Marco Valeri, Il Tempo 19/11/2016, 19 novembre 2016
E IN ITALIA MANCA SOLO L’IMPOSTA SULL’ARIA
Tasse assurde, imposte bizzarre, balzelli grotteschi? Venghino, signori, venghino: ne abbiamo da vendere. L’Italia, infatti, è senza dubbio non solo il Paese delle troppe tasse, ma anche quello delle tasse troppo strane. Già, perché come se non bastassero le solite Iperf, Imu, Ires, bolli, accise varie, Iva e simili – che forniscono in media oltre 430 miliardi di euro l’anno allo Stato – esistono una miriade di micro-balzelli, spesso locali e altrettanto spesso assurdi, utilizzati da più di qualche amministratore creativo per fare cassa. Un vero bestiario fiscale, che caratterizza negativamente il nostro Paese rispetto all’Europa. E che da tempo viene studiato da Confesercenti, che ha pubblicato nove rapporti sul tema. Che, a leggerli, fan venire da piangere o, a scelta, da ridere: dalla tassa sul raccolto dei funghi a quella sui defunti, da quella sui gradini a quella sull’ombra. Ma ci sono anche le imposte sui matrimoni, sulla memoria, sul possesso di tv e radio e persino sui turisti – la famosa tassa di soggiorno, particolarmente odiosa in un Paese che, nel turismo, ha uno dei suoi settori più dinamici, potenziale volano della ripresa.
Un po’ è colpa dei sindaci: il protagonismo di taluni primi cittadini ogni anno ripropone assurdi balzelli, come quelle sui gradini, sull’uscita di casa o sulla bandiera, basandosi su imposte multiuso (sconosciute in altri Paesi) come l’imposta di concessione governativa, l’imposta di occupazione aree pubbliche etc. «L’inventiva fiscale non ha limiti – scrive Confesercenti nel rapporto – come abbiamo già dimostrato in passato. Una volta c’erano la tassa sui pianoforti e quella sulle banane; oggi queste antiche imposte sono state abolite, ma sotto mentite spoglie operano altri antiquati balzelli». Da questo punto di vista basti pensare al caso delle accise sui carburanti che, calcola Confesercenti, costano circa 656 euro l’anno ad automobilista e sono in realtà ben 17, la più vecchia delle quali – da 1,90 Lire – è stata messa per finanziare la Guerra d’Etiopia nel 1935. Da allora – sono passati 91 anni – abbiamo forse raccolto abbastanza risorse da poter comprare un Paese straniero, più che invaderlo. Altro strascico fiscale del passato è la tassa sui ballatoi: «Anche se tecnicamente sono fuori dal campo del tributo tutti i balconi, verande e box-windows di carattere stabile», spiegano da Confesercenti, «in alcuni comuni si chiede il pagamento dell’occupazione di suolo pubblico per i soli ballatoi, quei grandi balconi, non più in uso da circa mezzo secolo, che solitamente girano interamente intorno ad alcuni palazzi storici». Caso limite? Forse. Ma le bizzarrie fiscali si applicano anche alla vita di tutti i giorni. Basti pensare alla tassa sulle ricevute: si applica una marca da bollo su ricevute di qualsiasi tipo come ricevute fiscali mediche, sanitarie, veterinarie etc. Anche in questo caso, una tassa relativa ad adempimenti fiscali pari 2 euro per le ricevute di ammontare superiore a 77,47. O alla «Tassa sulla giustizia» introdotta dal Governo Monti nel 2011, in virtù de quale si deve Contributo Unificato per un qualsiasi ricorso giudiziario da parte di un cittadino. L’importo? Fino a 1.500 euro per un ricorso principale o incidentale in Commissione tributaria provinciale o regionale, poco meno (1.466 euro) per un procedimento civile.