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 2016  novembre 23 Mercoledì calendario

RISPARMI FASULLI: I CONTI DI PEROTTI SULLA “RIFORMA”

Mentre il fronte del Sì presenta la riforma costituzionale come un provvedimento “anti casta”, l’ex commissario alla spending review del governo Renzi, l’economista bocconiano Roberto Perotti, ha rifatto i conti dei veri risparmi. L’esecutivo e il ministro delle Riforme Maria Elena Boschi hanno parlato di benefici per 500 milioni o 1 miliardo. La Ragioneria generale dello Stato, in un documento del 2014 di soli 57,7 milioni. La stima di Perotti, che ieri ha pubblicato un lungo articolo su lavoce.info, è invece di 137 milioni nell’immediato (2020) e 161 a regime. Solo se si verificano una serie di ipotesi ottimistiche, però. Per quanto riguarda il Senato, l’unico risparmio sicuro è quello di 35 milioni che deriva dalla riduzione del numero di senatori, da 320 a 100 (il risultato considera il mancato Irpef versato e i contributi pensionistici risparmiati). Se a fronte di una riduzione dei senatori del 69 per cento si riuscisse a tagliare del 30 per cento anche il personale del Senato senza gonfiare troppo le nuove voci di costo – un centro studi per supportare i sindaci-senatori, rimborsi spese ecc. – si può arrivare a 107 milioni di euro nel 2018 che diventano 131 quando la riforma è a regime.
Il resto è poca cosa. L’articolo 99 della riforma abolisce il Cnel, quel Consiglio nazionale dell’economia e del lavoro che è diventato il simbolo degli enti inutili. Ma, come ricorda Perotti, “il Cnel è già stato chiuso con legge ordinaria”, nel bilancio di previsione 2016 il costo dei suoi organi istituzionali è zero. I dipendenti verranno trasferiti alla Corte dei conti, quindi lo Stato continuerà a pagarli. Analizzando il bilancio del Cnel, quindi, Perotti scopre che dalla sua abolizione lo Stato risparmierà solo 3 milioni all’anno. Quanto alla cancellazione delle Province dalla Costituzione, i vantaggi sono ancora inferiori: zero. “Gran parte delle funzioni delle province sono già state riallocate a comuni, città metropolitane, e regioni con una legge ordinaria del 2014 (la legge Delrio)”, quindi gli eventuali risparmi si sono già manifestati. E la riforma non inciderà.
Il nuovo articolo 122 prevede che una legge ordinaria stabilirà gli emolumenti dei consiglieri regionali, “nel limite dell’importo di quelli attribuiti ai sindaci dei Comuni capoluogo di Regione”. Perotti osserva che non tutti i sindaci hanno stipendi calcolati allo stesso modo, dipende se sono dipendenti o pensionati, per esempio. Ma anche includendo il taglio dei rimborsi spese, questo intervento – che si poteva fare per legge ordinaria senza toccare la Costituzione – farà risparmiare allo Stato 17 milioni l’anno.
Cancellare i rimborsi ai gruppi consiliari regionali evita una spesa di 15 milioni. Che però almeno in parte dovrà essere sostituita da altre voci di finanziamento, quindi Perotti stima un vantaggio netto di 10 milioni.
Roberto Perotti si è dimesso un anno fa da commissario alla spending review dopo aver collaborato per mesi (a titolo gratuito) con l’esecutivo. Tra le motivazioni che lo hanno spinto a lasciare, in una intervista al Corriere della Sera ha citato questa: “Non c’è stato quel programma organico di lotta ai costi della politica che si sarebbe potuto fare, e che presuppone a sua volta una ricognizione organica”. Al referendum del 4 dicembre, comunque, ha detto di voler votare Sì “perché penso che abolire il bicameralismo sia importante”.