varie 19/11/2016, 19 novembre 2016
APPUNTI SULLA CRIOGENESI PER BABELE – PAOLA DE CAROLIS, CORRIERE DELLA SERA 19/11 – «Ho solo 14 anni
APPUNTI SULLA CRIOGENESI PER BABELE – PAOLA DE CAROLIS, CORRIERE DELLA SERA 19/11 – «Ho solo 14 anni. Non voglio morire, ma so di non poterlo evitare. Voglio vivere, voglio vivere ancora a lungo». Con queste parole una ragazzina inglese la cui identità è protetta dalla legge si è rivolta a un giudice dell’Alta corte per ottenere il nullaosta all’ibernazione. Il suo corpo si trova oggi presso la Alcor Life Extension Foundation di Scottsdale, nell’Arizona, immerso a testa in giù in una capsula di nitrogeno liquido e conservato a una temperatura di meno 196 gradi. «La criogenesi potrebbe darmi la possibilità di essere curata e risvegliata, anche tra centinaia di anni. Non voglio essere sepolta sotto terra. In futuro una cura per la mia forma di cancro potrebbe essere scoperta. Voglio avere la chance di guarire e vivere. È il mio desiderio». Il giudice Peter Jackson ha definito il caso «unico in Gran Bretagna, forse al mondo». Ha emesso la sentenza il 7 ottobre. Il giorno dopo, su richiesta della ragazzina, che nel frattempo lo aveva soprannominato il suo «eroe», è andato a trovarla in ospedale. È rimasto «colpito dalla forza con la quale ha affrontato situazione». Dieci giorni dopo l’adolescente è morta. A provvedere ai costi della preservazione, stimati dal tribunale attorno ai 40 mila euro, sarà la famiglia della madre. La storia ha aperto il dibattito sull’etica e l’efficacia del criogenesi, anche se — ha precisato il giudice — non è su questo che si è espressa l’Alta corte. «Il caso — ha sottolineato Jackson — riguardava sostanzialmente chi avesse il diritto di decidere cosa fare della salma della ragazza». Dietro la malattia della quattordicenne e il suo ultimo desiderio c’è infatti la realtà di una famiglia divisa. Il padre non vedeva la figlia da otto anni, si è risposato, ha altri figli ed è a sua volta malato di cancro. Era contrario alla criogenesi ed è per questo che la figlia si è vista costretta a ricorrere alla legge. Durante il procedimento ha cambiato idea, ha dato il nullaosta a patto che fosse permesso a lui e alla sua nuova famiglia di andare a trovare il corpo della figlia in Arizona. La ragazzina si è opposta. Il giudice ha dato alla madre il diritto di scegliere. La madre ha assecondato la volontà della figlia. La vicenda è emersa con un mese di ritardo perché il giudice ha voluto proteggere la minorenne e la famiglia sino a trasferimento avvenuto. Forse aveva previsto le polemiche. L’ospedale dove la ragazzina è deceduta ha accusato la madre di non aver dato alla figlia il sostegno di cui avrebbe avuto bisogno negli ultimi giorni di vita perché troppo impegnata ad organizzare la criogenesi. La squadra di volontari di Cryogenetics Uk, l’unica equipe che nel Regno Unito prepara i corpi per il trattamento e il trasporto negli Usa, ha denunciato di essere stata ostacolata dal personale medico, e così via. Lei, almeno, è morta tranquilla, ha fatto sapere la madre: «Aveva la speranza di risvegliarsi». *** MARGHERITA DE BAC, CORRIERE DELLA SERA 19/11 – 1 È possibile ibernare un corpo per farlo rivivere? No, è una teoria da film di fantascienza. Nessuno ha mai congelato una cavia intera dimostrando di poterla riattivare. È un procedimento complesso che funziona, e non sempre, solo nel caso di singole cellule o gruppi limitati di cellule. Pensiamo, ad esempio, agli ovociti utilizzati nella procreazione medicalmente assistita. 2 La funzionalità di un organismo umano così complesso può essere mantenuta dopo la morte? No, la crioconservazione comporta inevitabilmente un danno cellulare grave. Inoltre il corpo umano è un insieme di cellule che devono funzionare secondo un meccanismo preordinato ed è fantascienza pensare che il meccanismo possa essere riacceso dopo essere rimasto spento per decenni. I Mammuth ritrovati sotto i ghiacci si sono estinti per sempre. 3 Tre società offrono il servizio della crioconservazione. Come avviene? Di per sé la tecnica non è difficile. Si dovrebbe utilizzare azoto liquido ad una temperatura di 196 gradi sottozero, come per cellule e tessuti. Il tempo della procedura dovrebbe essere rapido e seguire certi passaggi per non compromettere l’ipotetica capacità di ripresa dell’organismo. Ma ci muoviamo su un terreno di pura finzione, limitato anche dalle leggi sull’accertamento di morte. Quella italiana prevede 24 ore di attesa a partire dall’arresto del battito cardiaco. 4 Qual è la posizione della bioetica? Non esiste un problema morale. Il corpo non è vilipeso, e bisogna presumere che chi chiede di essere ibernato ha del proprio corpo massima considerazione. In ogni caso, la volontà del richiedente deve essere chiarissima, per i minorenni dovrebbero esprimerla i genitori. Non è prevedibile che in qualche Paese del mondo si pensi ad una forma di legalizzazione. La resurrezione fisica è una teoria immaginifica, senza fondamento. 5 E dal punto di vista speculativo? L’offerta di procedure conservative dell’individuo si configura come una truffa. Significa vendere speranze ad alto costo (i listini delle tre società indicano costi fino a 200 mila dollari). In realtà viene offerta in cambio di denaro a famiglie addolorate una prospettiva che al momento è una vera e propria sciocchezza scientifica. Si lascia credere alla gente che questo tipo di conservazione di cadavere abbia un senso e che un giorno dalla morte si possa tornare alla vita. 6 La scienza ha oltrepassato confini inimmaginabili, ad esempio la clonazione o la riparazione dei geni malati. Perché però escludere a priori futuri sviluppi che oggi immaginiamo soltanto nelle fiction? Dopo la morte scatta un degrado termodinamico. La vita non è soltanto un fatto meccanico, dipende dall’attività. Se il cervello rimane inattivo a lungo, muore definitivamente. Non si può in nessun modo sognare di ricaricarlo malgrado qualche ricercatore visionario abbia azzardato questa passibilità futura attirando feroci critiche da parte di tutti i colleghi. (Hanno risposto alle domande Cinzia Caporale, vicepresidente Comitato nazionaledi bioetica; Alessandro Nannicosta, direttore centro nazionale trapianti; Tullio Pozzan, direttore dipartimento scienze biomediche Consiglio nazionale delle Ricerche) Margherita De Bac *** JACOPO STORNI, CORRIERE DELLA SERA 19/11 – «Qualcuno mi crede pazzo, ma io sono sicuro di rinascere tra 500 anni». Daniele Chirico (foto) è uno dei pochissimi italiani che si farà ibernare alla sua morte. Ha pagato 30 mila per farsi congelare. «È lo stesso costo di un Suv, io rinuncio al Suv e compro l’estensione della mia vita, non vedo perché dobbiamo privarci di questa incredibile possibilità di vivere dopo la morte». Infermiere laureato in Medicina, ha una visione scientifica della questione: «Non voglio sfidare il corso natu-rale della vita e della mor-te, non sono pazzo, sono semplicemente sicuro che la scienza, visti i progressi degli ultimi decenni, riu-scirà in futuro a fare passi da gigante tali da poter far tornare in vita gli esseri umani». E magari, osa Chirico, «tra qualche secolo riusciremo a diventare perfino immortali». Lui spera di diventarlo. «Non è megalomania, è scienza». Ad occuparsi della sua ibernazione, sarà la società statunitense Cryonics Institute, che si trova in Michigan. Proprio in Michigan, Daniele andrà a morire. «Quando sarò vec-chio, mi trasferirò negli Stati Uniti e morirò, ma solo clinicamente. Se la razza umana non si estinguerà, tra qualche secolo risusciterò, e sarà come essersi addormentato e risvegliato un secondo dopo». Jacopo Storni *** ENRICO FRANCESCHINI, LA REPUBBLICA 19/11 – «Sto morendo, ma fra 200 anni mi risveglierò». Non è la favola su una principessa e nemmeno fantascienza. È l’ultimo desiderio di J.S, le iniziali di una ragazza inglese di 14 anni malata terminale di cancro, morta a Londra il mese scorso. Se il desiderio sarà realizzato, dipende dalla scienza di un probabile lontano futuro. Ma intanto un giudice dell’Alta Corte ha esaudito la possibilità teorica, autorizzandola a farsi ibernare dopo il decesso: un controverso procedimento noto come criogenia, che ha comportato la spedizione del corpo negli Stati Uniti, dove verrà preservato, a meno di 150 gradi sotto zero, «per l’eternità». O fino a quando non si troverà modo di risvegliarla da quello che qualcuno definisce “il grande freddo”. Un’ipotesi di cui hanno parlato il cinema, commedie come “Il dormiglione” di Woody Allen o drammi come “2001 Odissea nello spazio” di Stanley Kubrick, e la letteratura, come “Zero K”, l’ultimo romanzo di Don De Lillo. Ma un centinaio di esseri umani, tra cui una decina di britannici, l’hanno esplorata nella realtà, convinti di dire arrivederci al mondo, piuttosto che addio, grazie all’ibernazione. La giovanissima J.S, tuttavia, è l’unica minorenne ad essere entrata in questo tunnel di cui non si conosce l’uscita e per questo nel suo caso è intervenuta la giustizia. La ragazza ha scoperto su Internet l’esistenza della criogenia. I genitori, divorziati da tempo, hanno reagito in modo opposto quando ha manifestato l’intenzione di scegliere quella strada: la madre era favorevole, il padre contrario. Così è toccato a un magistrato di decidere. Dopo averla visitata in ospedale, dopo aver letto la sua commovente lettera, toccato «dall’animo coraggioso con cui ha affrontato la sorte », il giudice Peter Jackson ha scelto le ragioni della madre e della figlia, respingendo quelle del padre. E ha ordinato che l’identità dei familiari resti segreta, almeno fino alla morte della ragazza, avvenuta il 17 ottobre, per non aggiungere altro stress alla tragedia in cui sono precipitati. Non è stato un giudizio sulla scienza, precisa il tribunale, bensì sul diritto di famiglia. Ma indirettamente è un riconoscimento che apre nuove porte, tanto che Jackson aggiunge nella sentenza: «Se questa tecnica diventerà più popolare, il Parlamento dovrà intervenire con una legge che regoli la materia». La procedura costa cara: la famiglia di J.S, non ricca, ha speso 37 mila sterline (45 mila euro), raccolte da un’associazione di beneficenza. Alle critiche di natura etico-religiosa, l’accusa di sostituirsi a Dio aspirando a una resurrezione dalla morte, si aggiungono preoccupazioni più materiali: «Se anche si risvegliasse fra 200 anni, come sopravvivrà mia figlia, da sola, in America, senza neppure coscienza di sé?» pare che fosse un motivo dell’opposizione paterna. Anche i medici dell’ospedale erano perplessi, quando hanno preparato il corpo per il viaggio verso gli Usa, uno dei due paesi in cui esistono centri per la crioconservazione (l’altro è la Russia). Gli scienziati sono divisi. Sarà mai possibile il “risveglio” di un corpo ibernato? E in che condizioni si sveglierebbe? Alcuni affermano che un giorno potrebbe essere possibile “scaricare” su computer la memoria umana, per poi ricaricarla sul cervello dopo una rianimazione. Altri ritengono che sarebbe impossibile recuperare piena coscienza di sé. Ai posteri, l’ardua sentenza. Ai contemporanei rimane solo l’ultimo, disperato desiderio di una 14enne: «Non voglio essere sepolta sotto terra. Voglio vivere. Vivere più a lungo». *** ELENA DUSI, LA REPUBBLICA 19/11 – Non c’è molto da illudersi. L’ipotesi di risvegliarsi dopo un periodo a duecento sotto zero è irrealistica. Non per questo, però, la medicina ha rinunciato a studiare gli effetti del freddo estremo sul corpo umano. La cura di infarti o ictus, le peculiarità di alcuni animali capaci di sopravvivere a temperature molto rigide o la possibilità di ibernare gli astronauti per affrontare viaggi lunghi come quello su Marte sono degli esempi. Matteo Cerri insegna fisiologia all’università di Bologna e studia proprio quest’ultimo aspetto con l’Istituto nazionale di fisica nucleare e l’Agenzia spaziale europea. Cos’è di preciso l’ibernazione? «Nel caso inglese dovremmo parlare di crioconservazione. L’ibernazione, o letargo, è un fenomeno naturale che permette ad alcuni mammiferi di rallentare il metabolismo nei periodi di magra. A eccezione di alcuni insetti, non avviene mai al di sotto dello zero. La crioconservazione tramite azoto liquido porta invece a temperature vicine ai meno 200, provocando la formazione di ghiaccio nei tessuti. È una procedura che non permette un risveglio, almeno con le conoscenze attuali. E nemmeno con quelle del futuro prossimo». Viene usata spesso però. «Per ovuli, spermatozoi, embrioni, campioni di tessuti. Ma mai per gli individui, se non dopo la morte. Applicarlo a un individuo vivo vorrebbe dire ucciderlo, ed è dunque reato». Perché è impossibile risvegliarsi? «A causa del danno che il ghiaccio produce alle cellule. Anche se il sangue viene sostituito da una sorta di “antigelo”, l’acqua contenuta nelle cellule si trasforma in ghiaccio e ne spezza le membrane. Quel poco di acqua che resta allo stato liquido, poi, accumula tutti i sali presenti nell’organismo, facendogli raggiungere concentrazioni tossiche. Dopo il decesso, per finire, organi come il cervello cominciano subito a danneggiarsi. L’ipotesi del risveglio, direi, è piuttosto futuristica. E la crioconservazione, per chi l’ha inventata, oggi è più che altro un buon business». Ma c’è chi la sceglie. «Anche gli egiziani usavano la mummificazione nella speranza di essere traghettati verso l’aldilà. È un’aspirazione antica». E perché la scienza si occupa di questa disciplina? «Non di crioconservazione, ma di ibernazione. Che ha molte applicazioni terapeutiche e viene studiata in vista di voli spaziali molto lunghi». Quali sono le applicazioni mediche? «Dopo un infarto (ormai è routine) o dopo un ictus (a livello ancora sperimentale) raffreddare cuore e cervello permette di ridurre il loro metabolismo, e dunque i danni causati dalla mancanza di irrorazione sanguigna. Un liquido refrigerante viene iniettato nelle vene e mantiene la temperatura del corpo a circa 34 gradi per un paio di giorni». E gli astronauti? «In uno stato di ibernazione il corpo umano soffre meno l’effetto delle radiazioni, che nello spazio possono essere molto dannose. Negli animali è stato visto che i muscoli e le ossa non si indeboliscono nonostante l’inattività. Un altro aspetto da non trascurare è che gli astronauti non consumerebbero cibo e non sarebbero soggetti a problemi psicologici». *** VITTORIO SABADIN, LA STAMPA 19/11 – Una ragazza inglese di 14 anni ha ottenuto da un giudice l’autorizzazione a essere ibernata nella speranza che fra 100 anni la scienza abbia trovato una cura al tumore del quale era affetta. Il corpo della ragazza di cui si conoscono sole le iniziali, JS, è ora congelato nel Cryonics Institute di Clinton nel Michigan, una delle tre strutture al mondo che danno ai malati terminali quest’ultima illusione. JS aveva scoperto di essere malata un anno fa. Era una ragazza positiva e per nulla disposta ad arrendersi. Così ha fatto quello che i giovani della sua età fanno quando hanno un problema: ha cercato su Internet la soluzione. In ospedale ha letto decine di articoli sulla criopreservazione, una tecnologia con la quale si conservano nel tempo tessuti, cellule e organismi umani. JS ha scoperto che c’erano tre laboratori, due negli Usa e uno in Russia, che offrivano l’ibernazione post-mortem. Ha confrontato le tariffe e ha deciso che il Cryonics Institute era quello più adatto agli scarsi mezzi finanziari della sua famiglia. Ma ci voleva qualcuno a Londra che si occupasse della fase preparatoria del congelamento del suo corpo, prima di inviarlo in aereo nel Michigan. Sempre grazie al web, JS ha così scoperto l’esistenza della Cryonics UK, associazione no profit composta da volontari ai quali ha chiesto di aiutarla. Ora mancava solo la parte più difficile: l’autorizzazione dei suoi genitori, da anni divorziati. La madre, con la quale viveva, ha detto sì. Il padre, che non vedeva dal 2008, ha negato il consenso, sostenendo che non c’era nessuna certezza che sua figlia potesse un giorno tornare in vita. Mentre la fine si avvicinava, JS ha deciso di rivolgersi a un giudice, al quale ha chiesto di sentenziare che solo sua madre avesse il diritto di decidere che cosa fare del suo corpo dopo la morte. Ha accompagnato l’appello con una lettera toccante: «Ho solo 14 anni e non voglio morire, ma so che accadrà. Penso che la criopreservazione possa darmi una possibilità di essere curata e risvegliata, anche tra 100 anni. Non voglio essere sotterrata. Desidero vivere e credo che in futuro possano trovare una cura per il mio cancro. Questo è il mio volere». Il giudice Peter Jackson, famoso per gli emoji con i quali sottolinea il testo delle sue sentenze, le ha dato ragione il 6 ottobre scorso, 11 giorni prima che JS se ne andasse. Aveva chiesto di incontrare la ragazza in ospedale ed era stato colpito dalla sua forza e dalla sua determinazione. Anche il padre avrebbe voluto rivedere la figlia dopo otto anni, ma JS ha rifiutato. Il costo dell’ibernazione, 37.000 sterline, circa 40.000 euro, è stato pagato dai nonni materni Il “Daily Telegraph” raccontava ieri che non tutto in ospedale è andato bene quando i volontari della Cryonics UK sono arrivati per la preparazione del corpo. I medici presenti erano costernati per quello che vedevano e hanno collaborato malvolentieri. Questo ha spinto il giudice Jackson ad auspicare che le procedure per l’ibernazione vengano stabilite per legge, come avviene per gli embrioni e i tessuti. Forse ce n’è bisogno, visto il gran numero di richieste. Alcor, l’altro laboratorio americano che se ne occupa, conserva già 143 corpi e ha quasi 1600 candidati. La procedura per la criopreservazione prevede di estrarre tutto il sangue sostituendolo con un particolare liquido che non gela. Il corpo viene quindi lentamente raffreddato con ghiaccio secco fino a – 70 gradi centigradi e poi custodito nel centro prescelto a – 196 gradi in contenitori di metallo raffreddati da azoto liquido. Per la scienza non c’è alcuna possibilità che un organismo così congelato possa essere riportato in vita e crederlo è solo un atto di fede analogo all’essere certi della resurrezione. Ma se l’ibernazione non aiuterà JS a vivere gli anni che le sono stati tolti, almeno le ha permesso di morire con un sorriso pieno di speranza. *** GIORGIO DELL’ARTI, LA GAZZETTA DELLO SPORT 19/11 – Qualche mese fa, Peter Jackson, giudice dell’Alta Corte londinese, s’è trovato di fronte a questo dilemma: una ragazzina di 14 anni, di cui conosciamo solo le iniziali - JS -, malata di cancro e senza speranza di sopravvivere, voleva essere sottoposta al processo detto «criogenesi». In parole povere: farsi surgelare appena morti con la speranza di rinascere fra tre-quattro secoli. La legge inglese non consente che a 14 anni si faccia testamento o si prendano decisioni relative al proprio corpo. Così il giudice Jackson, per decidere che cosa fare, ha interrogato il padre e la madre, separati da un pezzo e non in armonia. La bambina JS non vedeva il padre da sei anni e non intendeva incontrarlo prima di morire. Il padre disse di no alla criogenesi, la madre disse di sì. Il ragionamento del padre era questo: anche ammesso che tra 400 anni sia possibile tornare in vita, di che vita si tratterebbe, in un paese sconosciuto, soli, privi di mezzi? Inoltre ci volevano 200 mila dollari, somma necessaria per portare la salma nella sede della Alcor (Scottsdale, Arizona) e lì dar luogo all’intervento e coprire i costi della conservazione. Né il padre né la madre avevano i 200 mila dollari, ma si fece avanti un’associazione di beneficienza, e li mise a disposizione. Jackson andò a trovare JS in ospedale e restò «toccato dall’animo coraggioso con cui ha affrontato la sua sorte». Il padre, alla fine, si lasciò persuadere. La ragazzina JS scrisse al giudice Jackson una lunga lettera in cui pregava di non essere seppellita, e che le si desse la speranza di poter vivere ancora. Il giudice diede alla fine il permesso. JS morì il mese scorso. Il suo corpo venne trattato per la criogenesi dai medici dell’ospedale in cui si trovava (benché erano in genere contrari a quella fantasia) e quindi portato in America. La notizia s’è saputa ieri e in Gran Bretagna vi sono grandi discussioni. Se a tutti venisse in mente di sottoporsi a una procedura simile? Nella morte non è insita una profonda giustizia, che impone il ricambio delle generazioni e, almeno all’ultimo istante, ci fa tutti uguali? Sono ragionamenti che son capaci di fare anche i laici. Ma chi crede in Dio vede in questo anche una profonda offesa alla volontà del Creatore, e infatti in Inghilterra le associazioni religiose hanno protestato per ciò che è stato concesso a JS. 1 La scienza? Per alcuni in futuro dovrebbe essere possibile scaricare su computer memoria e coscienza e ricaricarla dopo il risveglio. Altri non ci credono. È naturalmente piuttosto incredibile l’ipotesi che sottende il tutto, cioè che si possa tornare in vita dopo morti. 2 Già, come sarebbe possibile? In Italia c’è un avvocato friulano, assolutamente certo che la faccenda sia possibile. Si chiama Vitto Claut, ha 61 anni, è andato in America a visitare la sede della Alcor, ha chiesto di essere messo in lista, quelli sulle prime si sono rifiutati, poi lo hanno sottoposto a una visita medica piuttosto approfondita e lo hanno accettato. La cosa s’è svolta nel 2005 e il prezzo era più basso di adesso, circa 175 mila dollari. Claut ha visto anche il telwar, la cisterna in cui sono conservati i cadaveri. Ma i cadaveri non glieli hanno fatto vedere. In internet gira la leggenda che tra i 150 corpi conservati ci sia anche quello di Walt Disney. Ma non può essere vero: Disney è morto nel 1966, la Alcor è nata nel 1972. 3 In che modo avviene questa crioconservazione? Facciamocelo spiegare dallo stesso Claut: «Entro due minuti dalla morte cerebrale la mia testa viene portata a una temperatura di meno 96 gradi, altrimenti le cellule del cervello iniziano a decomporsi. Entro sei ore dalla morte mi tolgono tutto il sangue e lo mettono in una ampolla vicino al mio corpo. Al posto del sangue mi iniettano azoto. Poi il corpo viene abbattuto a una temperatura di meno 196 gradi. E finisco nel telwar, a testa in giù». 4 Mamma mia. Non è l’unico sistema. Se si vuole risparmiare, si possono pagare 80 mila dollari e conservare solo il cervello. Lo si mantiene nel suo luogo naturale, il cranio, tagliando la testa all’altezza della settima vertebra cervicale. Anche qui, c’è un’ipotesi sottintesa: che dopo aver resuscitato il cervello, si trovi un corpo su cui riattaccare il capo. 5 Lei si farebbe ibernare a questo modo? Non adoperi la parola «ibernazione» che è una procedura completamente diversa. Come spiega Matteo Cerri, neurofisiologo dell’Università di Bologna, «mentre la crioconservazione prevede il blocco di qualsiasi funzione fisiologica dell’organismo, l’ibernazione non è altro che un drastico abbassamento del metabolismo corporeo con la conseguente riduzione della temperatura. In altre parole, il consumo energetico si riduce quasi a zero e le funzioni vitali sono rallentate al minimo». Si tratta in pratica di un letargo indotto durante il quale i medici potrebbero tentare di riparare, per esempio, i danni provocati da un ictus. Per ora si riesce ad abbassare la temperatura del corpo fino a 34°, e invece bisognerebbe riuscire a portarla fino a 20°. Ma, per rispondere alla sua domanda: no, non mi farei ibernare. Quando arriva il momento, è giusto togliere il disturbo.