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 2016  novembre 22 Martedì calendario

PER SALVARE BOERI L’INPS INDAGA «IL SOLE» E RCS


L’Inps del presidente Tito Boeri sta andando in tilt per un’ispezione sofferta. Quella avviata nei confronti del gruppo editoriale Espresso per una presunta truffa ai danni dell’istituto previdenziale.
La vicenda è iniziata a maggio con una mail-denuncia di un dipendente del gruppo di Carlo De Benedetti allo stesso Boeri e ne ha dato notizia nei giorni scorsi Il Fatto Quotidiano. Per comprendere appieno la delicatezza della faccenda va ricordato che il presidente dell’Inps è stato per anni editorialista del quotidiano La Repubblica e che è direttore scientifico in aspettativa della fondazione De Benedetti.
Dopo la segnalazione via posta elettronica i vertici dell’Inps hanno dato delega di approfondire le accuse, a una condizione: che gli stessi accertamenti fossero estesi ad altri gruppi, a partire da Sole 24 ore e Rcs.
Prologo: tra il 2011 e il 2015 nel gruppo editoriale Espresso e nella sua consociata concessionaria pubblicitaria Manzoni spa sarebbero state commesse diverse irregolarità in materia di cassa integrazione straordinaria, prepensionamenti e demansionamenti: infatti prima di dichiarare lo stato di crisi gli organici sarebbero stati gonfiati con personale proveniente da altre società in salute del gruppo e in taluni casi anche dall’esterno, mentre 7 dirigenti sarebbero stati trasformati in quadri in modo da rendere possibile il prepensionamento. Con questi escamotage l’azienda avrebbe precostituito 117 esuberi, accedendo agli ammortizzatori sociali. Alla fine il governo ha concesso 187prepensionamenti di poligrafici e 69 di giornalisti, mentre per altri 554 lavoratori sono stati attivati contratti di solidarietà.
Un giochino simile era stato segnalato il 27 aprile 2012, quando all’Inps arrivò una prima denuncia anonima sul presunto comportamento scorretto di alcuni dipendenti dell’Istituto: alcuni di loro avrebbero inserito contributi fittizi a favore di dipendenti del gruppo debenedettiano per favorirne il prepensionamento; le direzioni centrali competenti sollecitarono l’allora direttore regionale del Lazio, Gabriella Di Michele per circa un anno per ottenere una risposta in merito ai presunti illeciti, senza esito. Solo con l’intervento dell’allora direttore generale dell’Inps Mauro Nori, la stessa direttrice rispose che «il controllo effettuato a livello amministrativo sulle posizioni dei dipendenti del gruppo Espresso è risultato regolare e, pertanto, non sembrano esserci elementi tali da suffragare la segnalazione anonima»; successivamente Di Michele è stata promossa a capo della direzione centrale Entrate, proprio quella che ha compiti di controllo sui corretti rapporti tra le aziende e l’Inps. «La stessa dirigente nel corso del 2015 è diventata la più stretta collaboratrice di direzione del presidente Boeri» sottolinea un collega.
Ma veniamo alla seconda parte della nostra storia. A maggio inizia il carteggio del presidente dell’Inps con G. D., controller di Elemedia, la società che raggruppa le tre emittenti radiofoniche (Radio DeeJay, Radio Capital e Radio Italia) del gruppo Espresso. Il 10 maggio G. D. stuzzica la curiosità di Boeri con questa mail: «Poniamo per assurdo che qualche azienda nel paese dei furbi dicesse che ha oggi 3 esuberi di personale, però 1 dei 3 è stato assunto ieri proprio per poter usufruire di vantaggiosissimi ammortizzatori sociali, qualcosa del tipo pensione anticipata o cassa integrazione. Guarda caso questo assunto ieri, arriva (ironia della sorte?) da una azienda perfettamente in utile dello stesso gruppo. Questa potrebbe essere considerata una truffa?». Un mese dopo G. D. svela a Boeri che la sua ipotesi «per assurdo» era ben radicata nella realtà: «Ho già segnalato tutto alla trasmissione Report che spero approfondisca e presto farò formale esposto alla guardia di finanza, ma sono fiducioso che lei farà le dovute verifiche e che procederà senza esitazione, a differenza di quanto ha fatto la Cgil, per riportare giustizia». Ma Boeri non è così reattivo come spera il dipendente di Elemedia. Inizialmente il presidente decide di segnalare la questione alla direzione centrale Prestazioni a sostegno del reddito, guidata da un dirigente di seconda fascia, Luca Sabatini. Una decisione quanto meno singolare.
Infatti, secondo alcune fonti della Verità, il presidente, in base allo statuto, come primo atto avrebbe dovuto informare il direttore generale Massimo Cioffi, il quale a sua volta avrebbe interessato le direzioni competenti a partire dalla Vigilanza e dalle Entrate. Solo successivamente, con dati certi alla mano, gli esiti dell’attività ispettiva sarebbero stati segnalati alla direzione di Sabatini, alla direzione Pensioni e al ministero del Lavoro che materialmente aveva emesso i decreti di cassa integrazione, in vista di un recupero di milioni e milioni di euro per le casse dello Stato.
Tutto questo non si è verificato e il presidente Boeri ha stravolto l’iter procedurale di accertamento e verifica a carico del gruppo l’Espresso, dilazionando i tempi e condizionando di fatto l’indagine complessiva sulle società di proprietà di De Benedetti datore di lavoro dello stesso presidente.
Nonostante questo cambio di programma il 4 luglio 2016 Sabatini decide di informare autonomamente Cioffi e questi comunica l’alert alle altre direzioni interessate. Quindi il dg ordina l’apertura di un tavolo tecnico sulla questione, che viene avviato a settembre; i dirigenti coinvolti decidono di informare via lettera il ministero del Lavoro subito dopo aver fatto partire l’ispezione. Il 4 novembre scorso, di fronte alla bozza di relazione da inviare al ministero (un testo di nove pagine con cinque allegati) redatta da Cioffi, tutti gli altri dirigenti coinvolti danno l’assenso per iscritto tranne Di Michele, la stessa del «controllo regolare» del 2012, la quale offre un «concordo» informale e condiziona il suo benestare a un allargamento dell’ispezione agli altri gruppi editoriali. Nella riunione del pomeriggio Cioffi nel suo ufficio accoglie ufficialmente la proposta della fidata collaboratrice di Boeri di estendere l’attività. Dopo qualche giorno viene dato mandato ufficiale di controllare il gruppo Espresso, ma contestualmente partono le verifiche istruttorie per Il Sole 24 ore e Rcs. Indagini preliminari che, sembra, soprattutto riguardo al quotidiano della Confindustria, avrebbero già dato qualche riscontro interessante.