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 2016  novembre 21 Lunedì calendario

LA FAVOLA DEL LIPSIA METTE LE ALI

Il nuovo ingrediente della Bundesliga è la taurina. RB Lipsia, basta la parola. Tori, scatenati e vituperati dal tradizionalismo tedesco. Fra le etichette più gentili: «Squadra in lattina», «squadra di plastica». La squadra gioca il 4-4-2 catechizzato dal 49enne Ralph Hasenhüttl, già plasmatore dell’Ingolstadt, mano austriaca sulla lavagna tattica e filo diretto col polso austriaco di chi gli sta sopra: nella stanza dei bottoni e delle lattine, mister Dietrich Mateschitz, il signor Red Bull, già infilatosi nella Formula 1, quello che «voglio vincere la Bundesliga prima di arrivare a 80 anni», oggi sono 72 e in classifica ci si è messi davvero le ali. La Germania racconta la storia della squadra senza una storia ma con un portafogli mica da ridere: Lipsia capolista, 27 punti, + 3 sul Bayern Monaco di Carlo Ancelotti, + 6 sul Borussia Dortmund e più di un motivo per dare credito a Mateschitz, primo patron di una neopromossa capace d’infilare subito (8 vinte, 3 pari) una striscia utile di 11 gare.
A EST DELLA BUNDESLIGA
L’RB Lipsia è la quinta squadra dell’Est, dai tempi della riunificazione, a calcare la Bundesliga. L’ultimo residuo dell’immaginario DDR era stata l’Energia Cottbus, retrocessa nel 2009. La storia sa sempre trovare l’incastro giusto e così il 2009 è anche l’anno in cui Mateschitz, il signor Red Bull, s’immerge nelle sabbie della Quinta Divisione per rilevare l’SSV Markranstadt e trasferirlo a Lipsia. L’idea: rilanciare una squadra dell’Est. I tifosi della Dynamo Dresda l’avevano già avvertito: guardare ma non toccare. Quelli del Lipsia Sachsen erano scesi in piazza. Quelli del Markranstadt sparsero diserbante sul campo e distrussero i tabelloni pubblicitari Red Bull, ma tra l’idea di Mateschitz e la loro resistenza ebbe meglio la prima. L’idea del signor Red Bull passa per i tori stilizzati sulla maglia e un escamotage con cui ribattezzare il club: RasenBallsport, la traduzione letterale è «sport di palla su prato», si scrive RB e ogni riferimento alla bevanda energizzante è puramente casuale. Dice l’ala conservatrice del popolo Bundesliga: non è calcio, è marketing. Dice la classifica: se il Lipsia guarda tutte dall’alto, ci sarà anche un perché calcistico.
TORI SCATENATI
Il Lipsia, in campo, è una teoria di passaggi corti, costruzione, corsa intelligente e neutralizzazione degli errori difensivi. Età media più bassa di Germania, 23.9 anni. La leadership di capitan Kaiser, la chiave di centrocampo Demme (figlio di emigrati italiani), gli inserimenti di Keita, i gol di Werner e Forsberg, i 41mila della Red Bull Arena se ne stanno beando.
Se è una favola, è una favola col lieto fine economico garantito dall’alto. Iniziale progetto d’investimento, 100 milioni di euro in dieci anni. Per il calciomercato della scorsa stagione, nella B tedesca, esborso di 18 milioni. Quest’estate, per presentarsi alla Bundesliga: 50 milioni, da cui gli acquisti di Werner e Burke, 19 e 20 anni, perle nella collana dell’attacco, e una rosa attuale che ne vale 82 contro i 582 della rosa del Bayern. Per il vivaio, infine, 35 milioni da spalmare su strutture, squadre, osservatori. È il calcio-azienda, è il calcio del capitale. È un modernismo che va di traverso a quasi tutta la Germania del pallone. Vedi l’accoglienza a Dresda col simpatico lancio di una testa di toro. Vedi i tifosi del Colonia stesi in strada per bloccare il pullman e ritardare l’inizio dell’incontro. RB Lipsia, quelli della taurina nella bibita, quelli fatti in lattina. Glu, glu, glu. E a Kaiser & company, adesso, che gliele tarpa le ali?