Alessia Grossi, Il Fatto Quotidiano 21/11/2016, 21 novembre 2016
GLI STRANI CASI EUROPEI DEI FUMATORI SPECCHIO
Quell’uomo intubato sul letto d’ospedale sono io”. Chi glielo doveva dire al signor F.J.T.A., abitante di Borio in Galizia, Spagna, che il suo calvario non sarebbe finito con l’operazione alla schiena e l’inserimento di protesi di titanio? Come se non bastasse, infatti, tre anni dopo essere passato per la sala operatoria e la riabilitazione l’uomo si rivede lì in bella mostra su un pacchetto delle sue solite sigarette dal tabaccaio. Quell’uomo intubato era lui. Potete giurarci. Almeno così racconta il 54enne spagnolo al giornale gallego La Voz de Galicia, specificando anche il momento in cui secondo lui gli avrebbero rubato quello scatto, e cioè nel pre-operatorio, che poi è l’unico istante in cui lo avrebbero attaccato al respiratore ed era incosciente.
C’è di più: il suo vero calvario ora è camminare per strada senza che nessuno lo fermi perché lo riconosce come “quello sul pacchetto di sigarette”. Così, stanco di tutto questo, va dalla Guardia Civil a sporgere denuncia: qualcuno sta usando la sua immagine senza il suo consenso. Oltreché “associarla a una scritta: ‘Il fumo causa ictus e disabilità’ non veritiera”, afferma l’uomo, ancora vivo, ricoverato per un problema alla schiena e non per le patologie indicate sul pacchetto.
La sua denuncia finisce al Servizio sanitario gagliego che, anche, grazie all’eco dei giornali (la notizia è uscita ovunque), si prende a cuore la storia e dice che indagherà per accertarsi che quello riprodotto su milioni di pacchetti di sigarette non sia il paziente passato per l’ospedale Clinico di Santiago.
Un caso di somiglianze internazionali
“Quello è mio padre”, giura Serge dal canto suo. Joseph è morto sei anni fa in seguito alle complicazioni di un ictus e a pochi giorni dall’anniversario, a giugno di quest’anno, la vedova e i suoi figli ricevono quella che definiscono “una pugnalata al cuore”: lo vedono “testimonial” della campagna di packaging antifumo.
Il figlio Serge e la famiglia furiosi iniziano una battaglia per vedere ritirato il volto del caro defunto dalle sigarette, mentre continuano a ribadire che nessuno abbia mai chiesto loro di fotografare Joseph mentre era in ospedale, malato e in coma.
“Quell’uomo è mio marito”, spergiura invece ai primi di giugno una viennese al vedersi davanti l’immagine scioccante dell’uomo attaccato alle macchine sul pacchetto di tabacco.
La donna nel vederlo resta sconvolta, tanto più che il suo consorte non ha mai fumato in vita sua e neanche lei ha mai firmato nessun permesso per l’utilizzo della sua immagine. Così insieme a 130 amici mette su una petizione per chiedere all’Unione europea di ritirarla dal mercato.
In seguito alla richiesta, la Commissione europea – Istituzione impegnata nella campagna anti-tabagismo – ha negato che la persona rappresentata fosse il marito morto della signora di Vienna, spiegando soltanto che si tratterebbe di un uomo tedesco di cui però – per motivi di privacy – non può ovviamente rivelare l’identità.
Questo dopo che già il General Hospital di Vienna aveva escluso la possibilità che qualcuno avesse ritratto l’uomo in fin di vita mentre era ricoverato nelle sue corsie.
L’Ue spiega l’origine delle foto
Prima dei casi di Galizia, Belgio e Austria, già a marzo, a Barcellona, la vedova di Patrick Jacquemyn aveva intento una battaglia legale contro l’Ue per far sparire la foto di suo marito – morto di linfoma a Valenzia nel 2010 – dagli imballaggi. Il caso è ancora nelle mani del Tribunale di Giustizia europeo, dopo che un alto tribunale ha già dato ragione all’istituzione europea a cui la signora aveva chiesto 27 milioni di euro di danni e che, oltre a continuare a negare qualsiasi abuso sulle immagini dei malati, spiega di essere a conoscenza di diverse denunce dello stesso tipo arrivate finora ai suoi uffici. Accuse arrivate anegli ultimi giorni anche da un uomo di Torino, che nella stessa immagine ha riconosciuto suo padre e a cui la Commissione si dice estranea.
Le foto, infatti, farebbero parte di una galleria messa a disposizione dei paesi aderenti alla direttiva. Un “catalogo delle immagini (e delle avvertenze combinate relative alla salute) – scrive la Commissione sul sito – che vanno da bambini che respirano fumo passivo a quelle più forti di organi attaccati da vari tumori. Ma evidentemente la polemica sulla diritti d’immagine non è cosa nuova per la Commissione che infatti sul sito mette a disposizione una pagina intera di Faq (Frequently Asked Questions, le domande ricorrenti degli utenti) in cui spiega, tra le altre cose – pur non potendo rivelare l’identità di chi compare sui pacchetti –, che le foto sono state raccolte da aziende esterne per un budget di 600 mila euro e analizzate, prima di essere pubblicate da un equipe giuridica che si è assicurata che potessero fossero essere rese pubbliche, oltre a venire sottoposte a 8mila persone in 10 stati membri per misurare la risposta cognitiva e emotiva che provocano. Una risposta diversa da questo rivespecchiarsi nelle immagini, quella che – pensando anche all’effetto del nuovo packaging in Australia (è in vigore dal 2012) –, l’Ue si sarebbe aspettata. Stando agli ultimi dati, infatti, in Australia per il 18% dei non fumatori il nuovo packaging avrebbe influito sulla decisione di non iniziare, mentre il 16% di chi ha smesso dice che le immagini li ha resi meno propensi a ricominciare. Ecco perché, “il nuovo imballaggio – per Margaret Chan, direttore generale dell’Oms – riduce l’attrattività. Si uccide il fascino, il che è appropriato a un prodotto che uccide le persone”.
“Un grande potenziale”, secondo il Dr. Oleg Chestnov, Vicedirettore generale per le malattie non trasmissibili che sostiene che “un potente strumento globale per affrontare la piaga del consumo di tabacco”. Tabacco consumato da un miliardo di persone al mondo, 10,3 milioni in Italia e che uccide quasi 6 milioni di persone l’anno, 8 entro il 2030 se gli attuali provvedimenti non invertissero la tendenza. Risultati positivi si sono riscontrati anche in Canada, in Thailandia e Brasile dove le immagini sono state introdotte tra il 2002 e il 2005. Pur non essendoci ancora l’evidenza scientifica di un calo delle vendite legate al solo packaging, secondo varie pubblicazioni è chiaro che confezione, forma e modo di apertura dell’involucro incidano sulla percezione dei fumatori.