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 2016  novembre 19 Sabato calendario

VERSTAPPEN, L’HARRY POTTER DEI SORPASSI VI STUPISCE COSI’

«Toh, ma guarda quello come sorpassa…». Eravamo in Malesia, un anno fa, e Max Verstappen alla sua seconda gara in Formula 1 al volante della Toro Rosso dava il via alla serie delle vittime illustri, cominciando con il futuro compagno di squadra Daniel Ricciardo. Attacco all’esterno della prima curva di Sepang e sorpasso sulla Red Bull in uscita dalla seconda. Applausi. Ne sono successe di cose da quel giorno, e nel frattempo il ragazzino di 17 anni che si era affacciato nei GP con la patente di predestinato, suscitando un po’ di scetticismo, è diventato uno dei grandi protagonisti del Mondiale, capace di dare del «tu» ai campioni affermati e di generare entusiasmo con i suoi attacchi spettacolari.

TRAIETTORIE L’ultima gara in Brasile lo ha consacrato. Perché il bambino cattivo, che tanto ha fatto discutere con le manovre difensive di Spa e Suzuka ai danni di Kimi Raikkonen e di Lewis Hamilton, sotto il diluvio di Interlagos ha mandato in scena un festival di sorpassi d’alta scuola, rimontando in pochi giri da 11° a 3°. Abbastanza da scomodare il paragone con il mito Ayrton Senna. In particolare, la mossa con cui ha infilato il leader iridato Nico Rosberg in uscita dalla «esse» di Senna (coincidenze…) è stata da cineteca. Forse il miglior sorpasso in assoluto fatto vedere in due stagioni da Verstappen. L’olandesino, che l’anno prima aveva superato Sergio Perez proprio in mezzo alla stessa curva, stavolta si è inventato una traiettoria esterna larghissima, trovando l’aderenza sul bagnato dove nessuno pensava fosse possibile.

ADERENZA È tornata in mente una frase detta una volta da Martin Brundle sullo stesso Senna: «Ayrton sapeva che grip ci sarebbe stato in una curva prima ancora di entrarci con la macchina…». È così anche per Verstappen, che infatti sembrava viaggiare sull’asciutto rispetto agli altri, complici anche le gomme più fresche negli ultimi giri. Però, quando ha bruciato Raikkonen e Rosberg sulle ripartenze, questo vantaggio non c’era. «Max ha messo a frutto l’esperienza di chi corre in kart», ha notato Christian Horner. E infatti, chi viene da lì sa che sotto la pioggia l’aderenza può essere maggiore fuori traiettoria, dove non si formano rivoli. Non a caso Verstappen, quando era dietro alla safety car, andava a saggiare l’esterno delle curve per misurarne la tenuta.

DECISIONE È tutta questione di sensibilità. Siamo di fronte a un funambolo destinato a stabilire nuovi limiti. E pazienza se qualche volta «esagera» mettendosi nei guai. Max è la ricetta contro la noia. Emanuele Pirro, plurivincitore della 24 Ore di Le Mans, ha coniato un neologismo felice: «Verstappen ha portato in F.1 i sorpassi 2.0». Già, come se fossimo di fronte all’evoluzione della specie. Quello che impressiona di più sono il coraggio e la tecnica. Fateci caso: Verstappen entra deciso, colpisce subito, e quasi mai arriva al contatto plateale con un’altra vettura. «Quando era bambino, ho capito che aveva qualcosa di speciale perché superava chi gli era davanti senza mai perdere tempo nel sorpasso», ha raccontato una volta il padre Jos.

VARIETA’ Ma c’è un altro particolare: la varietà di soluzioni offensive dell’olandese. Capace di attaccare in tutti i modi. Gli esempi non mancano, cominciando dal 2015: il sorpasso su Felipe Nasr all’esterno del curvone Blanchimont a Spa; quello su Fernando Alonso nella prima curva di Suzuka; i due in staccata su Perez e Marcus Ericsson in Cina. Mentre quest’anno, prima del Brasile, c’era stata la meraviglia di Silverstone, quando Max sul bagnato ha disorientato Rosberg nelle curve Becketts. Per finire con l’altro sorpasso su Sebastian Vettel fra le curve Mergulho e Juncao, sempre a Interlagos. Solamente Hamilton finora si è «salvato». Quando toccherà a lui?