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 2016  novembre 19 Sabato calendario

DA MILANO ALL’ISIS, ARRUOLATO ANCHE IL FIGLIO DI 11 ANNI

Il palazzo è popolare ma di grande dignità. Nove piani d’intonaco rosso gestiti dall’Aler. Accanto la scuola elementare “Papa Giovanni XXIII”. Poco oltre i campi sportivi comunali. Qui in via Bologna a Bresso tutto è ben curato. Nulla s’intravede che faccia gridare al degrado. Lembo a nord di Milano. Qui l’esercito non arriverà. Qui, alla scala A, fino al dicembre 2014 ha vissuto Ahmed Taskour, classe ’69, marocchino di Casablanca. Regolare in città, impiego in una cooperativa di pulizie a 1.200 euro al mese, moglie e due figli, una ragazza di 16 anni e un bimbo di 11. Poi la scelta: partire per le terre di Daesh. Arruolarsi nelle file nere del Califfato. Da ieri su di lui pesa un’ordinanza di custodia in carcere emessa dal Tribunale di Milano. Ordinanza non eseguita, perché Taskour è ancora nella zona tra Iraq e Siria.

Lui, Ahmed, ma anche il figlio, radicalizzato, giovane soldato dello Stato Islamico capace di dire: “Faccio gli auguri a tutti i nostri fratelli musulmani e ai soldati del Califfato in Francia per questa operazione benedetta e a voi crociati questo è l’inizio della pioggia e i nostri soldati vinceranno”. Parla così il piccolo A.T., nato a Milano nel 2005 e ora nelle terre dell’Isis.

Compare in un video con il padre. Il filmato viene postato su Youtube attraverso i canali del Califfato pochi giorni dopo il massacro alla sala concerto Bataclan del 13 novembre 2015. C’è il volto del presidente Hollande che annuncia i bombardamenti, le immagini del venerdì nero e quelle dell’assalto al market kosher del 9 gennaio 2015 (due giorni dopo la strage di Charlie Hebdo) sempre a Parigi.

C’è il baby-jihadista e il padre che avverte: “Stiamo arrivando nelle vostre case con il consenso di Allah”. In sottofondo la canzone Avance Avance, creata dallo Stato islamico il 21 ottobre 2015 e utilizzata per la prima rivendicazione degli attacchi parigini del 14 novembre. Oggi Ahmed ha la barba. Con lui a Daesh il figlio, ma non la moglie e l’altra bambina. Nulla si sa di loro. La Digos di Milano inciampa nel nome di Taskour nel 2013, quando due persone vengono espulse. Nei supporti informatici di Mohamed Bouiri, anche lui marocchino, sono annotati i riferimenti di Taskour e dei figli.

Da quel momento, l’uomo finisce sotto la lente dell’antiterrorismo. Viene così fotografata la sua radicalizzazione quotidiana, attraverso il web ma anche grazie a rapporti personali ancora coperti dal segreto investigativo. Alla fine del 2014, il ministro dell’Interno per lui firma l’espulsione. La Digos arriva in via Bologna, ma in casa non c’è più nessuno.

L’indagine così inizia il suo percorso a ritroso. Si capisce che il marocchino ha programmato il viaggio durante le vacanze di Natale per non insospettire la scuola dei figli. Di più: ha acquistato i biglietti aerei di andata e ritorno. Ha chiesto l’anticipo del Tfr spiegando che il denaro serviva per operare la madre. Ha chiesto e ottenuto un finanziamento di 8 mila euro (in totale porterà via circa 20 mila euro). La famiglia parte il 22 dicembre 2014 con volo diretto a Istanbul. Da qui, tutti (si suppone anche moglie e figlia) si trasferiscono in Iraq. Questo è dimostrato dai tabulati telefonici che il 3 gennaio 2015 ne fissano la presenza in una zona imprecisata del territorio iracheno occupato dall’Isis.

È evidente che dopo la mancata espulsione, le modalità del viaggio e la presenza in zone occupate da Daesh confermano alla Digos la scelta di Ahemd Taskour di unirsi alle brigate del terrorismo. Il video chiude il quadro. E aggiunge un dato da non sottovalutare. “Taskour – scrive il giudice – ha messo a disposizione dello Stato islamico e dei suoi progetti di terrorismo internazionale suo figlio di 11 anni, determinandone l’addestramento e facendolo comparire in un ruolo pubblico di minaccia”.

Di più: “Il fatto che Taskour compaia in un video di rivendicazione dimostra un ruolo di assoluto rilievo all’interno dell’organizzazione”. Il video, dunque. Che si conclude con immagini di cinture esplosive preparate e portate per le strade dell’Occidente. Poi l’ultimo verso della canzone: “Avanzate, non retrocedete, non capitolate, con la spada in mano, sgozzateli, uccideteli”.