Luca Bianchin, La Gazzetta dello Sport 18/11/2016, 18 novembre 2016
GAGLIARDINI: «IO IL POGBA BIANCO? SI’ MI RIVEDO IN LUI»
Quando nemmeno pensi a lui, spunta Gagliardini. In campo succede tre-quattro volte a partita: Roberto è lontano, poi recupera con quelle gambe lunghe e allora devia, intercetta, tocca palloni che in teoria non gli appartengono. In Nazionale è successo una volta, ma ha fatto rumore: preparazione di Liechtenstein-Italia e Italia-Germania, Marchisio si fa male e Ventura chiama lui. Un ragazzo di 22 anni, non titolare in Under 21, con sole quattro partite dall’inizio in Serie A. È andata così anche tanto tempo fa. Torneo a Genova per i ‘92 dell’Atalanta, in cui giocava il fratello Andrea. Roberto va con papà ad accompagnarlo e ha la testa bassa. Il maestro Bonifaccio, insegnante di calcio per una vita, capisce tutto con un’azione di anticipo, lo guarda e gli dice due parole: «Dai, vieni». Gagliardini junior si illumina e, come in tutte queste storie di predestinazione, svolta: va a Genova da mascotte, poi un centrocampista si fa male e lui, bambino del ‘94, gioca due anni sotto età contro società da Champions.
Roberto, c’erano più possibilità che Trump vincesse o Gagliardini andasse in Nazionale?
«Trump, sicuro».
Che Gagliardini andasse in Nazionale o il Leicester diventasse campione?
«Per voi, il Leicester. Per me no. Io ci ho sempre creduto, la Nazionale era il mio obiettivo».
Com’è stato quello spogliatoio?
«Positivo, anche oltre le previsioni. Ho giocato con persone che tempo fa vedevo solo in “tele”. Lo spogliatoio però è... normale. Insigne e Verratti scherzano, altri sono silenziosi ma va così in tutte le squadre».
Chi sono i leader? Buffon? Bonucci?
«Loro due e De Rossi hanno sicuramente carisma ma in generale capisci perché tutti sono diventati campioni: hanno sempre la parola giusta e gli scherzi diminuiscono quando si avvicina la partita».
L’uomo della settimana è stato Belotti, altro bergamasco. Vi conoscete bene?
«Abbiamo giocato contro in Primavera: AlbinoLeffe-Atalanta. Non si pensava diventasse così, invece è proprio bravo. Un rompiscatole, attacca tutti, si muove bene, fa gol».
L’Under 21 invece sembra l’Atalanta...
«Io, Conti e Caldara siamo cresciuti insieme. Caldara è il più serio, il più professionista, preferisce i libri ai videogiochi. Conti è un po’ testa matta ma nel senso buono. A volte si arrabbia, ma poi gli passa. Grassi... che si può dire? Grassi è il più imprevedibile. Insieme però stiamo bene».
E Gagliardini com’è?
«Se volete difetti, dicono che parlo in fretta e soprattutto mi dimentico tutto. Una volta, da piccoli, io e mio fratello siamo andati al campo ma abbiamo dimenticato la borsa a casa. Tutti e due!».
Vi hanno riportato indietro?
«No, è servito di lezione. Adesso in realtà mi ricorda tutto Nicole, la mia ragazza. Io dico che è la mia segretaria».
Che fa nella vita?
«Ha 19 anni, ha appena iniziato Scienze dell’Educazione. Le piacciono i bambini e chi lo sa, magari tra due o tre anni...».
Va bene, è presto. Parliamo di calcio. Come va con Gasperini?
«In allenamento ci distrugge ma va benissimo. Con me ha avuto un gran coraggio. Ricordo un allenamento prima di Atalanta-Napoli, mi ha dato la casacca dei titolari e ho pensato “Oh, vuoi vedere che...”. Lo ha fatto veramente».
Vero o falso. Gasperini è l’allenatore che ha sfruttato meglio Gagliardini?
«Vero».
Gagliardini deve migliorare nel controllo di palla.
«Falso. Devo crescere in tutto quello che è tecnica».
Gagliardini è lento.
«Falso! Me lo dicono ma io non ho mai visto un giocatore di 1.90 veloce. L’importante è velocizzare la giocata. Pirlo non era veloce ma la palla andava».
Gagliardini da bambino prendeva un sacco di botte.
«Mah, non ero tra i più alti però prendere botte non vuol dire nulla. Anche Messi le prende, ma solo perché è troppo forte. Diciamo che ora ne prendo un po’, ma le do anche...».
Su internet si legge di uno scontro con Koulibaly: lui per terra, Gagliardini in piedi.
«Siamo saltati per colpire di testa e in effetti... credo che lui abbia preso una testata».
Che cosa chiede Gasperini, a parte saltare con Koulibaly?
«Quando non abbiamo la palla, soprattutto aggredire e raddoppiare sulle punte. In attacco, semplificando, la prima cosa è verticalizzare per gli attaccanti. Mi sono sempre sentito mezzala, ma con lui gioco bene anche nel centrocampo a due».
Il mister dice che Gagliardini può diventare un Pogba bianco.
«Pogba è il più impressionante che abbia mai visto. Ricordo un duello sulla fascia con Baselli, ha allargato un braccio e Base è volato via. Pogba è fortissimo, troppo più forte, però mi rivedo in lui».
Da piccolo invece chi era il mito? E la squadra preferita?
«Ho sempre tifato solo Atalanta. Ricordo un gol su punizione di Marcolini visto dalla tribuna, poi Rustico, Foglio... Sono già carico per la partita di domenica con la Roma: mi aspetto una bolgia».
Quindi 100% bergamasco.
«Mio papà è marchigiano, mia mamma siciliana. Però sì, mi sento un bergamasco vero. Si dice che siamo lavoratori e a me in effetti piace arrivare 40 minuti prima all’allenamento o fermarmi dopo in palestra».
E dopo la palestra? Videogiochi come si legge?
«Sì, ho anche la mia squadra a Fifa Ultimate Team. Walker-Otamendi-Sakho-Clichy in difesa, Xhaka-Coquelin-Fellaini in mezzo, Sterling-Lukaku-Martial».
E il nome della squadra?
«Gagliari. Con la G, come Gagliardini».