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 2016  novembre 20 Domenica calendario

RIFORME PER LO SVILUPPO, L’ATTUAZIONE SALE AL 78%

L’applicazione delle grandi riforme procede: la percentuale è ora al 77,9%, cinque punti in più rispetto al 72,6 di metà luglio, prima della chiusura delle Camere. Anche il premier Renzi l’altro ieri ha sottolineato, presentando i primi mille giorni di attività del Governo, il procedere dell’attuazione, che dall’insediamento nel febbraio 2014 a oggi ha fatto registrare un +32 per cento (il dato si riferisce, però, al complesso delle riforme, mentre il rating del Sole 24 Ore si concentra sulle manovre di taglio economico).
Il balzo in avanti è stato favorito anche dal mancato afflusso di nuove riforme. Situazione che, molto probabilmente, resterà tale fino al termine dell’anno, perché, tolta la manovra e il decreto fiscale, le altre leggi per la crescita e il rilancio dell’economia - dal disegno di legge sulla concorrenza a quello sul processo civile - sono ferme in Parlamento. E mentre l’attenzione della politica, almeno fino al 4 dicembre, si concentrerà sul referendum costituzionale, l’attività della Camera al momento è monopolizzata dalla sessione di bilancio e subito dopo toccherà al Senato. E questo significa dover lasciar indietro le altre proposte.
Un periodo favorevole al Governo per cercare di spingere sull’acceleratore dell’attuazione, in modo da ridurre al minimo lo stock dell’arretrato, in vista di un aggravio del lavoro che arriverà con la manovra di fine anno (si veda anche l’articolo sotto).
L’ultima legge di Stabilità - fatta di un unico articolo e 999 commi - aveva portato una dote di oltre 150 decreti applicativi. Tant’è che le performance dell’attuazione avevano subito a inizio di quest’anno un arretramento, passando - proprio per effetto del carico della ex Finanziaria - dal 72,6 di dicembre 2015 al 66,7 dello scorso febbraio. Sull’applicazione della Stabilità c’è stato, nel corso dei mesi successivi, un recupero, che ha consentito di adottare 65 decreti.
Ora ne restano 71, ma - come è accaduto anche per altre riforme - il totale dei provvedimenti previsti si è intanto ridimensionato a 136, perché alcuni atti possono risultare non più necessari in quanto superati da nuove norme. Tanto che il taglia-leggi introdotto dalla riforma Madia della pubblica amministrazione ha fatto pulizia delle disposizioni inutili, eliminandone oltre 50 tra le più datate.
Intervento che ha interessato, in particolare, le manovre economiche varate durante i Governi Monti e Letta, che in principio avevano bisogno, per diventare pienamente operative, di 835 decreti, ora ridotti a 663. Considerando tale fenomeno di erosione, attualmente lo stock complessivo previsto per attuare le riforme economiche degli ultimi tre Esecutivi - 8 quelle di Monti, 11 di Letta e 16 di Renzi - è di 1.092 atti, di cui 241 ancora da adottare e di questi ultimi 117 sono già oltre il tempo limite fissato dal legislatore.
Sulla progressione del lavoro attuativo ha inciso anche un altro fattore, pure questo introdotto dalla riforma Madia della Pa: il silenzio-assenso imposto al concerto tra ministeri, considerato il vero collo di bottiglia del percorso dell’attuazione. In passato, infatti, i provvedimenti, nella spola tra i vari dicasteri, finivano per rimanere impigliati nella burocrazia degli uffici. Ora, invece, quando a un decreto lavorano più amministrazioni, il via libera ha tempi certi e, in mancanza del concerto, interviene direttamente il Governo.
C’è, però, da considerare che il carico dei decreti applicativi deve tener conto anche di un cantiere parallelo che è quello delle leggi delega, il quale determina un effetto matrioska, poiché i decreti delegati a loro volta rimandano ad altri provvedimenti applicativi. È il caso, per esempio, del jobs act, che ha fatto arrivare al traguardo tutte le deleghe previste, che a loro volta rimandano ad altri 71 atti. Così anche la delega fiscale, che richiede, oltre ai decreti legislativi, altri 51 provvedimenti. Stesso discorso per la riforma della pubblica amministrazione: la prima tranche applicativa rinvia a oltre cinquanta altri provvedimenti.