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 2016  novembre 20 Domenica calendario

RUGBY, LE PRIME VOLTE CHE CAMBIANO LA STORIA

Ci sono giorni che entrano di diritto nei libri di storia. Perché viene abbattuto un muro. E da quel giorno esatto sai che quel muro non sarà più ricostruito. È caduto, c’è un varco. Per sempre. E ci puoi passare più facilmente. Giusto giusto da quel giorno. Nello sport è un muro fatto di tante cose. Ma soprattutto è un muro mentale, psicologico. Che se lo abbatti ti aiuta a scalare la montagna sapendo che sì, la strada è tracciata e se vuoi, si può fare.

SNOBBATI Mentre in Italia il rugby giocava i suoi primi campionati, (il primo nel 1929), le Unions britanniche giocavano l’Home Championship (il Quattro Nazioni) dal 1883, dal 1910 c’era anche la Francia... L’Italia? Non era sulla cartina geografica del rugby...

LA SVOLTA Il rugby italiano deve dire grazie, oggi, a un gruppo di formidabili guerrieri e dei loro condottieri, che piano piano, tenacemente, sfidarono lo snobismo, accettarono umiliazioni, ma insistettero a sfidare formazioni minori, rappresentative secondarie, mai una squadra titolare che si abbassasse ad affrontare l’Italia. Crescendo. Fino agli anni ’90, meravigliosi, in cui l’Italia di muri ne ruppe uno dopo l’altro. Partite vere e vittorie vere a ripetizione sul finire degli anni ’90. L’anno magico fu il 1997. Due anni prima era arrivato lo scalpo, il primo, che diede una spallata alle certezze britanniche. Il 6 maggio 1995 la vittoria sull’Irlanda, a Treviso. C’era il piede di Dominguez semplicemente divino che tenne in piedi gli azzurri. Poi la meta di Vaccari e il trionfo. Il muro era rotto. Quell’Italia, presa per mano da Georges Coste, ha demolito le certezze di molti, ha scavato negli azzurri d’allora certezze granitiche e orgoglio infinito: il 22 marzo 1997 la partita che di fatto lanciò l’Italia verso il Sei Nazioni: battuta la Francia, a Grenoble. La Francia vera, non quella «A», finalmente. Era l’Italia dei Cuttitta, di Vaccari, di Francescato, di Troncon… E di Dominguez. Era l’Italia che, dopo quel 40-32, il 22 marzo 1997, battendo in trasferta la dominatrice del Cinque Nazioni (col Grande Slam), la Nazione che quell’anno dominò le coppe europee coi club, chiese di creare il Sei Nazioni. E Sei Nazioni fu. E che debutto: il 5 febbraio 2000, la neo entrata battè i campioni in carica della Scozia. La prima meta del Sei Nazioni? Di De Carli, oggi coach degli avanti azzurri. Dominguez fece il resto: 34-20. Ma la Scozia l’avevamo già battuta a Treviso, due anni prima. Mancava il Galles: festa arrivata nel 2003 (ancora meta di De Carli e Domnguez in cattedra). Un muro dopo l’altro, adesso è caduto il muro degli Springboks. Gigantesco.