contro il 73,2% di individui che ha meno di 10mila dollari. Poi ci sono quelli che non hanno nulla. In termini di milionari, il 41% risiede negli Usa, il 9% in Giappone, il 7% in Uk, il 5% in Francia, Germania e Cina, il 3% in Italia, Canada e Australia, infine il 2% in Svizzera e Corea. I nuovi ricchi. Se i 12,4 milioni di milionari al mondo nel 2000 erano fortemente concentrati (96%) nelle economie con alte retribuzioni, da allora, 20 milioni di “nuovi milionari” si sono aggiunti al totale, circa 2,6 milioni dei quali - il 13% del totale – provengono da economie emergenti. In questo secolo, nessun altro segmento della piramide della ricchezza ha avuto un tale sviluppo come i milionari e il segmento degli ultra high net worth individual (ovvero gli individui che hanno ricchezze dai 5 milioni in su) . Così’ se il numero di milionari potrebbe raggiungere i 45,1 milioni nel 2021, quello degli ultra high net worth individual potrebbe passare da 141.000 a 208.000. Un mondo di indebitati. La metà inferiore della distribuzione della ricchezza mondiale (ovvero chi ha meno di 10mila dollari) è composta soprattutto da adulti provenienti da India, Africa e parte della regione Asia-Pacifico. Tuttavia, gli scorsi 20 anni hanno visto una incidenza crescente della poca ricchezza anche nei paesi con redditi alti. Secondo lo studio, circa il 9% degli adulti al mondo sono indebitati oltre le proprie possibilità, un dato abbastanza preoccupante se si considera che i tassi di interesse sono vicini ai minimi da anni. Fattori di disuguaglianza. Il Global Wealt Report stima che coloro che si trovano in cima alla piramide possiedano il 50,8% degli asset globali delle famiglie, sopra i livelli del 2000. I cambiamenti nelle disuguaglianze a livello di ricchezza si manifestano lentamente, rendendo difficile identificare i driver delle diverse tendenze. Le ricchezze finanziarie perdono valore. Il valore degli asset finanziari – come si legge nello studio - specialmente i titoli corporate - diventeranno probabilmente un fattore importante perché gli individui più ricchi detengono una parte estremamente sproporzionata dei propri asset in strumenti finanziari. Le future implicazioni di questa correlazione sono particolarmente significative. Se i prezzi delle azioni non cresceranno velocemente nei prossimi anni, e la quota di ricchezza finanziaria si stabilizza – o magari decresce – allora la crescita della disuguaglianza in termini di ricchezza vista negli ultimi anni potrebbe interrompersi, se non addirittura invertirsi». *** CECILIA ATTANASIO GHEZZI, LA STAMPA 26/2/2016 –  Trent’anni fa, l’attuale terzo uomo più ricco della Cina, il re dell’acqua minerale e delle bibite gasate Wahaha, guadagnava appena 25 centesimi al giorno. Zong Qinghou nel 1987 aveva 42 anni e vendeva ghiaccioli alle uscite delle scuole. Le politiche di riforme e di aperture erano state appena avviate e nella Repubblica popolare cominciavano a circolare i primi beni di consumo. «Lasciate che alcuni si arricchiscano per primi», avrebbe detto qualche anno più tardi Deng Xiaoping aprendo la strada a quel processo che avrebbe portato la sua nazione a diventare la seconda economia mondiale in appena tre decadi. E la storia di Zong Qinghou, ricalca quella della sua nazione. Il venditore di ghiaccioli Nato a ottobre del 1945, quando la Cina usciva dalla seconda guerra mondiale solo per entrare in una ancor più sanguinosa guerra civile, è stato adolescente durante la terribile carestia che è seguita al Grande Balzo in Avanti. È uscito dalle campagne solo alla fine della Rivoluzione culturale, quando si era costruito una carriera da rappresentante. Vendeva carne, biciclette, tv e tutto quello che i primi consumatori cinesi potevano permettersi. Comprò assieme a due insegnanti in pensione la licenza per vendere bibite di una delle ditte per cui lavorava. Poi ebbe un’intuizione: la pubblicità. Comprò spazi pubblicitari nella televisione e nei giornali di stato. «In alcune piccole città, Wahaha divenne una marca di riferimento a sole due settimane dal lancio pubblicitario» racconta a Bloomberg. Quel primo anno fece profitti per 14 mila euro, circa 50 volte il reddito medio annuale dell’epoca. Da allora la sua azienda non ha mai smesso di crescere, lui è diventato membro di uno dei più importanti organi politici della Repubblica popolare e, cosa che più conta, un miliardario che si ricorda delle sue umili origini. Quando è in azienda, si racconta, mangia a mensa con i suoi impiegati. Ha fatto suo il motto denghiano e dice: «Chi si è arricchito per primo deve aiutare gli altri ad arricchirsi» e «se una nazione è ricca, ma il suo popolo è povero, non potrà mai essere forte perché la sua società sarà instabile». La classifica di Hurun Secondo i dati dell’ultimo rapporto Hurun, il Forbes cinese, la sua è una tipica storia della Repubblica popolare che per il secondo anno di seguito si aggiudica il primo posto per numero di paperoni che non hanno potuto contare su alcun patrimonio di famiglia. È invece la prima volta che il numero di miliardari cinesi diventa più importante di quello americano (568 contro 535) e che Pechino supera New York per numero di miliardari che vi abitano. I dati Hurun, oltre a raccontarci un sorpasso epocale, evidenziano come la Cina ha fatto suo l’elemento fondativo del sogno americano: il «self made man», l’uomo che è capace di costruire il suo impero dal niente. Dal cinema al mattone Wang Jianlin, a capo dell’impero Wanda e il più ricco dei cinesi, ha cominciato come soldato nell’esercito di liberazione, ma con l’apertura si è buttato prima nell’immobiliare e poi nell’intrattenimento. Jack Ma, che lo segue a stretto giro nella classifica dei paperoni d’Oriente, era stato perfino rifiutato dal Kfc prima di dare vita al gigante dell’ecommerce Alibaba, l’azienda che si è quotata sul mercato statunitense con l’Ipo più grande della storia. Hanno quella positività di chi ha visto il proprio Paese sollevare 600 milioni di persone dalla povertà e contribuire alla formazione di quella classe media che, oggi, è più numerosa di quella statunitense. Aumenta il benessere Oggi la popolazione cinese guadagna in media sei volte tanto quello che guadagnava nel 1976, e cento milioni di persone sono passate dal possesso di una bicicletta a quello di una macchina. Solo nel 2010, quando in un format televisivo molto simile al nostro «Uomini e donne», una ragazza per rifiutare un pretendente disse: «Preferisco piangere sui sedili di una Bmw, che ridere sul portapacchi di una bici» fu uno scandalo. L’affermazione sconvolse l’opinione pubblica cinese al punto tale che rimbalzò nella blogosfera della Repubblica popolare tanto da essere trasformato in un fenomeno culturale che resiste a cinque anni di distanza. Ma gli ultimi anni ci hanno insegnato che il suo non era un caso isolato, ma la manifestazione di una tendenza inarrestabile della società dello Stato più popolato del pianeta. *** ALDOGIANNULI.IT 2/2/2016 – Il neo liberismo, si sa, ha aumentato enormemente le distanze sociali: è di qualche giorno fa la notizia che 62 persone posseggono da sole più di quanto non abbiano i due miliardi di persone più povere del pianeta. E che questo accada in Occidente non fa meraviglia, meno scontato è che il fenomeno sia ancora più accentuato in Cina, dove un abitante su 1.300 ha più di un milione di dollari. I super ricchi (oltre i 50 milioni di dollari) sono quasi 100.000 persone nel mondo, la metà sono negli Usa, ma al secondo posto, e non distantissima, c’è la Cina. Nel 2014 (prima dell’inizio della attuale crisi) la Cina contava 1.020.000 ricchi, ovvero il 6,3% in più dell’ anno precedente e di questi circa 63.500 avevano un patrimonio pari ad oltre 10 milioni di euro ed Hurun Wealth Report (l’equivalente cinese di Forbes) aggiunge che per ogni ricco noto ce ne sono due “coperti”. Qualche dato descrittivo: il 60% di loro è di sesso maschile, ha, in media, 39 anni, almeno due conti bancari ed ama il lusso. E’ sintomatico che lo sport più amati dalla categoria sia il golf, seguito dall’equitazione. Quasi 180mila ricchi e 10.500 super-ricchi vivono a Pechino, poi che ne sono 177 mila somno nella provincia più industrializzata, il Guangdong, con ed a Shanghai ce ne sono 148mila. Ma interessante è notare la robusta presenza di milionari nelle province più povere come il Guizhou dove se ne contano 3.480 e nello Yunnan dove ce ne sono 6.540. E 300 sono i cinesi con almeno 1 miliardo di dollari: solo nel 2011 Forbes ne contatava 115. Hanno tutti abitudini da manager occidentale (viaggiano per lavoro 8 giorni al mese sul territorio nazionale e tre volte l’anno all’estero, preferibilmente in Usa, Francia ed Australia, e in media sono in viaggio 20 giorni all’anno) mostrando accentuate tendenze ad integrarsi nella grande borghesia globalizzata. In Cina c’è ancora una cospicua classe media (circa il 40% di quella mondiale) che attenua i differenziali sociali rispetto alla media mondiale, ma la tendenza indica da un lato un indebolimento dei ceti medi e dall’altro una crescita della fascia di reddito più alta. E’ interessante notare che il fenomeno si è sviluppato in breve: ci sono circa 4 milioni di ultramilionari (in dollari) cinesi su 6 milioni e mezzo di milionari asiatici, ed il numero è quadruplicato in circa 13 anni, se è vero che nel 2001 essi non erano neppure un milione. E nonostante che in Cina non ci sia il fenomeno di forti eredità: sono tutti “nuovi ricchi” per cui il coefficiente Gini per la Cina oscilla fra lo 0,53 e lo 0.61, mentre negli Usa è dello 0,45. Da dove viene questa immensa ricchezza? Sicuramente la Cina è stata la grande manifattura del mondo in questi anni, ma non si tratta solo di questo e c’è qualche indicatore che fa sospettare altro: “China Daily”, qualche tempo fa, segnalò che dal 2003 al 2010 erano morti ben 65 miliardari: un numero non irrilevante, considerando il numero totale relativamente basso del periodo e l’età media che abbiamo indicato. Queste le cause delle morti: 15 sono stati assassinati, 17 si sono suicidati, 7 sono morti per incidenti vari, 14 sono stati giustiziati, e solo 19 sono morti per malattie. Soprattutto a causa della quindicina di morti ammazzati, è nato quindi un nuovo business, che consiste in scuole per bodyguard di gente ricca. Cifre che fanno sospettare il peso dell’illecito (contrabbando, corruzione, pirateria, contraffazione ecc.) in questa impennata della crescita dei miliardari. C’è ancora molto da studiare sulla trasformazione della natura di classe della Cina. Aldo Giannuli *** ANGELICA RATTI, ITALIAOGGI 14/6/2016 – Il numero dei milionari nel mondo è aumentato del 6% nel 2015 e ha raggiunto quota 18,5 milioni: sono l’1% della popolazione mondiale e possiedono il 47% della ricchezza finanziaria del pianeta (risparmi bancari, finanziari e assicurazioni sulla vita) alla faccia delle economie in crisi e al rallentatore. Ed è nella regione Asia-Pacifico, in particolare in Cina e India, che il loro numero è cresciuto di più l’anno scorso (+16% contro la media del 10% degli altri), secondo quanto emerge dal rapporto annuale di giugno sulla ricchezza mondiale delle famiglie, realizzato dal Boston consulting group (Bcg), che ha confermato per il 2015 il fenomeno della concentrazione della ricchezza. Ricchi sempre più ricchi. Entro il 2020 l’incremento potrebbe salire dall’attuale 6% al 52% secondo Bcg, che sostiene che «più si sale nella piramide della ricchezza e più il tasso di crescita delle fortune è elevato: +9,5% l’anno per i patrimoni di 100 milioni di dollari (88 mln di euro), contro il 3,7% di crescita per i patrimoni inferiori a un milione di dollari (888 mila euro). La ricchezza mondiale privata è cresciuta del 5,2% l’anno scorso, complessivamente, a quota 167.800 miliardi di dollari (148.763 mld di euro), meno della crescita registrata nel 2014 (+7,5%). Il calo nel 2015 è dovuto agli effetti persistenti della crisi finanziaria. In cima alla classifica, ci sono gli Stati Uniti che stabiliscono due record: quello del maggior numero di famiglie milionarie (8 milioni in totale) e quella del più forte tasso di concentrazione della ricchezza (i milionari americani detengono il 63% della fortuna privata del paese). La più alta densità di milionari si trova comunque in Svizzera e nel Liechtenstein. La concentrazione della ricchezza continua a fare il gioco dei paradisi fiscali, o dei paesi percepiti come tali. Al riguardo il rapporto Bcg mostra che la ricchezza accumulata offshore è cresciuta del 3% nel 2015, salita a quota 10 mila miliardi di dollari (oltre 8 mila miliardi di euro), e che l’ appetito per l’offshore non sembra spegnersi, nonostante gli sforzi del G20 per contrastare le frodi e l’ evasione fiscale. Una larga parte di questi soldi è domiciliata negli stati e nei territori che offrono discrezione e fiscalità vantaggiosa: Svizzera, Panama, Caraibi, Isole anglo-normanne, Isola di Man, Irlanda, Lussemburgo, Liechtenstein, Singapore, Hong-Kong. Secondo il gruppo Boston consulting i maggiori utilizzatori dei servizi offshore si trovano nelle regioni in sviluppo, Medio Oriente, Africa e America Latina. *** IL MILIARDARIO CINESE UCCISO DA UNA SCIMMIA CORRIERE DELLA SERA 2/5/2016 Weng Mao, 67 anni, ex presidente in pensione di una grande industria cinese di alimenti e dolci, è morto durante una gita in montagna. Colpito in testa dalla pietra fatta cadere da una scimmia in un parco naturale nella provincia centrale dello Henan. La polizia ha indagato ed è convinta che la vittima sia stata centrata effettivamente da una pietra, anche se nessuno ha visto la scimmia colpevole della disgrazia. E siccome Weng era famoso (tutti in Cina conoscono e amano le caramelle Coniglio Bianco prodotte dall’azienda del povero miliardario), sui social network di Pechino si sono attivati i soliti seguaci delle teorie complottiste e di ipotetici regolamenti di conti nel mondo degli affari. Vita malsana, poco riposo La stampa cinese osserva che comunque i miliardari della Repubblica Popolare sembrano perlomeno sfortunati: dal 2003 ne sono morti prematuramente 72, oltre a Weng. Le malattie ne hanno portato via 19 (12 di infarto o ictus), tutti giovani, perché avevano una età media di 48 anni. Secondo un luminare della medicina consultato dal «Global Times» molti capitani d’industria cinesi sono così impegnati nell’accumulare ricchezza da condurre una vita malsana, con pochissimo riposo. 17 suicidi, 15 assassinii, 14 condanne a morte Ci sono stati 17 suicidi (età media di questi casi 50 anni), tra chi l’ha fatta finita impiccandosi (7), lanciandosi da un grattacielo (5), o in un fiume (1), o prendendo veleno (4). Altri 15 sono stati assassinati: età media delle vittime 44 anni. E 14 sono stati condannati a morte (età media 42 anni) per reati di frode o di raccolta illegale di fondi. Uno di quelli finiti sul patibolo aveva violentato 24 minorenni, convinto che fare sesso con ragazzine vergini portasse «fortuna e salute». Ci sono stati anche 7 incidenti mortali. Solo due le miliardarie morte dal 2003. La sfortuna dei miliardari Qui dicono che entrare nella Lista dei Miliardari porta sfortuna, usano un vecchio proverbio cinese: «Il maiale che ingrassa troppo si fa notare e viene macellato». L’economia di mercato «con caratteristiche cinesi» (vale a dire più o meno un capitalismo di Stato sostenuto da investimenti immensi e protezionismo) ha portato nel 2015 la Cina a sorpassare gli Stati Uniti per numero di miliardari: 568 contro i 535 americani. E Pechino è diventata la capitale mondiale con 100 miliardari, seguita da New York con 95. Shanghai, Hangzhou e Shenzhen sono tra le dieci città con il maggior numero di super-ricchi. *** PECHINO RIABILITA IL GOLF, LO “SPORT DA MILIONARI” VIETATO DA MAO E DA XI – Roma. Mao Zedong lo definì uno “sport per milionari”. I media ufficiali cinesi sotto l’attuale presidente Xi Jinping hanno scritto che “il campo da gioco si è trasformato gradualmente in una melma in cui si scambiano denaro e potere”. La costruzione di nuovi campi è vietata, ma continua illegalmente, tanto che nessuno sa quanti sono davvero. Il golf, in Cina, è da sempre uno sport speciale. Vietato, perseguitato, mal sopportato, e legato indissolubilmente a un universo fatto di lussi e di potere. Questa settimana, dopo decenni di divieti, la Cina ha riabilitato il golf per la prima volta in via ufficiale, o meglio: lo ha declassato a uno sport come gli altri. “Essendo solo uno sport, non è né giusto né sbagliato giocarci”, si legge su Discipline Inspection and Supervision News, il giornale ufficiale dell’agenzia anticorruzione cinese. Soltanto pochi mesi fa, nell’ottobre 2015, l’agenzia, braccio armato di Xi Jinping nella guerra contro i funzionari corrotti, imponeva misure di comportamento draconiane agli 88 milioni di membri del Partito comunista, vietando loro di mangiare e bere “in modo eccessivo”, censurando le “relazioni sessuali improprie” e vietando, appunto, il golf. Come ha raccontato Dan Washburn in un bel libro del 2014, “The forbidden game”, le fortune e le disgrazie del gioco del golf in Cina sono sempre andate di pari passo con le fortune del paese, e le due parabole, quella sportiva e quella della storia cinese recente, possono essere tracciate una di fianco all’altra. Vietato come attività borghese e, appunto, “da milionari”, il golf divenne più diffuso a partire dall’apertura del paese dopo la morte di Mao. Inizialmente furono inaugurati alcuni campi da gioco per intrattenere gli uomini d’affari stranieri, poi, tra gli anni Ottanta e Novanta, esplose la moda. Il golf era il simbolo del sogno cinese, di un paese in cui la ricchezza era finalmente a portata di mano e in cui tutti cercavano uno status symbol per testimoniare la loro nuova condizione. Lo stigma di Mao, paradossalmente, in quel periodo fece la fortuna dello sport: se sei milionario giochi a golf, lo ha detto il Grande timoniere. Centinaia di campi da golf furono aperti benché fosse illegale farlo, oggi sono tra i seicento e i mille, stima Washburn, e spesso la loro costruzione fu mascherata come “operazione ecologica”. Anche per queste ragioni il golf in Cina continua a essere percepito come uno sport da ultraricchi: in un paese piagato dalla sovrappopolazione e dalla carenza di risorse naturali, interi boschi sono spianati, contadini sfrattati e milioni di metri cubi di acqua e sabbia sono usati per costruire nuovi campi da gioco grandi quanto piccole cittadine. Sui campi da golf si fanno affari e si contrattano influenze, ed è per questo che la nuova ondata proibizionista dettata da Xi Jinping ha nuovamente preso di mira i golfisti, simbolo di uno stile di vita “vanesio e corrotto”. Il Partito comunista non ha ancora digerito il golf, i giornali ufficiali sono pieni di duri ammonimenti che impongono ai funzionari di pagare le partite di tasca propria. Ma l’ultimo divieto è caduto. Viste le difficoltà economiche della Cina, tutto ciò che riguarda la ricchezza è benvenuto. Eugenio Cau, Il Foglio 15/4/2016 *** Cina: Jack Ma trova un sosia... di 8 anni. Gli paghera’ gli studi = (AGI) - Roma, 15 nov. ? Tutti hanno un sosia, anche Jack Ma. Il fondatore del gigante dell’e-commerce Alibaba, ha per+¦ un sosia particolare: un bambino di otto anni che vive nelle campagne cinesi della provincia orientale del Jiangxi. Viene da una famiglia povera che Jack Ma ha deciso di aiutare pagando gli studi dalla scuola primaria fino all’universit+á. La somiglianza +¿ in effetti impressionante, tanto da lasciare a bocca aperta lo stesso Ma che gi+á lo scorso anno, quando per la prima volta era apparsa sui social la foto del piccolo Fan Xiaoqin - noto sul Web come il "piccolo Ma Yun" - aveva commentato sul suo account di Weibo, il twitter cinese: "All’inizio ho creduto fosse una mia foto da piccolo. L’unica differenza tra noi +¿ il modo di chiudere i bottoni". E ancora: "Sembrava di guardarmi allo specchio". (AGI) Red/Uba (Segue) 151545 NOV 16 NNNN