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 2016  novembre 22 Martedì calendario

MODULO, GOL E DIFESA: COSI’ LA FIORENTINA HA CAMBIATO VERSO

Bene, bravi, ma il bis? Del resto, alla Fiorentina, manca “soltanto” (o soprattutto) questo. Ripetersi. Mettere insieme quel benedetto filotto di vittorie (non vince due gare di fila in campionato da febbraio) che le permetterebbe di svoltare una volta per tutte. Perché per il resto, guardando i numeri, non si può non cogliere l’andamento positivo. In particolare nell’ultimo mese e mezzo. Dopo la sconfitta col Torino infatti (era il 2 ottobre scorso) in campionato i viola hanno cambiato marcia. Sei partite giocate, e dodici punti fatti. Un dato che diventa addirittura migliore se ci mettiamo anche l’Europa. In questo caso, partendo sempre dal tonfo con Belotti e compagni, il totale dice 8 gare giocate, con cinque vittorie e tre pareggi. Mica male, no? A far ben sperare è soprattutto un aspetto: questa squadra non perde. O meglio. Perde pochissimo. Soltanto due sconfitte, con Juve e Toro. Eppure la classifica resta quella. Una via di mezzo tra l’anonimato e la possibilità di pensare in grande. La Fiorentina, dopo il successo di Empoli, si ritrova all’ottavo posto, con 20 punti. Per intendersi: se il campionato finisse oggi sarebbe fuori dall’Europa. Occhio, però. Prima di tutto perché c’è sempre la gara col Genoa da recuperare e, in caso di successo, Borja e compagni si porterebbero a soli tre punti dal secondo posto. Tanta roba. La posizione, in realtà, resterebbe “ibrida”. Un settimo posto che vorrebbe dire esclusione dalle coppe. Ecco perché, dopo aver imboccato la retta via, ora la banda di Sousa deve trovare (per usare le parole di Paulo) «continuità nelle vittorie». Come? Migliorando il rendimento casalingo. In trasferta infatti la Fiorentina è un rullo compressore. In Serie A soltanto Juve e Napoli hanno raccolto più dei viola lontano da casa (ma gli azzurri hanno giocato una gara in più) e l’attacco esterno (14 gol fatti) è addirittura il migliore. Detto questo, è giusto analizzare i motivi che hanno dato questo nuovo (e incoraggiante) indirizzo alla stagione. Vediamo. Il cambio di modulo, intanto. Da Cagliari in poi la Fiorentina ha cambiato abito. E lo ha fatto una volta per tutte. Via il 3-4-2-1 e stop agli esperimenti. Sousa ha scelto il 4-2-3-1, e non lo ha più abbandonato. Uno schema che ha esaltato le individualità offensive portando con se velocità e verticalizzazioni e, quindi, risolvendo gran parte della crisi di gol che aveva colpito la squadra. Poi la formazione. È una conseguenza del punto precedente. Trovato il modulo, Sousa ha individuato pure gli uomini. E li cambia pochissimo. Di fatto, ora, la Fiorentina ha uno schieramento recitabile più o meno a memoria. Con poche eccezioni. Tomovic/Salcedo, Milic/Maxi Olivera, Badelj/Vecino. Questi sono gli unici ballottaggi, il resto è deciso. E arriviamo alla solidità difensiva. Sousa ci ha lavorato fin dall’inizio della stagione e non a caso, anche quando le cose non andavano bene, la difesa funzionava. Oggi la Fiorentina (con 11 gol subiti) è la seconda miglior retroguardia della Serie A. Solo la Juve (9) ha fatto meglio. In casa, poi, è praticamente inattaccabile. Al Franchi (dove non ha mai perso) ha preso soltanto due reti. Nessuno, per ora, ha fatto meglio. Infine, il rendimento dei singoli. Inutile girarci intorno. La Fiorentina dipende da loro. Non è un caso se il cambio di passo è coinciso con la crescita dei “senatori”. Kalinic da Cagliari ha iniziato a segnare con continuità, Ilicic è tornato su grandi livelli, Borja è migliorato e, ad Empoli, si è rivisto anche un grande Badelj. Con loro al top, tutto è più semplice. A tutto questo va aggiunta anche l’esplosione di Bernardeschi. Dalla doppietta segnata contro il Cagliari il numero dieci viola non si è più fermato, diventando addirittura il capocannoniere della Fiorentina (6 gol) in campionato. Nel nuovo ruolo è devastante: cambio di passo, fantasia, cattiveria sottoporta, strappi. Se gioca così, fa “schema” quasi da solo.