John Vignola, Vanity Fair 17/11/2016, 17 novembre 2016
C’È VITA OLTRE CALCUTTA
[Francesco Motta]
Non c’è solo Calcutta, nel nuovo orizzonte della musica italiana che non appartiene né alla nostra tradizione melodica e neppure soltanto alla «scuola» dei cantautori. Il primo disco da solista di Francesco Motta (trent’anni da pochi giorni, pisano, un passato e due album con i Criminal Jokers, collaborazioni che vanno dagli Zen Circus a Nada) vaga senza una meta prestabilita, affiancando pop, folk e punk senza volere a tutti i costi essere una cosa sola.
Il suo album La fine dei vent’anni è un lavoro felicemente sfuggente, di passaggio, dalla prima giovinezza, quella delle illusioni, all’età in cui cambia tutto, non necessariamente in peggio. Senza paranoie, senza retorica, un pugno di canzoni, prodotte da Riccardo Sinigallia, in cui ci si può riconoscere, curate come fossero racconti, impaginate musicalmente come accade raramente, in Italia. Il pubblico, ai concerti, lo applaude, il Club Tenco gli ha appena assegnato la Targa come miglior album d’esordio: la sincerità (artistica) paga, sempre.
John Vignola