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 2016  novembre 21 Lunedì calendario

COSI’ ANGELA MERKEL HA CAVALCATO IL POTERE

Contro l’Europa modello Brexit, che vuole uscire da se stessa, ci sono io. Contro Trump, come neo-archetipo del populismo, ci sono io (e bisognava vederla la Merkel l’altra sera a cena con Obama con gli occhi pieni di rimpianto). E ci sono io anche contro l’espansionismo di Putin.
Purtroppo però «la ragazza», così il suo mentore Helmut Kohl chiamava Frau Angela che poi lo avrebbe tradito rubandogli il posto, anzi la «Mutti», ossia la mammina come a lungo l’hanno soprannominata i tedeschi, nella sua versione 4.0 per il quarto mandato a cui ha deciso di candidarsi presenta una serie di debolezze. E il suo rilancio su se stessa rischia di apparire fuori tempo e fuori sincrono, in un contesto interno e internazionale molto cambiato.
IL NUOVO CONTESTO
Dopo undici anni di potere, insomma, la Merkel ne vuole altri, a dispetto di tutto. Tentando il prolungamento di una stagione che sembra ampiamente esaurita. Il bipolarismo tra socialdemocratici e cristiano-sociali, che è stato il suo humus e s’è rivelata straordinaria Frau Angela nello svuotare le istanze della sinistra in parte incorporandole tramite la Grosse Koalition, è uno schema rivelatosi in fase terminale. E Alternativa per la Germania, il partito in gran crescita della destrorsa Frauke Petry, va letto come alternativa alla Merkel.
E’ donna da sistema tripolare la Cancelliera, sulla cui scrivania compare l’icona di Caterina la Grande, zarina della Russia, simbolo del potere femminile nella storia di cui la Merkel è incarnazione, dopo 11 anni da capo del governo e 16 da presidente del suo partito dove ha fatto fuori tutti i suoi avversari? E il suo pragmatismo duttile, unito ad anti-ideologismo, ad anti-populismo sistematico, a un carisma anti-carismatico e a una buona dose di opportunismo e di capacità di galleggiamento (è stato coniato il neologismo merkeln, che sta a significare: tergiversare senza prendere una decisione netta), è ancora al passo con i tempi in un Continente nel quale lei è stata ed è la figura più potente di tutte ma che è sempre più stanco e più critico nei confronti di quel multiculturalismo che Frau Angela rappresenta convintamente come s’è visto nella questioni dei profughi siriani che ha provocato notevoli problemi di gradimento sia alla sua persona sia al suo partito gonfiando le vele della destra?
GLI ERRORI
E’ cambiata la Germania, è cambiata l’Europa ma Angela ripropone la continuità del proprio comando. E del resto è una specialista delle fasi di passaggio storiche. E’ stata vice-portavoce nel 1990 dell’ultimo governo comunista della Germania dell’Est - dove è cresciuta pur essendo nata ad Amburgo 62 anni fa - e subito dopo si è fatta politicamente adottare da Kohl, il Cancelliere della Riunificazione, che l’ha nominata ministro per le donne nel primo esecutivo della Germania unita e poi titolare all’Ambiente. Settore nel quale mostrerà, e questo è solo un esempio, una delle sue caratteristiche: quella di compiere svolte improvvise, come la decisione di fare uscire la Germania dal nucleare dopo la catastrofe di Fukushima. Il personaggio, e prima si diceva della duttilità e dell’opportunismo, è proprio questo.
Quello che fece piangere la piccola profuga dicendole: «Non possiamo accogliervi tutti». E quella che più tardi, tradendo la sua weberiana «etica della responsabilità» per convertirsi a un’improvvisa etica della convinzione, ha annunciato le porte aperte per i migranti siriani nel 2015, attirandosi le polemiche nella Cdu, nella Csu bavarese ed esponendosi agli attacchi dei movimenti xenofobi e islamofobi.
MISSIONE STORICA FALLITA
La Merkel è la Merkel che nella Grecia al collasso veniva effigiata in panni da Hitler, con tanto di baffetti. E che è diventata l’alfiere europeo delle politiche di austerità e rigore, il simbolo dell’Europa e della moneta unica germanizzate, dei palazzi di Bruxelles strapieni di tedeschi o di emissari dei tedeschi nei ruoli che contano. E così facendo si è accreditata in tutti questi anni come il migliore difensore degli interessi del suo Paese e dei suoi connazionali, a cui ha proposto una narrazione semplice e unitaria che è stata la ragione del suo successo in patria. Ma insieme ha fallito clamorosamente in quella che lei stessa ha indicato come la sua missione storica: «Ridare onore all’Europa».
All’Europa tedesca l’onore lo ha dato. Per il resto, non è stata in grado di elaborare soluzioni efficaci per rendere la moneta unica sostenibile anche per i Paesi più deboli e per favorire una crescita uniforme della zona euro. L’interesse nazionale tedesco ha primeggiato su tutto. E ciò non è stato sicuramente funzionale alla creazione di soluzioni valide a risolvere le tensioni economiche, sociali e politiche che hanno tormentato il Vecchio Continente in questi anni. E che stanno producendo l’onda montante chiamata populismo. Su cui Frau Angela crede ancora di potere avere la meglio, ma probabilmente non è più lei il personaggio giusto dal quale ricominciare.