Filippo Santelli, la Repubblica 18/11/2016, 18 novembre 2016
I NUOVI CONCIERGE 2.0 FRONTIERA DEL TURISMO DIGITALE
Quando sei a Roma, fai come i romani. È in un proverbio inglese la formula della vacanza indimenticabile. Un volo economico e un bell’albergo in centro contano. La differenza però è vivere esperienze uniche. «Quando abbiamo iniziato tutti parlavano solo di aerei e hotel», racconta Alessandro Petazzi, 41 anni. Musement, la piattaforma online che ha fondato nel 2013, mette invece in vetrina decine di attività, in 450 città del mondo: dalla classica visita al museo al tour enogastronomico, dalla gita fuori porta a un pomeriggio alle terme. «Ora ne parlano tutti, una bella soddisfazione ». Già, nel settore delle attrazioni locali si stanno buttando uno dopo l’altro tutti i colossi del turismo digitale. Booking per esempio, la più grande agenzia online al mondo, ha appena lanciato Experiences in alcune mete selezionate, Roma compresa. E da ieri ecco che Airbnb offre in dodici centri globali, tra cui Firenze, le sue “esperienze” e i suoi “luoghi”. Avventure in stile sharing economy: persone del posto che promettono un assaggio di vita locale, la loro.
Per capire tanto affollamento basta seguire i soldi. Nel mercato globale del turismo, 1.400 miliardi di dollari l’anno, le attività “sul posto” restano una fetta minore, circa 160 miliardi. Ma ancora frammentata in una miriade di piccoli operatori, per lo più offline: prenotiamo tour e ristoranti solo una volta arrivati. Chi si affida al concierge dell’hotel, chi compulsa la Lonely Planet. E anche nella nuova versione digitale, lo stile oscilla tra questi due estremi. Booking e Expedia, ma anche Musement e il concorrente tedesco GetMyGuide, vogliono essere concierge 2.0, assistenti potenziati. Stanno sperimentando i chat bot, intelligenze artificiali che dialogano come uomini in carne e ossa, consigliandoci come arrivare in centro o dove prelevare contanti. Usano la localizzazione dello smartphone per suggerici un museo vicino, il tempo di attesa, e per farci comprare il biglietto. Accumulano tonnellate di dati su di noi, su quello che cerchiamo, sicure di proporci ciò che davvero vogliamo.
Anche Airbnb, da buon campione della Silicon Valley, ha questa anima tecnologica: come ha mostrato l’ad Brian Chesky Trips metterà in fila tutte le nostre prenotazioni, costruendo un percorso facile da seguire. Ma rispetto alle agenzie viaggi digitali o ai siti di recensioni come Tripadvisor appartiene a una nuova generazione, quella degli Uber e dei Bla-BlaCar. E come ha fatto nel mercato degli alloggi, aprendoci le case delle persone, promette di aggiungere all’efficienza degli algoritmi un bel pizzico di Lonely Planet, il fattore scoperta incarnato dalla sharing economy: «Agli albori le offerte via web si sono imposte per immediatezza e convenienza », spiega Francesco Saviozzi, professore di strategia e imprenditorialità alla Sda Bocconi, esperto di digitale. «Ma i servizi di condivisione hanno aggiunto la componente umana, quella dell’inatteso, che un algoritmo fatica a dare».
Una nicchia da Millennials, giovani avventurieri sotto i 40 anni? Al momento sì, in fondo per gran parte dei turisti stranieri che visitano Firenze, Uffizi e chianina bastano per ricordi indelebili. Ma una nicchia unica per cui i viaggiatori sono disposti anche a spendere di più, in cui la concorrenza non è quella selvaggia, tutta prezzi e sconti, di voli e hotel. E che come è successo per l’ospitalità rischia di imporre un tono diverso a tutto il settore turistico, attirando sulla piattaforma, accanto al cercatore di tartufi toscano e al samurai giapponese anche i professionisti di attività e escursioni, magari i musei. Arriveranno le polemiche, su fisco e concorrenza sleale. Ma il beneficio per l’Italia, che ai turisti vende uno stile di vita, è evidente.
Airbnb ci si butta con tutta la freschezza del suo marchio e risorse sconfinate, solo nel 2016 ha raccolto fondi per 1,5 miliardi di dollari. «Non temiamo la concorrenza », dice Petazzi, la cui Musement ha appena attirato un investimento tra i più alti in Italia, da 10 milioni: è la prova che ci aveva visto giusto. A tremare però sono pure i giganti Booking, Expedia e Tripadvisor, loro che puntano tutto su prezzi e efficienza. Airbnb, ha mostrato Chesky, permetterà presto di prenotare voli, ristoranti e auto. Ma la sua visione è che i viaggi inizieranno altrove. Attorno alle esperienze.