Armando Gallo, Oggi 16/11/2016, 16 novembre 2016
SONO DISLESSICO MA CON LA MUSICA HO CONQUISTATO L’AMERICA– [Max Gazzè] Los Angeles (Stati Uniti), novembre Non sapevo nulla di Max Gazzè quando ho ricevuto una e-mail che mi invitava a vedere il suo concerto a Los Angeles
SONO DISLESSICO MA CON LA MUSICA HO CONQUISTATO L’AMERICA– [Max Gazzè] Los Angeles (Stati Uniti), novembre Non sapevo nulla di Max Gazzè quando ho ricevuto una e-mail che mi invitava a vedere il suo concerto a Los Angeles. L’artista romano si sarebbe esibito con la sua band nel leggendario club Whiskey a Go Go di Sunset Boulevard, tappa californiana di un mini-tour speciale di una dozzina di città tra Stati Uniti, Canada, Giappone e Cina. La sua performance è stata una piacevolissima sorpresa. Il concerto è culminato nel bis, con una canzone così orecchiabile e con un testo così allegro e positivo che quando è arrivato il mio turno di incontrare Max gli ho chiesto subito il titolo. «Sembra una canzone da suonare tutte le mattine quando uno si sveglia», gli ho detto. «Si intitola La vita com’è», mi ha risposto lui regalandomi un sorriso. Gli ho chiesto subito di berci un caffè il giorno dopo, prima della sua partenza per Tokyo e Shanghai. Quando sono tornato a casa e ho cercato su YouTube il brano, La vita com’è, sono rimasto di sasso: il video della canzone ha oltre 27 milioni di accessi, che per l’Italia sono paragonabili ai 270 milioni di un artista americano! Il caffè del giorno dopo è diventato una cena, che è diventata una chiaccherata che si è inoltrata nella notte losangelina. «La pittura è la mia prima grande passione», racconta. «Ho dipinto molti quadri, ho anche fatto delle mostre quand’ero più giovane. Ho incontrato mia moglie proprio quando lavorava per Mario Schifano e frequentavo molti pittori a Roma. I soldi dei primi concerti li spendevo in tele e colori». Quando ti sei sentito musicista? «Da sempre. Sono scappato di casa a 18 anni. I miei erano separati, mio padre e i suoi amici non mi avrebbero mai accettato come musicista. Andai a Londra, suonai ovunque, in Francia, in Belgio. Rimasi sei mesi in Romania a dipingere e all’inizio degli anni Novanta tornai a Roma come pittore. Il mio primo successo come musicista arrivò poi con il secondo album, in concomitanza con l’arrivo del mio primo figlio, nel 1998». Sei dislessico. Quindi hai avuto problemi a leggere la musica in spartito? «Sempre. A tutt’oggi vedo figure e non note. Lo spartito per me è un quadro geometrico. Il mio approccio istintivo con la musica è stato legato a una forma di pittura nella musica che io identificavo nei colori che provenivano dal pianoforte di mio cugino. Abitava al piano di sopra. Quando faceva lezione mi mettevo nella stanza sottostante e l’ascoltavo. Quando poi sono andato io a lezione di pianoforte, la mia maestra, una signora anziana, si accorse per caso che non sapevo leggere». Come l’ha scoperto? «Stavamo facendo un saggio, suonando a quattro mani e gli spartiti caddero per terra e mentre lei si inchinava a tirarli su io ho continuato a suonare. Suonavo a orecchio. Potevo sembrare un piccolo genio, ma ai miei tempi essere dislessico ti faceva andare dietro la lavagna, ero l’asino». Quanto è importante per te la famiglia? «È un riferimento importante per me. La separazione da mia moglie, avvenuta nel 2010 con una bambina di 5 anni, l’altra di 7 e un bambino di 12, è stata dura perché l’ho vissuta come una sconfitta, venendo da una famiglia di separati. Mia moglie se n’è andata di casa con i bambini. Per una serie di motivi ho fatto degli errori io, e sicuramente non ho colto dei segnali che hanno portato poi lei a fare delle scelte così drastiche. Un consiglio che do agli uomini: non date mai per scontata la presenza di una donna. Trovate sempre il modo di alimentare la relazione, nonostante penso sia più difficile stare insieme che separarsi. Però quando hai una famiglia bisogna trovare il modo di non separarsi. Siamo stati bravi in questi anni con mia moglie a non trasformare una situazione già di per sé drammatica in qualcosa di disastroso. Siamo, comunque, tutt’oggi una famiglia. Io ho una figlia con un’altra donna e sto per avere un altro figlio con lei. Nasce adesso, a novembre. Il quinto. Cinque figli: molto rock and roll (ride, ndr). In fondo Mick Jagger ne ha sette!».