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 2016  novembre 19 Sabato calendario

CURRY E UN’AUTOSTIMA DA MICHAEL JORDAN


Qualche sera fa, in una partita contro New Orleans, Stephen Curry ha battuto il record di canestri da tre punti. Già lo deteneva con 12, ma a pari merito con Kobe Bryant e Donyell Marshall: ha pensato bene di aggiungerne uno, per issarsi da solo a quota 13, e se andate a riguardarvi gli spettacolari highlights della gara avrete la dimensione di quanto Curry – una volta verificato di essere partito molto bene – abbia scientificamente inseguito il traguardo senza che la squadra si sbilanciasse per far giocare soltanto lui. Steph ha segnato la bellezza di 46 punti, guidando Golden State a un successo non travolgente (10 punti di scarto, 116-106) sui Pelicans; ma accanto a lui, compagni di una frontline che sulla carta non ha eguali nella storia. Kevin Durant ha infilato 22 punti e Klay Thompson addirittura 24. E se è vero che Draymond Green ha un po’ sacrificato la sua vena realizzativa, 4 punti soltanto, il suo contributo in rimbalzi (12) e assist (11) lo conferma quarta minaccia dello schiacciasassi di Oakland.
Tredici triple in una partita lasciano allibiti, ma in fondo non così tanto se consideriamo che Curry ci ha ormai abituato a imprese balistiche di ogni genere. L’aspetto sorprendente riguarda la tempistica dell’impresa: Steph ha realizzato il primato tre giorni dopo aver interrotto una striscia – ovviamente record – di 157 partite consecutive arricchite da almeno una tripla.
Nel momento psicologicamente più complesso, quello in cui l’interruzione di un cammino incredibilmente lungo avrebbe fatto pensare a qualche serata di umana rilassatezza, Curry si è mentalmente predisposto ad attaccare un record più difficile. Se l’avvio fosse stato zoppicante (contro i Lakers, nella gara che ha chiuso la striscia, aveva totalizzato 0 su 10 dalla linea dei tre punti), avrebbe probabilmente rinviato il tentativo: visto invece che contro New Orleans la mira funzionava, ha inseguito e centrato il primato con una percentuale ancora più da fantascienza, 13 canestri su 17 tentativi.
Un aspetto ulteriormente curioso della favolosa traiettoria che Curry sta disegnando è il fatto che – proprio parlando di percentuali da tre punti – sia al secondo posto assoluto nella storia dell’Nba dietro... al suo allenatore. Curry viaggia con il 44.3 per cento, ma Steve Kerr – indimenticabile tiratore dei Chicago Bulls di Michael Jordan, che una volta gli passò persino la palla che valeva il titolo, e che ovviamente non venne fallita – ha chiuso la carriera al 45.5. Può sembrare poco, ma per scalare quell’ultimo 1.2 per cento che lo separa dalla vetta assoluta Steph dovrà sudare. Dopo il primato, Kerr ha concesso alla sua stella il paragone più lusinghiero e importante: «Jordan è la persona con l’autostima più sviluppata che io abbia mai conosciuto, ma ormai posso dire che Curry me lo ricorda da vicino. È l’unico a credere così tanto in se stesso da tirare anche da dieci metri. L’unico, con Michael».