Luca De Carolis, Il Fatto Quotidiano 23/11/2016, 23 novembre 2016
FUSARO, IL “PROFESSORONE” ANTI-CASTA CON IL VITALIZIO
Chi di professorone infierisce, alla fine infila l’autogol. Perché la Casta è come il boomerang, se la scagli contro il nemico rischia sempre di tornarti indietro. Chiedere a Matteo Renzi, che in questi giorni da fine del mondo non fa che prendersela coi “professoroni del No, quelli che poi prendono pensioni da 21mila euro”, come ha sibilato davanti a Maurizio Landini a In Mezz’ora, domenica scorsa. Poi però capita di spulciare negli elenchi dei vitalizi per i parlamentari ed ecco un professorone per il Sì (nella dizione renziana): che non prende 21mila euro, per carità, ma comunque può sorridere con i suoi d2.289 euro mensili. Per di più, per un solo anno a Montecitorio.
Non è andata male al costituzionalista Carlo Fusaro, classe 1950, ordinario di Diritto pubblico comparato all’università di Firenze, già professore di Maria Elena Boschi. Ma prima, molto prima, Fusaro fu (anche) deputato per il Partito Repubblicano, tra il luglio 1983 e l’agosto 1984. Alla Camera era arrivato grazie a 1642 preferenze, ma soprattutto perché la capolista Susanna Agnelli aveva optato per il Senato. Ma il primo dei non eletti per il Pri, Roberto Barontini, noto medico di Pistoia, fece ricorso dopo essergli arrivato dietro di appena 9 voti. Fusaro al seggio ci teneva, e si difese con un dettagliato controricorso. Alla fine però la Giunta delle elezioni diede ragione a Barontini, dichiarando decaduto il professore. Così addio a Montecitorio per Fusaro, che però si è guadagnato un sempiterno mensile. Dopo un’altra esperienza politica da consigliere provinciale a Firenze, sempre Pri, molti anni dopo è diventato uno dei docenti in prima linea per il Sì.
È lui ad aver scritto una Guida alle ragioni della riforma costituzionale, il cui link campeggia sul suo sito. Ed è sempre lui l’autore di un citatissimo vademecum per i Comitati del Sì. Pochi mesi fa ha sfornato Aggiornare la Costituzione – storia e ragioni della riforma, scritto a quattro mani con lo storico Guido Crainz, e presentato in settembre a Roma assieme alla Boschi. E proprio con la ministra Fusaro ha presenziato a dibattiti e incontri sul referendum in giro per l’Italia. Insomma, la battaglia del 4 dicembre è la sua battaglia.
D’altronde l’ex deputato si interessa da sempre della revisione della Carta. Anche in Parlamento si occupò del tema, da membro della commissione Affari costituzionali. E non a caso, tra il 2002 e il 2003, fece parte del cosiddetto comitato Brigandì, che elaborò la base della riforma della Carta del governo Berlusconi, poi bocciata dal referendum del 2006 (ma non è il caso di essere scaramantici).
Così eccolo ancora sul fronte dei riformatori. Però assai moderato sul tema dei risparmi che porterebbe la legge. Tanto da scrivere così nel vademecum per gli apostoli del Sì: “Il risparmio (dal nuovo Senato, ndr) in sé è modestissimo: il senso politico-istituzionale rilevante”. E tanti saluti ai 500 milioni di tagli di cui straparla Renzi. Ma sullo sfondo rimane sempre il vitalizio di Fusaro, su cui ieri il deputato del M5s Riccardo Fraccaro ha inviato una lettera alla presidente della Camera Boldrini, chiedendo lumi. “Se le informazioni riportate sul vitalizio sono vere – scrive Fraccaro – si chiede di affrontare tale tema nel prossimo ufficio di presidenza, al fine di arrivare a una modifica normativa per evitare che tale beneficio sia dato a chi è stato dichiarato decaduto per non aver avuto il diritto di ricoprire il mandato elettivo”. Ieri il Fatto ha provato a parlarne con Fusaro, sia al telefono che per email. Ma non ha ricevuto alcuna risposta.