Marco Morello, Panorama 24/11/2016, 24 novembre 2016
IL FUTURO HA MESSO LE ALI
Per prima cosa, fa atterrare i voli della fantasia: «Forse vi deluderò, ma non saranno trasparenti, né avranno look particolarmente bizzarri. Gli aerei di domani manterranno lo stesso aspetto di quelli attuali». Poi evidenzia le differenze: «Accoglieranno più passeggeri, percorreranno distanze maggiori, ospiteranno il meglio delle nuove tecnologie». Carburanti e materiali evoluti li renderanno più leggeri e aerodinamici, efficienti e comodi. Non solo nell’Olimpo della business class.
A tracciare gli sviluppi imminenti dei bestioni delle nuvole è Randy Tinseth, habitué dei cieli con picchi di 400 mila chilometri percorsi ogni anno. Tessere di platino da «frequent flyer» a parte, è il vicepresidente della Boeing, la principale azienda aerospaziale al mondo. Una di quelle che, oggi, progetta i velivoli destinati a fendere le nuvole per il prossimo quarto di secolo e ancora oltre.
«Un lavoro» spiega «che richiede un sostanzioso sforzo d’immaginazione e un’enorme flessibilità. I nostri mezzi non sono smartphone che vengono sostituiti ogni 12 mesi». Complici le innovazioni sperimentate in campo militare, gli aerei sono già molto avanti rispetto ai cellulari e alle prospettive nel settore dei trasporti: se sull’asfalto ci si prepara all’auto che si guida da sola, in aria il comandante è pronto per essere soppiantato da un computer. «Ma non accadrà, non adesso» prevede Tinseth: «Forse per i nostri figli o i loro figli sarà accettabile l’assenza di un essere umano in cabina, per noi non lo è».
Peraltro, sembra un antidoto contro la malaugurata frontiera degli attacchi informatici ai piloti di chip, che potrebbe rendere gli aerei dispositivi telecomandati da mani sbagliate. Un inedito terrorismo d’alta quota: «Al momento» precisa il dirigente americano «non c’è modo di prendere il controllo a distanza di un velivolo da un computer. Siamo ossessionati dalla sicurezza e continueremo a esserlo. La nostra industria, nel complesso, fa muovere 3,7 miliardi di persone l’anno e deve mantenere una tolleranza zero per l’errore. È la premessa di qualsiasi novità che introdurremo».
Un decollo verso il futuro, in cui anche l’Italia gioca un ruolo: il «787 Dreamliner» per esempio, fiore all’occhiello hi-tech della flotta di Boeing, è costruito per il 15 per cento in Puglia. «Con Finmeccanica siamo arrivati nell’area una dozzina d’anni fa» dice Tinseth «e nel tempo è emerso un distretto aerospaziale che ha attratto imprese e investimenti». Tarati sulle reali priorità: accanto alle rivoluzioni sensate, la ricerca dell’efficienza. «Perché» fa notare il vicepresidente della multinazionale americana «il prezzo dei voli continua a scendere, mentre il numero dei passeggeri a salire». La vera sfida che l’aereo del futuro deve vincere è portarci più lontano, a costi inferiori, con un minore impatto ambientale: sostanza che vale più di qualsiasi futuristica forma. Per le meraviglie, c’è tempo alla meta. (Marco Morello)