varie, 23 novembre 2016
UNGHIE PER SETTE
Nel 1953 la Doxa lanciò un sondaggio sull’unghia del dito mignolo. Ne venne fuori che un italiano su cinque la usava “come utensile, raschietto, cacciavite”. Uno su sei se ne serviva “per igiene personale”. Settecentomila italiani maschi la portavano più lunga delle altre, ma sei su dieci non approvavano (Smargiassi, Rep).
Quelli che tengono l’unghia del mignolo lunga, per mostrare di non lavorare con le mani.
Le unghie delle mani crescono fino a 0,5 milllimetri al giorno, per un totale di 60 metri per mano nella corso della vita.
L’unghia che cresce più velocemente è quella del dito medio. L’unghia che cresce più lentamente è quella del pollice.
Crescono di più le unghie della mano dominante. Nei mancini, le unghie della mano sinistra crescono molto più velocemente di quelle della mano destra, e viceversa.
Quando la temperatura si abbassa, le unghie crescono meno.
Le unghie delle mani si rinnovano completamente ogni 6 mesi.
Chris “The Dutchess” Walton, 49 anni, cantante di Las Vegas, entrata nel Guinness dei primati per le unghie più lunghe del mondo: misurano complessivamente 6 metri e 2 centimetri (3,1 metri nella mano sinistra e 2, 92 in quella destra). La donna non le taglia da una ventina d’anni e dice di conviverci senza problemi: guida, fa le faccende domestiche, pratica sport. «Faccio solo un po’ fatica a cercare le cose nelle tasche».
L’uomo con le unghie più lunghe del mondo è l’indiano Shridhar Chillal, 78 anni. Non taglia le unghie della mano sinistra dal 1952. La loro lunghezza ha raggiunto i 9,1 metri (solo l’unghia del pollice misura 1,9 metri).
Le unghie delle mani crescono tre-quattro volte più in fretta di quelle dei piedi.
Le unghie dei piedi sono spesse il doppio di quelle delle mani.
Titolo del quotidiano "El Pais", nel 2003, sull’arrivo di David Beckham al Real Madrid: «Ha delle unghie dei piedi straordinarie, sono forti, in salute e soprattutto spesse».
Le unghie hanno lo scopo di proteggere la punta delle dita, sia delle mani che dei piedi.
Tagliare le unghie tutti i giorni, specie quelle dei piedi, aumenta il rischio che possano deformarsi, dando vita ad alcune patologie come le unghie a cucchiaio, le unghie a pinza, le unghie incarnite. A sostenerlo è un gruppo di ricercatori inglesi dell’Università di Nottingham.
Michele Scoto, di professione astrologo, consigliere di Federico II, se doveva convincere qualche scettico della scientificità dei suoi studi, non si stancava di citare una storia riportata anche per iscritto nel suo Liber introductorius, che raccontava l’incidente occorso a uno sventurato violando una regola fondamentale, nota a chiunque s’intenda un minimo di stelle, cioè che non bisogna tagliarsi le unghie dei piedi mentre l’ascendente è in Gemelli, e la luna in Pesci decrescente si congiunge alla testa del dragone: intento a tagliarsi le unghie del piede destro in questa congiuntura astrale, un tizio aveva perso ben tre dita (un passante per caso aveva urtato un maiale che grufolava lì vicino, che correndo via per lo spavento a sua volta aveva rovesciato la panca su cui erano posate le forbici, che cadendo avevano tagliato di netto le dita).
Quella baronessa che conservava in una teca frammenti delle unghie che aveva tagliato a Garibaldi.
Le unghie sono un importante indicatore dello stato di salute: se le sono fragili e si spezzano facilmente è quasi sicuramente indice di una cattiva alimentazione mentre le pellicine che si sollevano e fanno male possono essere indice di una digestione difficoltosa.
Le unghie sono fatte di cheratina, lo stesso materiale che compone i capelli: il loro colore rosato è dovuto ai piccolissimi vasi sanguigni che scorrono sotto la superficie dell’unghia. Oltre alla cheratina, nell’unghia si trovano modeste concentrazioni di oligoelementi: zolfo, selenio, calcio e potassio.
La parte dell’unghia che sporge dal dito è materiale morto. Tutto il resto, come le cuticole e il letto dell’unghia, sono vive.
Non è vero che le unghie continuano a crescere dopo la morte: il fatto è che dopo il decesso la pelle si disidrata e si ritrae esponendo maggiormente la lamina ungueale e creando una falsa impressione di crescita.
In India, nel 3000 a.C., si diffuse – solo tra gli uomini - l’uso dell’hennè per dipingere le unghie.
Tra i babilonesi gli uomini si dipingevano le unghie usando un miscuglio composto di galena, malachite e zolfo. C’erano due sole tonalità di smalto: il nero e il verde. Il nero era utilizzato dai ricchi, il verde dalle classi meno abbienti.
Nel 1500 a. C. lo smalto approdò in Cina: qui ad utilizzarlo erano le donne che avevano a disposizione una vasta gamma di colori ottenuti impastando petali di fiori, allume, gomma arabica, cera d’api, gelatina di pesce e albume d’uovo. I reali impreziosivano i loro smalti con polveri di argento, oro, o incastonando sulle unghie pietre preziose e fili metallici.
Nefertiti si dipingeva le unghie con un rosso rubino intenso (si dice che il rosso ricavato dall’hennè fosse arricchito con alcune gocce di sangue), Cleopatra utilizzava un cremisi tenue.
Uno smalto simile a quello di oggi fu inventato in America quando il boom dell’industria automobilistica permise di colorare le unghie con una versione raffinata della vernice per macchine. Nel 1920 era di moda la «Moon Manicure»: punte affilate, smalto al centro dell’unghia, ma non sulla lunetta. I colori erano rosa pallido o rosso sbiadito (il galateo sconsigliava tinte «chiassose»). Negli Anni 40 cambiò tutto: ogni signora voleva le unghie alla Rita Hayworth, più lunghe, meno appuntite e rigorosamente rosso fuoco.
Al battesimo del figlio di Liz Hurley, David Beckham si presentò con le unghie dipinte di rosa.
In una seduta alla Camera dell’ottobre 1994, il Verde Mauro Paissan insultò (dandogli dei «tangentari») alcuni deputati di Alleanza Nazionale. E quelli: «Taci, checca con le unghie laccate». Seguì una rissa che provocò tre feriti.
Quando Victoria Beckham dipingeva le unghie del suo bulldog Coco con lo smalto rosa.
Letizia Moratti cambia il colore dello smalto ogni settimana. Nei mesi invernali predilige un grigio chiamato cincillà.
Solo negli Usa, tra settembre 2014 e settembre 2015, sono stati acquistati smalti per unghie per 1,1 miliardi di dollari, in linea con l’anno precedente.
Secondo Technavio, società americana che si occupa di ricerche di mercato, il valore mondiale dei consumi legato alle unghie arriverà a toccare i 9 miliardi di dollari nel 2019. Se negli anni passati si è assistito ad una crescita nei consumi degli smalti, oggi non è più così: a vincere, sul fronte unghie, sono i servizi e i prodotti collaterali come le creme per cuticole. Il mercato italiano rispecchia appieno questa situazione: secondo Cosmetica Italia, infatti, i consumi di prodotti per le mani nel 2015 si sono attestati su 232,2 milioni di euro, +0,1% rispetto all’anno precedente. Se gli smalti hanno registrato un calo del 7% in valore rispetto al 2014, toccando i 117,9 milioni di euro, le creme, i gel e le lozioni per unghie hanno raggiunto gli 82 milioni di euro di vendite in Italia, in aumento del 12,5% sul 2014.
Nel 2015 le aziende italiane della cosmetica hanno esportato prodotti per unghie per 56,2 milioni di euro, in aumento del 16,8% rispetto al 2014.
Tra i ricercatori che nel 2006 hanno ricevuto all’università di Harvard l’IgNobel assegnati agli studi scientifici più bizzarri c’era Randolph Blake, insegnante alla Vanderbilt University di Nashville. Il professore ha scoperto il motivo per cui si rabbrividisce quando qualcuno gratta con le unghie su una lavagna: il fenomeno dipende dall’armonia, che ha un livello di frequenza «medio» insopportabile per chiunque.
La polizia segreta dello scià di Persia, la Savak, durante gli interrogatori torturava le vittime strappandogli le unghie con pinze infuocate.
In Cambogia, durante il regime di Pol Pot (1976- 1979), gli oppositori erano torturati con schegge di vetro o puntine di grammofono infilate sotto le unghie.
Secondo l’Huffington Post, soltanto un anno fa, negli Stati Uniti, un gatto domestico su quattro è stato privato delle sue unghie perché i padroni non volevano che graffiasse o facesse danni. Ora però il New Jersey sta per diventare il primo stato americano a bandire il declawing, la deungulazione. Pochi giorni fa una commissione legislativa ha approvato una norma per impedire l’esercizio della professione ai veterinari che praticano la deungulazione, definita «atto criminale di crudeltà sugli animali». Se la legge verrà approvata dall’assemblea di Stato, veterinari e proprietari responsabili delle mutilazioni saranno puniti con sei mesi di prigione e una multa di mille dollari.
Numerosi studi dimostrano che privando il gatto dei suoi artigli non solo gli si infliggono inutili sofferenze nell’immediato (è come asportare la prima falange di tutte le dita a un essere umano), ma ha conseguenze permanenti sulla sua mobilità e sulla postura, perché gli provoca dolori articolari che aumentano con l’età.
L’animale con gli artigli più lunghi rispetto al corpo è l’armadillo gigante. Lungo circa un metro, sfoggia artigli lunghi 20 centimetri che rappresentano grosso modo il 22 per cento della lunghezza del suo corpo (è come se una persona alta un metro e 70 avesse delle unghie lunghe circa 35 centimetri).
Il bradipo tridattilo passa le sue giornate appeso agli alberi della foresta pluviale a cui resta attaccato grazie ad artigli che possono raggiungere i 10 centimetri di lunghezza; avendo un corpo che ne misura circa 60, il suo rapporto corpo/artigli sfiora il 20 per cento.
Il formichiere gigante ha artigli così lunghi (10 centimetri) che cammina ripiegandoli, come fossero delle nocche. Gli artigli, per gli sdentati formichieri che a volte si trovano faccia a faccia coi giaguari, sono un eccellente strumento di difesa.
L’aquila arpia, il più grande rapace delle Americhe, vanta speroni lunghi una decina di centimetri. Fra i pennuti però il record spetta al casuario, l’uccello australiano non volatore, i cui artigli misurano circa 13 centimetri.
Onicofagia, il vizio di rosicchiarsi le unghie.
Le persone più inclini a mangiarsi le unghie secondo uno studio pubblicato sul Journal of Behavior Therapy and Experimental Psychatry: i perfezionisti, gli impazienti, i frustrati, quelli che si annoiano facilmente. Dallo studio è anche emerso che mangiarsi le unghie non è un vizio legato allo stress.
Una ricerca della Universidad del Pais Vasco dice che mangiarsi le unghie allevia lo stress.
Chi mangia le unghie è più soggetto ad avere l’alitosi, favorita dalla proliferazione in bocca dei batteri.
Studi hanno dimostrato che chi mangia le unghie rischia di incubare nella propria bocca batteri come l’ Escherichia coli.
I bambini che si mangiano le unghie hanno meno probabilità di sviluppare allergie da adulti. Lo sostengono i ricercatori della McMaster University (in Canada) che hanno analizzato mille individui da quando avevano 5 anni fino a quando ne hanno compiuti 32.
Jackie Kennedy si mordeva le unghie fino alla carne viva.
Smalti dal sapore disgustoso, cerotti, autoipnosi: i metodi usati anni fa da Britney Spears per smettere di mangiarsi le unghie dei piedi.
«Era talmente povero che quando si mangiava le unghie apparecchiava» (Giobbe Covatta).