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 2016  novembre 19 Sabato calendario

IL MISTERO DEGLI OCCHIALI CHE DANNO I SUPERPOTERI


Verso la fine degli Anni 30, un professore del Mit, Harold Edgerton, iniziò a usare lo stroboscopio (fino a lì oscuro strumento da laboratorio) per fotografare fenomeni così veloci da non essere colti dall’occhio umano o da una normale macchina fotografica. Negli Anni 60, Ken Kesey, l’autore di Qualcuno volò sul nido del cuculo, adottò le luci stroboscopiche per creare l’atmosfera durante i test degli acidi con i suoi amici. Poi sono diventate un accessorio immancabile nelle discoteche. E lì sarebbero rimaste se Michael Jordan, negli Anni 90, non si fosse rivolto a Tim Grover, suo preparatore personale. Voleva trovare il modo di non farsi distrarre dai flash durante un tiro, sia dalla linea dei liberi sia dal perimetro. Non c’erano solo quelli dei fotografi, ma anche quelli sui soffitti dei palazzetti, azionati a distanza. Bagliori accecanti, che nelle riprese tv dell’epoca (con un numero di fotogrammi al secondo molto inferiore a ora) producevano l’effetto whiteout, sbiancando lo schermo. «Dovevo ricreare quella situazione», ha ricordato Grover. «Così comprai delle luci stroboscopiche da un dj di Chicago». Jordan cominciò ad allenarsi al tiro in una palestra che sembrava una pista da ballo. Gli piacque al punto che chiese a Grover se non ci fossero occhiali strobo. Lui riuscì a trovare anche quelli, al prezzo di 20.000 dollari. Usando strumenti in cui l’opacizzazione delle lenti alternava la luce al buio, MJ notò che servivano a più che tollerare i flash. I movimenti sembravano rallentare. La percezione sensoriale aumentava, facendogli vedere cose che prima gli sfuggivano e predire in quale direzione un oggetto (la palla, le mani dell’avversario) si sarebbe mosso. I problemi sorsero quando le batterie si scaricarono. L’azienda che aveva lanciato gli “Strobo Spex” li aveva messi fuori produzione. Ma uno dei ricercatori che li aveva sviluppati, Alan Reichow, era passato alla Nike, dove dirigeva un programma chiamato SPARQ Sensory Performance and Vision. Grover trovò anche lui. Iniziò a ricevere i prototipi. Li fece usare a Jordan e a tutti gli altri cestisti della sua scuderia, obbligandoli al segreto. Finalmente nel 2011, dopo un decennio di esperimenti e ben dopo il ritiro di MJ, la Nike mise sul mercato gli SPARQ Vapor Strobe, a 300 dollari. Su lenti a cristalli liquidi venivano proiettate luci a velocità regolabile per distrarre il cervello e obbligarlo a ritenere quante più informazioni possibili, per aumentare memoria visiva e capacità percettiva. Stephen Curry li usa per affinare il palleggio, diventando di fatto ambidestro. Kawhi Leonard, ala piccola di San Antonio, ci ha passato l’estate e il suo inizio di stagione ha numeri da Mvp. Ormai quattro aziende producono occhiali strobo. Ma tra queste non c’è Nike. Il 24 aprile 2012, James Speidel ha cercato di avvelenare con il gas la moglie e i 4 figli. Poi ha tentato di suicidarsi con un misto di vodka e barbiturici. Nessuno dei piani ha funzionato ed è stato condannato a 20 anni di carcere. Era il direttore del programma SPARQ. Qualche mese dopo la produzione dei Vapor Strob è stata sospesa. Nike non ha mai spiegato perché.