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 2016  novembre 16 Mercoledì calendario

IN COLLEGIO! 18 RAGAZZI TORNANO NEGLI ANNI 60


Niente telefonino. Zero televisione o tablet. E ogni mattina un cucchiaio di olio di fegato di merluzzo. Non è incubo, ma la prova cui sono stati sottoposti i 18 adolescenti che hanno partecipato al programma Il collegio, presto in onda su Rai 2. I ragazzi sono stati ‘“rinchiusi” per tre settimane nel Collegio Convitto di Celana, nel Bergamasco, con una missione: prendere la licenza media del 1960. Il che vuol dire non solo lasciare a casa ogni strumento tecnologico, ma studiare latino (ai tempi si incominciava alle medie), alzarsi in piedi quando in classe entra il professore, fare i compiti senza Wikipedia. Per i Millennials, un film dell’orrore. «I ragazzi all’inizio erano sotto choc», racconta Andrea Maggi, professore di italiano e latino nello show e nella vita (insegna in una scuola media di Sacile, Pordenone). «Per loro gli smartphone sono come una protesi, si comportavano come se gli avessimo chiesto di vivere senza un braccio». Altro trauma: il taglio dei capelli. «Negli Anni 60 era richiesto un certo ordine», interviene Lucia Gravante, la sorvegliante del collegio. «Provate, però, a tagliare il ciuffo a un maschietto di oggi: entrerà nel panico più totale».

DISCIPLINA DIFFICILE
Ma lo scoglio più duro da affrontare è stata la disciplina. «I ragazzi non sono abituati a dare del lei a un insegnante», spiega Maggi. «Per loro già chiamarli professori e non prof è una cosa dell’altro mondo».
Anche i riti più semplici, per i concorrenti erano una sorpresa. «Mi facevano tenerezza in refettorio», racconta il professore. «Molti ragazzi non sono più abituati a pranzare in famiglia. A casa non c’è nessuno che li aspetta, e loro si nutrono di panini e tranci di pizza. Quasi non sanno più come si sta a tavola». Lo studio, poi, li ha messi a dura prova. «Non sono più abituati a imparare poesie a memoria, né a scrivere temi», spiega il professore. «Il latino li terrorizzava, alcuni sanno a malapena l’italiano».
Un disastro? Solo all’inizio. Poi, come ci spiegano i concorrenti, le cose sono migliorate. «Ho capito che si può vivere senza social network», spiega Ludovica. «Ci ho riflettuto e ho realizzato quanto sia un mondo finto. Questa esperienza ci ha fatto vivere la vita reale, dove le persone ti accettano per quello che sei». Le fa eco Swami: «Prima ero perennemente attaccata al telefono. Dopo il collegio si è rotto, sono stata un mese senza e non ne ho sentito la mancanza».
Anche il make-up era bandito. E, come in ogni scuola Sixties, i maschi studiavano applicazioni tecniche e le ragazze economia domestica. «Ho imparato a cucire, immagino mi potrà essere utile», commenta Veronica. Non possiamo svelarvi quanti alunni siano effettivamente riusciti ad avere la licenza media. Di sicuro l’esperimento è servito a ragazzi e adulti. «Noi insegnanti dobbiamo recuperare l’autorevolezza», osserva il professor Maggi. «Siamo spesso educatori, formatori, ma sempre meno figure autorevoli». E i ragazzi? «Hanno capito che internet è una cosa meravigliosa. Ma va usato meno per chattare, più per imparare».