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 2016  novembre 23 Mercoledì calendario

117 ANNI! «EMMA MORANO È LA PERSONA PIÙ ANZIANA DEL PIANETA»


Milano, novembre
Nella piccola cucina non si può non cogliere l’anomalia. Il paradosso. Sulle pareti e sul piano della credenza spiccano diversi orologi. Nell’aria, una colonna sonora di ticchettii. Eppure, nella sua casa, Emma Morano non dovrebbe farci più caso alle lancette che scorrono. Dopo 116 anni di vita (117 il 29 novembre), per lei il tempo è davvero relativo. È la persona che ha vissuto più a lungo nella storia d’Italia. E quella, attualmente, più anziana del pianeta.
Interagisce con entusiasmo quando invadiamo il suo mondo, un’accogliente, calda manciata di metri quadrati in una palazzina appartata di Pallanza (Verbania), sulla sponda occidentale del Lago Maggiore. Sulla poltrona della camera da letto trascorre quasi tutto il giorno, e vista e udito sono inevitabilmente offuscati. Ma lei c’è. Eccome se c’è. E se le ricordi le sue passioni giovanili, pensa subito alla sempreverde voglia di cantare e si mette a intonare Parlami d’amore Mariù.

CENTENARI IN FAMIGLIA
Siamo andati a trovarla con due suoi amici fidati: il medico curante Carlo Bava, che la “sorveglia” ormai dal 1990 (un angelo custode in camice bianco) e il dottor Valter Longo, uno degli scienziati leader a livello mondiale nel campo degli studi sull’invecchiamento. «Sì, perché Emma è l’ulteriore conferma che il corredo genetico giusto fa la differenza, e moltiplica le possibilità che una persona raggiunga i 100 anni». In effetti, Emma (primogenita di otto figli, tre maschi e cinque femmine, che oggi non ci sono più) appartiene a una famiglia avvezza a superare il limite comune della vita umana: madre e due sorelle ultranovantenni e un’altra spentasi a 102 anni. «La scienza conferma: è emerso che per i figli dei centenari, rispetto alla popolazione generale, il rischio di ammalarsi di ipertensione, ictus e diabete si dimezza», spiega Longo. «E basta avere un genitore che superi la boa degli 87 anni per vedere l’incidenza del cancro ridursi del 24 per cento». Insomma, il fisico di Emma è geneticamente “tosto”.
Fino a un anno e mezzo fa, era assistita da una nipote soltanto di giorno, perché poi di notte dormiva da sola: adesso vive assieme a una badante. Glicemia perfetta, 182 di colesterolo, mai sofferto di una patologia seria, mai subito un ricovero, mai finita sotto i ferri. «Il più recente incidente di percorso risale a due estati fa», ci racconta Bava. «Un’infiammazione intestinale per l’abuso di purghe. Gli eventuali piccoli interventi terapeutici si sono sempre svolti tra i muri domestici. Come sette anni fa, in cui dovette essere trasfusa ripetutamente. S’intestardì per restare a casa e non ci fu verso di condurla in ospedale. Mi piazzavo vicino a lei, con l’ago nella vena, in attesa che la sacca si svuotasse, e una volta mi addormentai. Fu lei a darmi uno scossone: “Sveglia, dottore: abbiamo finito!”. Il bello è che quando si rifiutò di effettuare la trasfusione in ospedale, le dissi, quasi minacciandola, che sarebbe potuta morire. E lei: “Be’, significa che è arrivata la mia ora!”».
In un’altra occasione, nel 2012, è caduta seriamente: s’è procurata uno spacco dall’occhio destro fino alla tempia. Anche quella volta, il Pronto soccorso l’ha visto col binocolo: il buon dottor Bava s’è dovuto armare di ago e filo per ricucirla in anestesia locale mentre la nipote le teneva la testa. Una ferita che è regredita di lì a poco. Cicatrizzazione impeccabile. «Credetemi, è un portento biologico». Emma ricorda ancora la morte di suo figlio, di appena pochi mesi. «E nel 1938 ho raccolto tutto ciò che avevo e ho lasciato mio marito». La maltrattava fisicamente e psicologicamente. «Me ne sono andata a vivere da sola. Perché non volevo essere comandata da nessuno». Un’esistenza da single indefessa. Già, non pensiate che Emma sia donna mite: è un “generale”. L’assistente sociale che periodicamente assicura una visita domiciliare per aiutarla nell’igiene personale, un giorno voleva lavarle i piedi. Emma s’è rifiutata categoricamente. E in malo modo. «Per quale motivo dovrei pulirmeli, se non esco mai di casa?».

TRE UOVA AL GIORNO
Ma c’è pure lo zampino dell’alimentazione, nella granitica longevità di Emma? «Di certo è stata ricca di vegetali, con tanto di riso e minestroni, e solo in età molto avanzata sono stati introdotti più ingredienti di origine animale», spiega Longo. A partire dai 90 anni, infatti, il suo menu si è assestato così: tre uova tutti i giorni (due crude e una sotto forma di frittatina), un semolino, un etto e mezzo di carne macinata di manzo, che mangia scondita e... cruda. «Sì, cruda», riprende la parola Bava, «perché Emma, i cui occhi poco la assistono, deve percepire col tatto ciò che mangia». Ma è questo, allora, l’elisir alimentare per vivere a lungo? «La dieta conta, è ovvio», rimarca Longo, «ma se prendete 100 centenari, troverete 100 diversi potenziali menu di lunga vita».
Emma ha pure le sue manie. «La scorsa primavera», racconta Bava, «s’è abbuffata di colombe pasquali, e, archiviata la festa, siamo stati costretti ad andare a recuperare quelle rimaste invendute. Ne va matta!». Esempio di donna indipendente e coraggiosa, è positiva e aperta alla risata. Nel 2015 un regista svizzero si recò da lei per girare un documentario, e a un certo punto se ne uscì chiedendole: «Ma lei non pensa mai alla morte?». «Io? Ma con tutti i pensieri che ho, ci manca solo quello!».
Edoardo Rosati