Notizie tratte da: Elena Aga Rossi, Cefalonia. La resistenza, l’eccidio, il mito, il Mulino, Bologna, 2016, pagine 252, euro 22, 24 novembre 2016
LIBRO IN GOCCE NUMERO 124 (Cefalonia. La resistenza, l’eccidio, il mito) Vedi Biblioteca in scheda: Vedi Database in scheda: A CEFALONIA «È LA ACQUI CHE VA IN CIELO»– Falso
LIBRO IN GOCCE NUMERO 124 (Cefalonia. La resistenza, l’eccidio, il mito) Vedi Biblioteca in scheda: Vedi Database in scheda: A CEFALONIA «È LA ACQUI CHE VA IN CIELO»– Falso. «La prima legge della storia è di non asserire il falso, la seconda che non si taccia il vero». (Cicerone, De oratore). Cefalonia. «Su Cefalonia gli storici sono rimasti muti». (Corrado Augias). Morti. I morti di Cefalonia, 1.914 uomini. Di questi: 324, per lo più ufficiali, fucilati dai tedeschi; 1.141 dispersi in eventi bellici; 47 dispersi in prigionia; 228 morti in combattimento; 174 morti in prigionia. Cui vanno a sommarsi i morti per incidenti, i dispersi o uccisi da civili greci per vendetta personale e i circa 1.300 che affondarono con le navi. I più parlarono di 9mila morti, ma le pubblicazioni più attendibili furono tra i 1.700 e i 2.300. (dati della sezione di Albo d’Oro del ministero della Difesa). Armistizio. I soldati italiani e la popolazione greca, quando seppero dell’armistizio, l’8 settembre 1943, presero a cantare, gridare e sparare per le strade. Anche parte delle truppe tedesche partecipò ai festeggiamenti. Tutti speravano nella fine dalla guerra. Patria. «Ben pochi soldati hanno rivisto la Patria da meno di due anni, varie decine di migliaia non la rivedono da 30 mesi, circa 12mila da 36. Il passaggio alle dipendenze dei tedeschi darebbe alle truppe la sensazione, errata certamente ma inevitabile, che la Patria si disinteressa di loro». (Carlo Vecchiarelli, Relazione sull’operato del comandante dell’XI armata in dipendenza e a seguito dell’armistizio dell’8 settembre ’43). Promemoria. Nel “Promemoria n.2”, consegnato la sera del 7 settembre al generale Vecchiarelli, si dava «ordine di disarmare i tedeschi», ma anche «di continuare a collaborare con loro». La sera del 9 Vecchiarelli «dava disposizione di arrendersi ai tedeschi, consegnando loro le artiglierie e le armi pesanti». Acqui. «La scelta dei soldati della Acqui di non cedere le armi e “combattere e morire per la patria” fu “il primo atto della resistenza di un’Italia libera dal fascismo”». (Carlo Azeglio Ciampi, presidente della Repubblica, 2001). Resistenza. Il generale Gandin, che disertò l’incontro con Mussolini, e nella notte fra il 13 e il 14, riunito con i suoi, fece un sondaggio per sapere se le truppe volevano, oppure no, combattere contro i tedeschi. «La consultazione ebbe una risposta quasi univoca in favore della resistenza». Volantini. L’aereo tedesco, che nel pieno della battaglia lanciò sui soldati italiani centinaia di volantini per invitarli a passare subito sul loro fronte. In caso contrario, «sarete schiacciati e annientati tra pochi giorni da forze preponderanti tedesche che stanno raccogliendosi. Chi verrà fatto prigioniero, allora, non potrà più tornare in patria». Resa. Il generale Gandin, che dovette accettare la resa senza condizioni. Issò bandiera bianca il 22 settembre. La massa degli ufficiali fu uccisa il 24 mattina, vicino a un fabbricato, noto come la “Casetta Rossa”. Fucilazione. «Verso le 7.45 ci chiamano tutti e si parte in auto carrette. […] Ci portano alla fucilazione. Sosta alla “Casa Rossa”. […] Invito tutti alla preghiera. Atto di dolore. Assoluzione generale, più volte ripetuta ai diversi arrivi. Comincia l’eccidio, che si protrae ininterrottamente fin verso le 13. Verso le 9.30 incominciano a escludere i trentini e i triestini. Verso l’ultimo qualche ex-ufficiale di milizia fascista. Infine si ottiene la grazia a un ultimo gruppo […]. Terminato il macello, i boia si gettano come iene sui bagagli a depredare. Mentre fino a quel momento mi ero trattenuto abbastanza calmo, a quella vista vengo preso da una crisi di pianto violentissima, mi pare mi si spezzi l’anima!» (padre Formato). Cielo. Per molti giorni i falò con i corpi che bruciavano continuarono a emettere colonne di fumo; si dice che gli abitanti dei paesi vicini si domandavano cosa fossero e qualcuno rispose: «È la Divisione Acqui che va in cielo». Notizie tratte da: Elena Aga Rossi, Cefalonia. La resistenza, l’eccidio, il mito, il Mulino, Bologna, 2016, pagine 252, euro 22