Luigi Perna, SportWeek 19/11/2016, 19 novembre 2016
IL TIRANNO BUGIARDO
Tutto nella vita di Lance Armstrong è stato una caccia all’impossibile. Esagerato nel bene e nel male. Nei trionfi e nella caduta. Il Cowboy ha cavalcato gli anni dell’Epo ruggente e di un ciclismo “artificiale” come se fosse in sella a un toro da rodeo, sempre sul filo della menzogna. Finché, dopo 7 vittorie al Tour de France e ogni record infranto, dopo aver sconfitto il cancro a un testicolo ed essere diventato l’eroe di milioni di persone, dopo aver lasciato le corse ed esservi tornato per sfida alla vigilia dei 40 anni, un bel giorno l’uomo dei miracoli ha vuotato il sacco. Non con una lettera all’Agenzia antidoping americana, che l’ha smascherato, ma con una confessione nello show televisivo di Oprah Winfrey, il salotto degli americani: «Sì, mi sono dopato. Prima e dopo il cancro». Esagerato nella personalità. È stato un tiranno del suo sport, annichilendo i rivali: da Jan Ullrich a Ivan Basso. L’ego gigantesco ha quasi soggiogato anche Alberto Contador, giovane compagno di squadra all’Astana nel 2009, vittima di una guerra psicologica sfiancante. Gli ha tenuto testa solo Marco Pantani, figura altrettanto carismatica, ma enormemente fragile.
Esagerato nell’ambizione. Nel 2004 vinse il sesto Tour centrando cinque tappe, senza lasciare neppure le briciole. Come risposta alle sofferenze dell’anno prima, disse ai giornalisti: «Pas de cadeaux cette année», nessun regalo quest’anno. Ma, dei tanti successi, sono rimasti negli albi d’oro solo quelli precedenti al 1998, fra cui il Mondiale di Oslo. Il resto cancellato. Avrebbe voluto fare politica o un film sulla sua storia, ne hanno invece fatto uno (The Program) per demolirlo.
Esagerato nel coraggio. È cresciuto senza il padre, con l’aiuto di una madre di ferro. È sopravvissuto al cancro, affrontando due operazioni e cinque cicli di chemioterapia, per eliminare le metastasi che avevano raggiunto i polmoni e il cervello. Poi ha creato la Fondazione Livestrong, raccogliendo oltre 500 milioni di dollari per la ricerca. Peccato che, dopo gli scandali, il suo nome sia sparito pure da lì. Esagerato nel rancore. Quando Floyd Landis e Tyler Hamilton, due dei suoi gregari, osarono avanzare pretese, li “espulse” senza pietà. Salvo poi ritrovarseli come grandi accusatori, con i libri autobiografici e le rivelazioni alle autorità, inizio del processo di distruzione del mito Armstrong. La legge del contrappasso.
Esagerato nella ricchezza. È stato il ciclista più pagato di tutti i tempi. All’apice guadagnava quanto Valentino Rossi, grazie alla Nike e agli sponsor storici. Oggi il suo cospicuo patrimonio è messo in pericolo dalle cause legali, fra cui quella da 100 milioni di dollari intentata dal Dipartimento di Stato per aver finanziato il doping di squadra con i fondi pubblici della Us Postal.
Esagerato nella spavalderia. Quando Filippo Simeoni lanciò accuse sul medico Michele Ferrari, deus ex machina della carriera di Lance, l’americano “si vendicò” andando ad acciuffarlo durante una fuga in una tappa del Tour de France. Gesto plateale, per cui il “boss” ha pagato anni dopo, quando Simeoni ha potuto dire: «Visto? Su di lui avevo ragione».
Esagerato nelle passioni. Ha disputato la maratona di New York e l’Ironman delle Hawaii. Si è cimentato con la mountain bike e il triathlon. Continua a organizzare corse per beneficenza. Segue il figlio Luke, promessa del football, e quelli avuti dopo il cancro, senza l’ausilio dell’inseminazione assistita. Oggi, a 45 anni, è un padre di famiglia. Niente altro. Le sette maglie gialle del Tour sono finite nel dimenticatoio.