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 2016  novembre 22 Martedì calendario

MA LI NON VUOLE BERLUSCONI «FORTE»

Silvio Berlusconi ha sorpreso, addirittura spiazzato, creato uno scenario mai nemmeno immaginato. Questo. Sino-Europe Sports proprietaria del Milan, lui presidente onorario ma con ampi poteri: possibilità di intervento sugli acquisti e voce in capitolo sullo «schema di gioco». In più, Adriano Galliani ancora operativo - da amministratore delegato, l’unico ruolo che può e vuole svolgere - in una società che ha già nominato Marco Fassone per quella carica. Razionalmente, non è ipotizzabile. Non è pensabile che una nuova proprietà accetti di lasciare a Berlusconi un’operatività così ampia. Anche Urbano Cairo, presidente del Torino, ha parlato di «bella pretesa anche per Berlusconi, che è stato un così grande presidente». Il momento quindi è sempre più strano, anche perché nei ragionamenti recenti tra Fininvest e Sino-Europe si è parlato soltanto di presidenza onoraria, non operativa. Possibile allora che le frasi della notte siano dovute all’emozione da derby, da coreografia? Sì, può essere. Il grande ritratto è stato sicuramente di effetto e Lapadula ieri a Firenze ha detto di aver avuto la pelle d’oca in campo, di fronte a quel disegno. Le stranezze però restano. Le trattative italo-cinesi storicamente somigliano a quella di Suning per l’acquisto dell’Inter: tanto silenzio, poche dichiarazioni pubbliche, nessuna provocazione. Berlusconi invece a giugno ha parlato di «cinesi comunisti che mangiavano i bambini» e domenica notte ha fatto una richiesta pubblica non banale. Ai tempi della trattativa tra China Railway Construction Corp e Inter bastò molto meno - un comunicato stampa non condiviso - per far saltare l’operazione. Sino-Europe invece ieri sembrava più sorpresa che infastidita. Per capire qualcosa di più, quindi, si possono fare quattro domande, che portano a quattro possibili scenari.

1. IL PIANO A Li Yonghong avrà i 420 milioni necessari per il closing e le autorizzazioni del governo cinese? Questa è la domanda più complessa. Sino-Europe Sports sul denaro mostra grandissima serenità: i 420 milioni non sarebbero un problema. Sulle autorizzazioni invece si comincia a dubitare: c’è ritardo, si teme che non si riesca ad avere l’ok definitivo all’esportazione dei capitali entro il 13 dicembre, data del closing. Non aiuta la complessità dei meccanismi del potere in Cina: è sempre molto difficile capire se ci sono differenze di vedute o addirittura litigi tra persone influenti. Di sicuro, SES ha cambiato strutturazione almeno una volta. In estate ha presentato le lettere di interesse di China Construction Bank, Tcl, Huarong, Ping An. Questi possibili soci - i primi due certamente, gli altri con buona probabilità - non hanno trasformato l’interesse in impegno concreto. Restano Li Yonghong, sempre più protagonista, e il fondo Haixia Capital, ma non è chiaro se al gruppo si siano aggiunti i 2-3 soci previsti nel piano originario.

2. IL PIANO B Sino-Europe può chiudere con fondi raccolti in Europa? Il piano A è sempre meno probabile, quindi SES ha studiato una via alternativa: avere da banche europee i finanziamenti per Rossoneri Sport Europe, la holding che controllerà il Milan con sede in Lussemburgo. Al momento, sembra questa la strada privilegiata.

3. IL RINVIO Il closing può slittare oltre il 13 dicembre? Da contratto, no: in quella data Fininvest, nel caso in cui i 420 milioni non venissero versati, potrebbe incassare i 100 di penale. Non solo, per quella data è stata convocata l’assemblea dei soci di Fininvest. Eppure... Eppure in queste ore si comincia a sentire qualche voce su uno slittamento ulteriore, su un closing possibile fino a fine anno. Qui le risposte sono più chiare: Fininvest potrebbe concedere un rinvio solo in ipotesi eccezionali. Ad esempio, nel caso in cui - autorizzazioni dalla Cina in mano - a SES servissero pochi giorni per le procedure tecniche.

4. LO SHOCK L’operazione può saltare? La trattativa comincia ad avere analogie con quella tra Fininvest e Bee Taechaubol. La notevole cifra di acquisto, il mistero sull’identità dei compratori, l’ingresso di nuovi soci, i rinvii del closing. L’accordo allora saltò e ci si chiese se avesse avuto un ruolo l’arresto del fiscalista Andrea Baroni, finito in manette con l’accusa di riciclaggio. Baroni era tra i soci di Tax&Finance, società a cui Mr. Bee si era rivolto. Tra le due operazioni però c’è una grande differenza: i 100 milioni versati. Lo ha sottolineato anche Tavecchio, presidente federale: «Non credo che si portino 100 milioni e poi non si realizzi l’effetto. Credo sia automatico che il 13 dicembre si faccia il closing». GSR, il gruppo dei vecchi soci di Li Yonghong, in caso contrario potrebbe tornare in corsa ma è molto difficile che Sino-Europe rinunci all’operazione perdendo una cifra così ampia. Una decisione tra l’altro lontanissima dalla mentalità degli affari cinese, nazione in cui gli sprechi non sono certo all’ordine del giorno e c’è un governo a cui dover rendere conto. L’unica certezza è che non ci sono certezze. Anche le persone coinvolte nell’operazione non sono sicure del finale. Anche Galliani, che pure non ha un ruolo diretto in questa vicenda, per fine dicembre ha prenotato due voli: uno a Doha, l’altro in Brasile. Supercoppa italiana o vacanze.