VARIE 17/11/2016, 17 novembre 2016
APPUNTI PER GAZZETTA - LA SUPERVERITA’ LASTAMPA.IT Una delle più struggenti storie della storica campagna elettorale americana del 2016 resta la profezia del musicista Kurt Cobain, nel 1993, un anno prima di suicidarsi: «Alla fine la mia generazione sorprenderà tutti
APPUNTI PER GAZZETTA - LA SUPERVERITA’ LASTAMPA.IT Una delle più struggenti storie della storica campagna elettorale americana del 2016 resta la profezia del musicista Kurt Cobain, nel 1993, un anno prima di suicidarsi: «Alla fine la mia generazione sorprenderà tutti. Sappiamo che i due partiti giocano insieme al centro e, quando matureremo, eleggeremo finalmente un uomo libero. Non sarei per nulla sorpreso se fosse un uomo d’affari, incorruttibile, che si dia davvero da fare per la gente. Un tipo alla Donald Trump, e non datemi del pazzo…». Peccato che la citazione del leader dei Nirvana, che ha fatto il giro dei social media, Twitter, Facebook, Google, sia inventata, forse in Russia, forse in America, da trolls che inquinano di menzogne i paesi democratici. Bene ha fatto dunque ieri l’Oxford Dictionary a dichiarare «Parola dell’anno 2016», «Post truth» la post verità, diffidenza per le opinioni diffuse e credulità per bugie condivise da siti a noi cari. La battaglia Trump-Clinton ha vissuto di post verità, dall’attore Denzel Washington paladino di Trump, alla bambina di 12 anni che accusa il neo presidente di stupro. Falsità che milioni di cittadini amano tuttavia credere. Aristotele aveva legato «verità» e «realtà», facendo dire secoli dopo al logico Alfred Tarski che «La frase “La neve è bianca” è vera se, e solo se, la neve è bianca». Questa è nozione di verità che impariamo da bambini, ma la crisi dell’autorità nel secondo Novecento, mettendo in discussione politica, famiglia, tradizioni, cultura, religione, ha frantumato la fede nel nesso Verità-Realtà, dapprima con un salutare moto critico, poi sprofondando nel nichilismo. Il filosofo Carlo Sini sintetizza la sindrome con una battuta macabra «La verità è la tomba dei filosofi…la Signora è decisamente invecchiata». Quando l’insegnamento del filosofo Derrida si diffonde ovunque, la «signora Verità» si consuma in bolsa «narrativa», che ciascuno piega a suo gusto. Ma i filosofi, non è purtroppo la prima volta, non avevano previsto che quando la mattanza della verità lascia le sofisticate torri accademiche per investire il web, le «menzogne», o false notizie, avrebbero impestato, come un’epidemia, il dibattito. Già nel 2014 il World Economic Forum denunciava i falsi online «uno dei pericoli del nostro tempo», studiosi come Farida Vis e Walter Quattrociocchi catalogavano casi gravi di menzogne diventate «vere», ma intanto il virus della bugia veniva militarizzato da stati e nuclei terroristici. Oggi il presidente cinese Xi Jinping, in un messaggio alla Conferenza internazionale sul web di Wuzhen, ricorda la necessità del controllo statale sulla rete, contro i falsi: medicina drastica da società autoritarie, non da democrazia. Così da Mosca Putin scatena seminatori di zizzania digitale, da un laboratorio di San Pietroburgo, 50 di via Savushkina, e giovani macedoni spacciano falsi online in America, mano d’opera a basso costo. Secondo le rivelazioni su «La Stampa» di ieri, a firma Jacopo Iacoboni, metodi di post verità politica sarebbero in uso anche tra i 5 Stelle, e del resto al fondatore Casaleggio veniva fatto dire «Ciò che è virale è vero», massima forse apocrifa ma calzante. Ciascuno di noi crede ai propri «fatti», su vaccini, calcio, clima, politica, e l’algoritmo dei social ci respinge tra i nostri simili. Ora il fondatore di Facebook, Mark Zuckerberg, cerca di difendersi assicurando che «il 99% di quello che gira da noi è vero, il falso solo l’1%» e dichiara di non volersi fare lui «arbitro del vero». Purtroppo l’ex collaboratore Garcia Martinez lo smentisce dicendo che i funzionari provano a vendere pubblicità politica agendo giusto da «arbitri del vero». Quel 99 a 1 che a Zuckerberg sembra innocuo è letale, perché non sappiamo «dove» si nasconda, e quindi finiamo con il dubitare dell’insieme. «Ex falso sequitur quodlibet», dal falso deriva ogni cosa in modo indifferente: la massima medievale anticipa l’era della post verità, un solo 1% di falso basta a rendere incredibile il 99% di vero. BY NC ND ALCUNI DIRITTI RISERVATI SCHEDA L’Oxford Dictionary, bibbia e riferimento indiscusso della lingua anglosassone, ha scelto come parola dell’anno «post truth», «post verità» L’aggettivo descrive le «circostanze in cui i fatti obiettivi sono meno influenti sull’opinione pubblica rispetto agli appelli emotivi e alle convinzioni personali». La parola selezionata dovrebbe sia «riflettere l’ethos, l’umore dominante o le preoccupazioni dell’anno», sia «avere un durevole potenziale come parola di significato culturale». La parola esiste da una decina d’anni, ma quest’anno il suo uso è aumentato del 2000% rispetto al 2015 L’Oxford Dictionary, bibbia e riferimento indiscusso della lingua anglosassone, ha scelto come parola dell’anno «post truth», «post verità» L’aggettivo descrive le «circostanze in cui i fatti obiettivi sono meno influenti sull’opinione pubblica rispetto agli appelli emotivi e alle convinzioni personali». La parola selezionata dovrebbe sia «riflettere l’ethos, l’umore dominante o le preoccupazioni dell’anno», sia «avere un durevole potenziale come parola di significato culturale». La parola esiste da una decina d’anni, ma quest’anno il suo uso è aumentato del 2000% rispetto al 2015 LASTAMPA DI IERI IACOPO JACOBONI Beatrice Di Maio è una star del web pro M5S. Si muove nel territorio della propaganda pesante, che in tanti Paesi - per esempio la Russia di Putin, assai connessa al web italiano filo M5S - dilaga. Nella sua attività, Beatrice si è lasciata sfuggire alcuni tweet che delineano ipotesi di reati come calunnia e diffamazione; o vilipendio alla presidenza della Repubblica. È stata denunciata alla Procura di Firenze dal sottosegretario a Palazzo Chigi Luca Lotti, come provano alcuni documenti. Ma chi è esattamente Beatrice Di Maio, e ha qualcosa a che fare con la Casaleggio o la comunicazione ufficiale M5S? Si tratta di un account twitter pro M5S dedicato a una demonizzazione anti-Pd, senza disdegnare puntate contro il Quirinale. Beatrice ha 13.994 follower, è un top mediator, dentro un social network relativamente piccolo. Tweet e post di account analoghi diventano virali in Facebook attraverso un sistema di connessioni, nel caso di Beatrice dall’andamento artificiale dentro cui è inserita, alimentando un florido business pubblicitario, legato al flusso di traffico. Insomma, Beatrice non è un account casuale. Scrive cose gravissime sulla presidenza della Repubblica: «Per alcuni il silenzio è d’oro... quello di Mattarella è d’oro nero!». E sotto, una foto del Quirinale con il tricolore e la bandiera della Total. Inutile sottolineare l’accostamento ingiurioso, Mattarella non è stato lambito dall’inchiesta lucana. Beatrice twitta «il governo trema. Da Potenza agli aeroporti inchiesta da paura. Renzi: “Io non mi fermo”» e sotto, una foto di Charlot che scappa all’impazzata. Ma Renzi non è mai stato indagato in Basilicata nell’inchiesta su Temparossa. Beatrice posta una foto della Boschi e, sopra, un tweet «Boschi, lezione alla Oxford University. “The amendment is on the table”. Hashtag: #Total #LaCricca #quartierino». Avvicinando emotivamente il nome Boschi a Total e a quartierino si suggerisce che Boschi sia al centro di un giro di tangenti legate a Total e allo scandalo petrolio: ma anche questo è un falso. Oppure: «#intercettazioni, Guidi: “Ho le foto di Delrio coi mafiosi”», e sotto, nel tweet, la foto di Delrio con Renzi, Boschi, Lotti. Se dicessero cose così giornali o tg, pagherebbero ingenti risarcimenti per diffamazione. Quei tweet hanno suggerito questi falsi, e la struttura in cui Beatrice è interconnessa li ha diffusi; nella logica del «ciò che siamo capaci di rendere virale prima o poi diventa vero agli occhi di chi vogliamo convincere». Twitter, nonostante numerose segnalazioni, non ha finora ritenuto di chiudere l’account. Perché rivolgere attenzione, anche giudiziaria, a quello che potrebbe essere un comune troll, o un militante anonimo? Perché Beatrice si muove dentro quella che è configurata come una struttura: a un’analisi matematica si presenta disegnata a tavolino secondo la teoria della reti, distribuita innanzitutto su Facebook (dove gravitano 22 milioni dei 29 milioni di italiani sui social), e - per le élite - su Twitter. Ha un andamento assai ingegnerizzato. Su Facebook, la rete è costituita da un numero limitato di account di generali (da Di Maio e Di Battista a Carlo Martelli, figura virale importante, in giù) e - tutto attorno - da una serie di account di mediatori top e, aspetto decisivo, da pagine e gruppi di discussione che fanno da camera di risonanza. In basso vi sono semplici attivisti o fake di complemento: gli operai. Immaginate una mappa geografica: gli snodi (hub) sono le città e i villaggi, fortemente clusterizzati (aggregati a grappoli); i mediatori e soprattutto i connettori sono le strade. Naturalmente, una rete così recluta anche tanti attivisti reali, che non possono vedere l’architettura, assorbiti dalla pura gravità dei nodi centrali: la struttura si mimetizza con l’attività spontanea come un albero in una foresta. Eventuali falsi e calunnie, ovunque generate, si viralizzano, venendo spostati dal centro alla periferia, anonimizzati, quindi meno denunciabili. L’account di Beatrice ha di volta in volta vari ghost. «Ghost», nell’analisi matematica sui dati della parte pubblica di twitter, non significa ghostwriter, cioè persone che scrivono per lei; significa account «matematicamente indistinguibili» da lei secondo alcuni parametri come interazioni, contenuti, e meta dati di riferimento (il tempo in cui un certo account fa determinate cose). A luglio i «ghost» così intesi erano quelli di un ex candidato governatore M5S e di @BVito5s, Rottamiamo Renxit, account dedicato alla distruzione del premier. In seguito, @Teladoiolanius (contenuti di destra, anti-immigrati e pro Trump), @Kilgore (bastonatura di avversari, politici o giornalisti) e @AndCappe (account vicinissimo a @Marpicoll, a sua volta ghost di @marionecomix, account delle vignette grilline di satira pesante a senso unico), o di recente @_sentifrux (Sentinella), @carlucci_cc (Claudia) e @setdamper. Numerosi altri account chiave sono sempre matematicamente vicinissimi, sempre ricorrenti, prevalentemente anonimizzati, profondamente interconnessi tra loro. Svolgono ruoli precisi: chi è anti-immigrati, chi anti-Renzi, chi pro-Putin, chi pro-Trump, chi dedito alla bastonatura. La condivisione esatta dell’andamento dei metadati, e la spartizione palese dei ruoli, non si configurano, algoritmicamente, come casuali. C’è una centrale che gestisce materialmente questi account? La Procura si trova ora a indagare anche su questo. BY NC ND ALCUNI DIRITTI RISERVATI CASO SICILIANO Riccardo Arena Lo scirocco siciliano fa da preludio a una bufera in cui sono dentro non tutti, ma tanti degli esponenti di vertice del Movimento Cinque Stelle dell’Isola. In testa Riccardo Nuti, già candidato sindaco di Palermo, oggi deputato nazionale, che ha querelato chi lo accusa ma che nei prossimi giorni sarà chiamato a difendersi dalle accuse di falsificazione di atti collegati a consultazioni elettorali. E poi Loredana Lupo, il marito Riccardo Ricciardi, Giulia Di Vita, Claudia Mannino, Samantha Busalacchi, Giorgio Ciaccio. E Claudia La Rocca, la deputata regionale che ha deciso di ammettere le proprie e le altrui responsabilità, inguaiando una serie di altri “cittadini”. Alessandro Di Battista, uno dei leader nazionali del Movimento di Beppe Grillo, si augura che l’inchiesta «sia molto rapida: non faremo sconti a nessuno, perché siamo dei Cinque stelle». Subito dopo, però, il parlamentare, a “Di Martedì”, difende i suoi: “Non per giustificarmi - sostiene - vorrei solo dire che non si tratta di firme false nel senso che qualcuno ha messo una firma di un cittadino che non aveva firmato: le firme le hanno ricopiate. E poi nessuno è stato eletto con quelle firme lì». Tesi singolare, che dal punto di vista giuridico non ha consistenza: e lo stesso Beppe Grillo, che annuncia possibili sospensioni «da uno a dodici mesi», per i coinvolti, aveva assegnato ai suoi «l’Oscar della stupidità». In ogni caso le confessioni potrebbero portare a un effetto-valanga. Dopo la La Rocca un altro attivista del Movimento ha deciso di vuotare il sacco, confermando quanto raccontato dalla parlamentare dell’Assemblea regionale e ribadendo pure ciò che, prima di tutti, aveva raccontato - alle “Iene” e poi in Procura - Vincenzo Pintagro, prof di educazione fisica e attivista della prima ora. Altri coinvolti ora stanno valutando se presentarsi o ripresentarsi spontaneamente in Procura. Nell’indagine anche un avvocato considerato una sorta di guru e di consigliere giuridico grillino, Francesco Menallo: tutti saranno ascoltati nei prossimi giorni dal procuratore aggiunto Bernardo Petralia e dal pm Claudia Ferrari, ma anche dalla Digos. Le firme false corredarono la lista da presentare in tribunale per le comunali del 2012: quando i vertici si resero conto di avere commesso un errore materiale, avendo indicato un luogo di nascita sbagliato per uno dei candidati, decisero di scongiurare il rischio di essere esclusi dalla competizione palermitana ricopiando le firme vere, come se vere fossero ancora. Operazione alla quale parteciparono in tanti. Il Pd è scatenato: su Twitter i senatori Francesca Puglisi, Stefano Esposito e Salvatore Tomaselli commentano la confessione della deputata grillina, parafrasando lo slogan «onestà onestà» con «omertà omertà». Sulla stessa linea David Ermini, della segreteria dem. Matteo Ricci chiede a Grillo di spiegare «perché hanno fatto finta di niente». BY NC ND ALCUNI DIRITTI RISERVATI ILPOST La teoria delle “bolle” dice che ciascuno di noi vive in una propria nicchia, che è fatta delle nostre amicizie, reali e online, dei posti che frequenta, delle cose che legge, dei siti che visita: fuori da queste nicchie succedono tantissime cose enormi di cui spesso non abbiamo percezione. La teoria delle bolle è stata usata – più o meno correttamente – per spiegare per esempio la vittoria di Donald Trump alle elezioni americane. Un’altra efficace dimostrazione della fondatezza della teoria delle bolle è la grandissima popolarità di alcune celebrità di internet, che fuori dalle nicchie del loro pubblico (fatte di centinaia di migliaia di persone, intendiamoci) sono pressoché sconosciute. Molti sono famosi solo tra gli adolescenti, ma altri hanno un seguito in altre categorie sociali: gli appassionati di videogiochi per esempio. Abbiamo raccolto alcune di queste celebrità – che sono in molti casi youtuber, in altri personaggi famosi per motivi più incomprensibili – così la prossima volta non cadrete dalle nuvole quando vi fanno vedere quel diciottenne che ha milioni di follower su Instagram. E potete scegliere se parlarne male perché pubblicano contenuti banali o di dubbio gusto, o se parlarne bene perché hanno indovinato un formato efficace e ora in molti casi guadagnano bene, con quei contenuti banali o di dubbio gusto. Se alcuni di questi li conoscete, è perché siete parte di quella bolla. Martina Dell’Ombra Ha 185mila follower su Facebook, il suo vero nome è Federica Cacciola e fa dei video in cui finge di essere una ragazza dei Parioli (il quartiere di Roma Nord associato alle famiglie più benestanti della città), che commenta quotidianamente l’attualità, dalle elezioni americane al problema dei migranti, in modo superficiale e assurdo, teorizzando la superiorità dei ricchi sui “poveracci”. Guardando i suoi video, in cui tra le altre cose canta delle canzoni con testi surreali, è piuttosto evidente che ci fa, ma molti sono stati convinti (e qualcuno lo è ancora) che ci sia, e quindi i suoi post su Facebook sono pieni di insulti di persone che la accusano di essere materialista e ignorante. Recentemente ha anche partecipato al programma di Rai 2 Nemo – Nessuno escluso, in cui fa dei servizi in cui dice cose simili a quelle dei video che l’hanno resa famosa. Sofia Viscardi Sofia Viscardi è una ragazza milanese di 18 anni, molto famosa tra gli adolescenti: è una youtuber, cioè gira e monta dei video che poi carica su YouTube, su un canale personale seguito da oltre 650mila persone. Viscardi ha anche una pagina Facebook seguita da 140mila persone, più di 458mila followers su Twitter e 1,3 milioni di seguaci su Instagram. Dall’ottobre del 2011 Viscardi posta video su YouTube i cui titoli sono, per esempio, “Mamma, ho preso un brutto voto”, “Allarme San Valentino” o anche “Siamo schiavi della tecnologia?”. Il 24 maggio 2016 per Mondadori è uscito il primo romanzo di Viscardi, dal titolo Succede. Tra gli altri, in un suo video ha intervistato lo scrittore Roberto Saviano, ma perlopiù Viscardi racconta – spessspesso con ironia – situazioni comuni a molti suoi coetanei e racconti di vita quotidiana, in un modo facilmente percepibile come rassicurante anche dai genitori. CutiePieMarzia Si chiama Marzia Bisognin, è di Vicenza, ha 24 anni e anche se è italiana i suoi video sono in inglese. Il suo canale YouTube ha quasi sette milioni di iscritti, mentre la sua pagina Facebook ha oltre due milioni di like. I suoi video all’inizio erano soprattutto del genere make up e consigli di bellezza, ma con l’aumentare della sua popolarità ha iniziato a dare consigli su molte cose diverse, e a fare dei video sulle sue vacanze e sulla sua vita quotidiana. Ha scritto un libro horror, ha una linea di abbigliamento. Da anni ha una relazione con PewDiePie, uno svedese tra i più famosi youtuber di videogiochi al mondo. Favij Si chiama Lorenzo Ostuni, ha 21 anni ed è diventato famoso come youtuber di videogiochi. Il suo canale YouTube, su cui ora pubblica anche video su altre cose – recentemente per esempio ha finto di fare un colloquio di lavoro, per rispondere a chi dice che lo youtuber non è un mestiere – ha oltre 3 milioni di iscritti, mentre su Facebook ha oltre 700mila like e su Instagram 1,3 milioni di follower. Nel 2015 ha recitato come protagonista nel film Game Therapy, che è stato stroncato dalla critica e non ha avuto molto successo. delle nostre amicizie, reali e online, dei posti che frequenta, delle cose che legge, dei siti che visita: fuori da queste nicchie succedono tantissime cose enormi di cui spesso non abbiamo percezione. La teoria delle bolle è stata usata – più o meno correttamente – per spiegare per esempio la vittoria di Donald Trump alle elezioni americane. Un’altra efficace dimostrazione della fondatezza della teoria delle bolle è la grandissima popolarità di alcune celebrità di internet, che fuori dalle nicchie del loro pubblico (fatte di centinaia di migliaia di persone, intendiamoci) sono pressoché sconosciute. Molti sono famosi solo tra gli adolescenti, ma altri hanno un seguito in altre categorie sociali: gli appassionati di videogiochi per esempio. Abbiamo raccolto alcune di queste celebrità – che sono in molti casi youtuber, in altri personaggi famosi per motivi più incomprensibili – così la prossima volta non cadrete dalle nuvole quando vi fanno vedere quel diciottenne che ha milioni di follower su Instagram. E potete scegliere se parlarne male perché pubblicano contenuti banali o di dubbio gusto, o se parlarne bene perché hanno indovinato un formato efficace e ora in molti casi guadagnano bene, con quei contenuti banali o di dubbio gusto. Se alcuni di questi li conoscete, è perché siete parte di quella bolla. Martina Dell’Ombra Ha 185mila follower su Facebook, il suo vero nome è Federica Cacciola e fa dei video in cui finge di essere una ragazza dei Parioli (il quartiere di Roma Nord associato alle famiglie più benestanti della città), che commenta quotidianamente l’attualità, dalle elezioni americane al problema dei migranti, in modo superficiale e assurdo, teorizzando la superiorità dei ricchi sui “poveracci”. Guardando i suoi video, in cui tra le altre cose canta delle canzoni con testi surreali, è piuttosto evidente che ci fa, ma molti sono stati convinti (e qualcuno lo è ancora) che ci sia, e quindi i suoi post su Facebook sono pieni di insulti di persone che la accusano di essere materialista e ignorante. Recentemente ha anche partecipato al programma di Rai 2 Nemo – Nessuno escluso, in cui fa dei servizi in cui dice cose simili a quelle dei video che l’hanno resa famosa. Sofia Viscardi Sofia Viscardi è una ragazza milanese di 18 anni, molto famosa tra gli adolescenti: è una youtuber, cioè gira e monta dei video che poi carica su YouTube, su un canale personale seguito da oltre 650mila persone. Viscardi ha anche una pagina Facebook seguita da 140mila persone, più di 458mila followers su Twitter e 1,3 milioni di seguaci su Instagram. Dall’ottobre del 2011 Viscardi posta video su YouTube i cui titoli sono, per esempio, “Mamma, ho preso un brutto voto”, “Allarme San Valentino” o anche “Siamo schiavi della tecnologia?”. Il 24 maggio 2016 per Mondadori è uscito il primo romanzo di Viscardi, dal titolo Succede. Tra gli altri, in un suo video ha intervistato lo scrittore Roberto Saviano, ma perlopiù Viscardi racconta – spesso con ironia – situazioni comuni a molti suoi coetanei e racconti di vita quotidiana, in un modo facilmente percepibile come rassicurante anche dai genitori. CutiePieMarzia Si chiama Marzia Bisognin, è di Vicenza, ha 24 anni e anche se è italiana i suoi video sono in inglese. Il suo canale YouTube ha quasi sette milioni di iscritti, mentre la sua pagina Facebook ha oltre due milioni di like. I suoi video all’inizio erano soprattutto del genere make up e consigli di bellezza, ma con l’aumentare della sua popolarità ha iniziato a dare consigli su molte cose diverse, e a fare dei video sulle sue vacanze e sulla sua vita quotidiana. Ha scritto un libro horror, ha una linea di abbigliamento. Da anni ha una relazione con PewDiePie, uno svedese tra i più famosi youtuber di videogiochi al mondo. Favij Si chiama Lorenzo Ostuni, ha 21 anni ed è diventato famoso come youtuber di videogiochi. Il suo canale YouTube, su cui ora pubblica anche video su altre cose – recentemente per esempio ha finto di fare un colloquio di lavoro, per rispondere a chi dice che lo youtuber non è un mestiere – ha oltre 3 milioni di iscritti, mentre su Facebook ha oltre 700mila like e su Instagram 1,3 milioni di follower. Nel 2015 ha recitato come protagonista nel film Game Therapy, che è stato stroncato dalla critica e non ha avuto molto successo. ilvostrocaroDexter Si chiama Luca Denaro e come altri youtuber molto seguiti in Italia ha iniziato con i video di videogiochi, per iniziare a farne altri in cui commenta cose strane che succedono su internet, o in cui racconta situazioni quotidiane. Il suo canale YouTube ha quasi due milioni di iscritti. Damiano Er Faina Damiano Coccia è uno dei principali esempi delle celebrità “gentiste” di Facebook, che sono molte e che sono diventate famose per i loro video in cui quotidianamente commentano fatti di attualità con toni populisti e spesso razzisti: i temi preferiti sono gli immigrati, i politici corrotti, Vladimir Putin e il “buonismo”. Coccia ha oltre 700mila like su Facebook, e il giorno del suo compleanno ha pubblicato sulla sua pagina i video degli auguri che gli hanno fatto moltissimi famosi sportivi italiani, come Ciro Immobile, Andrea Belotti, Marco Parolo, Alessio Romagnoli, Alessio Cerci e Alessio Fognini. Nei suoi video parla, sempre con gli stessi toni, di un sacco di cose, dagli attentati di Parigi al bullismo: Vice ha raccontato meglio che storia ha qui. Greta Menchi Ha 21 anni, è di Roma e ha più di un milione di iscritti sul suo canale YouTube, 1,5 milioni di follower su Instagram, 440mila like su Facebook e quasi altrettanti follower su Twitter. Nei suoi video parla delle cose che fa, delle cose che le piacciono e di quelle che non le piacciono, dà consigli ai suoi follower e fa gag comiche. Sebastian Gazzarini Ha oltre 600mila like su Facebook, e fa video in cui sostanzialmente infastidisce la gente – famosa e non – cantando, imitando altre persone o dicendo cose sceme. Da quest’anno fa anche l’inviato per la trasmissione Le Iene. Gianluca Vacchi Ha 49 anni ed è famoso su internet sostanzialmente perché è molto ricco, e condivide su Facebook e su Instagram foto e video dei posti lussuosi dove va in vacanza, circondato sempre da ragazze molto giovani. Insieme al cugino Alberto ha ereditato un grosso gruppo industriale, che comprende la società IMA, che si occupa di macchine per fare confezioni di vario tipo. Ha più di 1,1 milioni di like sulla sua pagina Facebook, e 6,4 milioni di follower su Instagram. Gordon È di Milano, si chiama Yuri Sterrore ed è un comico: i suoi video si basano quasi tutti su vecchi luoghi comuni sulle presunte differenze tra uomini e donne, o sui presunti problemi quotidiani delle coppie. Spesso si traveste da donna per fare video in cui rilancia stereotipi, spesso molto sessisti. Nonostante questa comicità piuttosto datata, ha quasi 900mila like su Facebook. È lui che ha inventato la frase “si sboccia poveri” (un modo per dire “si fa festa”) che forse avete già sentito in giro. Benji & Fede Benji & Fede sono Benjamin Mascolo e Federico Rossi: hanno iniziato a collaborare nel 2010 quando avevano rispettivamente 17 e 16 anni. Sono entrambi di Modena e sono diventati popolarissimi tra gli adolescenti italiani negli ultimi due anni: hanno iniziato pubblicando su Facebook video di cover – Federico canta mentre Benjiamin suona la chitarra – e si sono costruiti una crescente popolarità senza partecipare a nessun talent show, cosa piuttosto rara negli ultimi anni. Su Facebook la loro pagina ha quasi 900mila like e hanno pubblicato due dischi. Benji & Fede Benji & Fede sono Benjamin Mascolo e Federico Rossi: hanno iniziato a collaborare nel 2010 quando avevano rispettivamente 17 e 16 anni. Sono entrambi di Modena e sono diventati popolarissimi tra gli adolescenti italiani negli ultimi due anni: hanno iniziato pubblicando su Facebook video di cover – Federico canta mentre Benjiamin suona la chitarra – e si sono costruiti una crescente popolarità senza partecipare a nessun talent show, cosa piuttosto rara negli ultimi anni. Su Facebook la loro pagina ha quasi 900mila like e hanno pubblicato due dischi. delle nostre amicizie, reali e online, dei posti che frequenta, delle cose che legge, dei siti che visita: fuori da queste nicchie succedono tantissime cose enormi di cui spesso non abbiamo percezione. La teoria delle bolle è stata usata – più o meno correttamente – per spiegare per esempio la vittoria di Donald Trump alle elezioni americane. Un’altra efficace dimostrazione della fondatezza della teoria delle bolle è la grandissima popolarità di alcune celebrità di internet, che fuori dalle nicchie del loro pubblico (fatte di centinaia di migliaia di persone, intendiamoci) sono pressoché sconosciute. Molti sono famosi solo tra gli adolescenti, ma altri hanno un seguito in altre categorie sociali: gli appassionati di videogiochi per esempio. Abbiamo raccolto alcune di queste celebrità – che sono in molti casi youtuber, in altri personaggi famosi per motivi più incomprensibili – così la prossima volta non cadrete dalle nuvole quando vi fanno vedere quel diciottenne che ha milioni di follower su Instagram. E potete scegliere se parlarne male perché pubblicano contenuti banali o di dubbio gusto, o se parlarne bene perché hanno indovinato un formato efficace e ora in molti casi guadagnano bene, con quei contenuti banali o di dubbio gusto. Se alcuni di questi li conoscete, è perché siete parte di quella bolla. Martina Dell’Ombra Ha 185mila follower su Facebook, il suo vero nome è Federica Cacciola e fa dei video in cui finge di essere una ragazza dei Parioli (il quartiere di Roma Nord associato alle famiglie più benestanti della città), che commenta quotidianamente l’attualità, dalle elezioni americane al problema dei migranti, in modo superficiale e assurdo, teorizzando la superiorità dei ricchi sui “poveracci”. Guardando i suoi video, in cui tra le altre cose canta delle canzoni con testi surreali, è piuttosto evidente che ci fa, ma molti sono stati convinti (e qualcuno lo è ancora) che ci sia, e quindi i suoi post su Facebook sono pieni di insulti di persone che la accusano di essere materialista e ignorante. Recentemente ha anche partecipato al programma di Rai 2 Nemo – Nessuno escluso, in cui fa dei servizi in cui dice cose simili a quelle dei video che l’hanno resa famosa. Sofia Viscardi Sofia Viscardi è una ragazza milanese di 18 anni, molto famosa tra gli adolescenti: è una youtuber, cioè gira e monta dei video che poi carica su YouTube, su un canale personale seguito da oltre 650mila persone. Viscardi ha anche una pagina Facebook seguita da 140mila persone, più di 458mila followers su Twitter e 1,3 milioni di seguaci su Instagram. Dall’ottobre del 2011 Viscardi posta video su YouTube i cui titoli sono, per esempio, “Mamma, ho preso un brutto voto”, “Allarme San Valentino” o anche “Siamo schiavi della tecnologia?”. Il 24 maggio 2016 per Mondadori è uscito il primo romanzo di Viscardi, dal titolo Succede. Tra gli altri, in un suo video ha intervistato lo scrittore Roberto Saviano, ma perlopiù Viscardi racconta – spesso con ironia – situazioni comuni a molti suoi coetanei e racconti di vita quotidiana, in un modo facilmente percepibile come rassicurante anche dai genitori. CutiePieMarzia Si chiama Marzia Bisognin, è di Vicenza, ha 24 anni e anche se è italiana i suoi video sono in inglese. Il suo canale YouTube ha quasi sette milioni di iscritti, mentre la sua pagina Facebook ha oltre due milioni di like. I suoi video all’inizio erano soprattutto del genere make up e consigli di bellezza, ma con l’aumentare della sua popolarità ha iniziato a dare consigli su molte cose diverse, e a fare dei video sulle sue vacanze e sulla sua vita quotidiana. Ha scritto un libro horror, ha una linea di abbigliamento. Da anni ha una relazione con PewDiePie, uno svedese tra i più famosi youtuber di videogiochi al mondo. Favij Si chiama Lorenzo Ostuni, ha 21 anni ed è diventato famoso come youtuber di videogiochi. Il suo canale YouTube, su cui ora pubblica anche video su altre cose – recentemente per esempio ha finto di fare un colloquio di lavoro, per rispondere a chi dice che lo youtuber non è un mestiere – ha oltre 3 milioni di iscritti, mentre su Facebook ha oltre 700mila like e su Instagram 1,3 milioni di follower. Nel 2015 ha recitato come protagonista nel film Game Therapy, che è stato stroncato dalla critica e non ha avuto molto successo. ilvostrocaroDexter Si chiama Luca Denaro e come altri youtuber molto seguiti in Italia ha iniziato con i video di videogiochi, per iniziare a farne altri in cui commenta cose strane che succedono su internet, o in cui racconta situazioni quotidiane. Il suo canale YouTube ha quasi due milioni di iscritti. Damiano Er Faina Damiano Coccia è uno dei principali esempi delle celebrità “gentiste” di Facebook, che sono molte e che sono diventate famose per i loro video in cui quotidianamente commentano fatti di attualità con toni populisti e spesso razzisti: i temi preferiti sono gli immigrati, i politici corrotti, Vladimir Putin e il “buonismo”. Coccia ha oltre 700mila like su Facebook, e il giorno del suo compleanno ha pubblicato sulla sua pagina i video degli auguri che gli hanno fatto moltissimi famosi sportivi italiani, come Ciro Immobile, Andrea Belotti, Marco Parolo, Alessio Romagnoli, Alessio Cerci e Alessio Fognini. Nei suoi video parla, sempre con gli stessi toni, di un sacco di cose, dagli attentati di Parigi al bullismo: Vice ha raccontato meglio che storia ha qui. Greta Menchi Ha 21 anni, è di Roma e ha più di un milione di iscritti sul suo canale YouTube, 1,5 milioni di follower su Instagram, 440mila like su Facebook e quasi altrettanti follower su Twitter. Nei suoi video parla delle cose che fa, delle cose che le piacciono e di quelle che non le piacciono, dà consigli ai suoi follower e fa gag comiche. Sebastian Gazzarini Ha oltre 600mila like su Facebook, e fa video in cui sostanzialmente infastidisce la gente – famosa e non – cantando, imitando altre persone o dicendo cose sceme. Da quest’anno fa anche l’inviato per la trasmissione Le Iene. Gianluca Vacchi Ha 49 anni ed è famoso su internet sostanzialmente perché è molto ricco, e condivide su Facebook e su Instagram foto e video dei posti lussuosi dove va in vacanza, circondato sempre da ragazze molto giovani. Insieme al cugino Alberto ha ereditato un grosso gruppo industriale, che comprende la società IMA, che si occupa di macchine per fare confezioni di vario tipo. Ha più di 1,1 milioni di like sulla sua pagina Facebook, e 6,4 milioni di follower su Instagram. Gordon È di Milano, si chiama Yuri Sterrore ed è un comico: i suoi video si basano quasi tutti su vecchi luoghi comuni sulle presunte differenze tra uomini e donne, o sui presunti problemi quotidiani delle coppie. Spesso si traveste da donna per fare video in cui rilancia stereotipi, spesso molto sessisti. Nonostante questa comicità piuttosto datata, ha quasi 900mila like su Facebook. È lui che ha inventato la frase “si sboccia poveri” (un modo per dire “si fa festa”) che forse avete già sentito in giro. Benji & Fede Benji & Fede sono Benjamin Mascolo e Federico Rossi: hanno iniziato a collaborare nel 2010 quando avevano rispettivamente 17 e 16 anni. Sono entrambi di Modena e sono diventati popolarissimi tra gli adolescenti italiani negli ultimi due anni: hanno iniziato pubblicando su Facebook video di cover – Federico canta mentre Benjiamin suona la chitarra – e si sono costruiti una crescente popolarità senza partecipare a nessun talent show, cosa piuttosto rara negli ultimi anni. Su Facebook la loro pagina ha quasi 900mila like e hanno pubblicato due dischi. Edoardo Mecca È di Torino, ha 28 anni, ha studiato recitazione e ora fa il comico nei suoi video su Facebook: molti sono del genere “le frasi che usano le ragazze per lasciare i ragazzi” o “il primo appuntamento”, pieni di luoghi comuni, ma in alcuni casi prende anche in giro persone famose o fa parodie di canzoni. iPantellas Sono un duo comico che ha fatto anche una serie su Italia2, e hanno 2,2 milioni di iscritti sul loro canale YouTube. Anche la loro comicità si basa sul “fa ridere perché è vero”, e un tema ricorrente sono le relazioni di coppia. St3pNy Stefano Lepri ha 21 anni ed è di Firenze: i suoi video sono soprattutto di videogiochi, ma in realtà ne pubblica praticamente ogni giorno (in alcuni per esempio parla soltanto di cose che gli sono successe). Ha scritto un libro insieme ad altri tre youtuber con cui collabora spesso, e recentemente ha anche girato un video in collaborazione con i distributori di Doctor Strange, per promuovere il film. Ha più di 2 milioni di iscritti sul suo canale YouTube. Uno dei suoi ultimi video, in cui spiega perché si è lasciato con la fidanzata Marina, ha più di 1,3 milioni di visualizzazioni. cicciogamer89 Si chiama Mirko Alessandrini, è di Roma e ha 27 anni. I suoi video sono principalmente di videogiochi, e ha 1,6 milioni di iscritti su YouTube. Recentemente si è parlato di lui perché qualcuno gli ha tirato una fetta di pane e Nutella al Romics, la fiera di fumetti di Roma. Lui ha risposto con un video che ha ottenuto più di 3 milioni di visualizzazioni. delle nostre amicizie, reali e online, dei posti che frequenta, delle cose che legge, dei siti che visita: fuori da queste nicchie succedono tantissime cose enormi di cui spesso non abbiamo percezione. La teoria delle bolle è stata usata – più o meno correttamente – per spiegare per esempio la vittoria di Donald Trump alle elezioni americane. Un’altra efficace dimostrazione della fondatezza della teoria delle bolle è la grandissima popolarità di alcune celebrità di internet, che fuori dalle nicchie del loro pubblico (fatte di centinaia di migliaia di persone, intendiamoci) sono pressoché sconosciute. Molti sono famosi solo tra gli adolescenti, ma altri hanno un seguito in altre categorie sociali: gli appassionati di videogiochi per esempio. Abbiamo raccolto alcune di queste celebrità – che sono in molti casi youtuber, in altri personaggi famosi per motivi più incomprensibili – così la prossima volta non cadrete dalle nuvole quando vi fanno vedere quel diciottenne che ha milioni di follower su Instagram. E potete scegliere se parlarne male perché pubblicano contenuti banali o di dubbio gusto, o se parlarne bene perché hanno indovinato un formato efficace e ora in molti casi guadagnano bene, con quei contenuti banali o di dubbio gusto. Se alcuni di questi li conoscete, è perché siete parte di quella bolla. Martina Dell’Ombra Ha 185mila follower su Facebook, il suo vero nome è Federica Cacciola e fa dei video in cui finge di essere una ragazza dei Parioli (il quartiere di Roma Nord associato alle famiglie più benestanti della città), che commenta quotidianamente l’attualità, dalle elezioni americane al problema dei migranti, in modo superficiale e assurdo, teorizzando la superiorità dei ricchi sui “poveracci”. Guardando i suoi video, in cui tra le altre cose canta delle canzoni con testi surreali, è piuttosto evidente che ci fa, ma molti sono stati convinti (e qualcuno lo è ancora) che ci sia, e quindi i suoi post su Facebook sono pieni di insulti di persone che la accusano di essere materialista e ignorante. Recentemente ha anche partecipato al programma di Rai 2 Nemo – Nessuno escluso, in cui fa dei servizi in cui dice cose simili a quelle dei video che l’hanno resa famosa. Sofia Viscardi Sofia Viscardi è una ragazza milanese di 18 anni, molto famosa tra gli adolescenti: è una youtuber, cioè gira e monta dei video che poi carica su YouTube, su un canale personale seguito da oltre 650mila persone. Viscardi ha anche una pagina Facebook seguita da 140mila persone, più di 458mila followers su Twitter e 1,3 milioni di seguaci su Instagram. Dall’ottobre del 2011 Viscardi posta video su YouTube i cui titoli sono, per esempio, “Mamma, ho preso un brutto voto”, “Allarme San Valentino” o anche “Siamo schiavi della tecnologia?”. Il 24 maggio 2016 per Mondadori è uscito il primo romanzo di Viscardi, dal titolo Succede. Tra gli altri, in un suo video ha intervistato lo scrittore Roberto Saviano, ma perlopiù Viscardi racconta – spesso con ironia – situazioni comuni a molti suoi coetanei e racconti di vita quotidiana, in un modo facilmente percepibile come rassicurante anche dai genitori. CutiePieMarzia Si chiama Marzia Bisognin, è di Vicenza, ha 24 anni e anche se è italiana i suoi video sono in inglese. Il suo canale YouTube ha quasi sette milioni di iscritti, mentre la sua pagina Facebook ha oltre due milioni di like. I suoi video all’inizio erano soprattutto del genere make up e consigli di bellezza, ma con l’aumentare della sua popolarità ha iniziato a dare consigli su molte cose diverse, e a fare dei video sulle sue vacanze e sulla sua vita quotidiana. Ha scritto un libro horror, ha una linea di abbigliamento. Da anni ha una relazione con PewDiePie, uno svedese tra i più famosi youtuber di videogiochi al mondo. Favij Si chiama Lorenzo Ostuni, ha 21 anni ed è diventato famoso come youtuber di videogiochi. Il suo canale YouTube, su cui ora pubblica anche video su altre cose – recentemente per esempio ha finto di fare un colloquio di lavoro, per rispondere a chi dice che lo youtuber non è un mestiere – ha oltre 3 milioni di iscritti, mentre su Facebook ha oltre 700mila like e su Instagram 1,3 milioni di follower. Nel 2015 ha recitato come protagonista nel film Game Therapy, che è stato stroncato dalla critica e non ha avuto molto successo. ilvostrocaroDexter Si chiama Luca Denaro e come altri youtuber molto seguiti in Italia ha iniziato con i video di videogiochi, per iniziare a farne altri in cui commenta cose strane che succedono su internet, o in cui racconta situazioni quotidiane. Il suo canale YouTube ha quasi due milioni di iscritti. Damiano Er Faina Damiano Coccia è uno dei principali esempi delle celebrità “gentiste” di Facebook, che sono molte e che sono diventate famose per i loro video in cui quotidianamente commentano fatti di attualità con toni populisti e spesso razzisti: i temi preferiti sono gli immigrati, i politici corrotti, Vladimir Putin e il “buonismo”. Coccia ha oltre 700mila like su Facebook, e il giorno del suo compleanno ha pubblicato sulla sua pagina i video degli auguri che gli hanno fatto moltissimi famosi sportivi italiani, come Ciro Immobile, Andrea Belotti, Marco Parolo, Alessio Romagnoli, Alessio Cerci e Alessio Fognini. Nei suoi video parla, sempre con gli stessi toni, di un sacco di cose, dagli attentati di Parigi al bullismo: Vice ha raccontato meglio che storia ha qui. Greta Menchi Ha 21 anni, è di Roma e ha più di un milione di iscritti sul suo canale YouTube, 1,5 milioni di follower su Instagram, 440mila like su Facebook e quasi altrettanti follower su Twitter. Nei suoi video parla delle cose che fa, delle cose che le piacciono e di quelle che non le piacciono, dà consigli ai suoi follower e fa gag comiche. Sebastian Gazzarini Ha oltre 600mila like su Facebook, e fa video in cui sostanzialmente infastidisce la gente – famosa e non – cantando, imitando altre persone o dicendo cose sceme. Da quest’anno fa anche l’inviato per la trasmissione Le Iene. Gianluca Vacchi Ha 49 anni ed è famoso su internet sostanzialmente perché è molto ricco, e condivide su Facebook e su Instagram foto e video dei posti lussuosi dove va in vacanza, circondato sempre da ragazze molto giovani. Insieme al cugino Alberto ha ereditato un grosso gruppo industriale, che comprende la società IMA, che si occupa di macchine per fare confezioni di vario tipo. Ha più di 1,1 milioni di like sulla sua pagina Facebook, e 6,4 milioni di follower su Instagram. Gordon È di Milano, si chiama Yuri Sterrore ed è un comico: i suoi video si basano quasi tutti su vecchi luoghi comuni sulle presunte differenze tra uomini e donne, o sui presunti problemi quotidiani delle coppie. Spesso si traveste da donna per fare video in cui rilancia stereotipi, spesso molto sessisti. Nonostante questa comicità piuttosto datata, ha quasi 900mila like su Facebook. È lui che ha inventato la frase “si sboccia poveri” (un modo per dire “si fa festa”) che forse avete già sentito in giro. Benji & Fede Benji & Fede sono Benjamin Mascolo e Federico Rossi: hanno iniziato a collaborare nel 2010 quando avevano rispettivamente 17 e 16 anni. Sono entrambi di Modena e sono diventati popolarissimi tra gli adolescenti italiani negli ultimi due anni: hanno iniziato pubblicando su Facebook video di cover – Federico canta mentre Benjiamin suona la chitarra – e si sono costruiti una crescente popolarità senza partecipare a nessun talent show, cosa piuttosto rara negli ultimi anni. Su Facebook la loro pagina ha quasi 900mila like e hanno pubblicato due dischi. Edoardo Mecca È di Torino, ha 28 anni, ha studiato recitazione e ora fa il comico nei suoi video su Facebook: molti sono del genere “le frasi che usano le ragazze per lasciare i ragazzi” o “il primo appuntamento”, pieni di luoghi comuni, ma in alcuni casi prende anche in giro persone famose o fa parodie di canzoni. iPantellas Sono un duo comico che ha fatto anche una serie su Italia2, e hanno 2,2 milioni di iscritti sul loro canale YouTube. Anche la loro comicità si basa sul “fa ridere perché è vero”, e un tema ricorrente sono le relazioni di coppia. St3pNy Stefano Lepri ha 21 anni ed è di Firenze: i suoi video sono soprattutto di videogiochi, ma in realtà ne pubblica praticamente ogni giorno (in alcuni per esempio parla soltanto di cose che gli sono successe). Ha scritto un libro insieme ad altri tre youtuber con cui collabora spesso, e recentemente ha anche girato un video in collaborazione con i distributori di Doctor Strange, per promuovere il film. Ha più di 2 milioni di iscritti sul suo canale YouTube. Uno dei suoi ultimi video, in cui spiega perché si è lasciato con la fidanzata Marina, ha più di 1,3 milioni di visualizzazioni. cicciogamer89 Si chiama Mirko Alessandrini, è di Roma e ha 27 anni. I suoi video sono principalmente di videogiochi, e ha 1,6 milioni di iscritti su YouTube. Recentemente si è parlato di lui perché qualcuno gli ha tirato una fetta di pane e Nutella al Romics, la fiera di fumetti di Roma. Lui ha risposto con un video che ha ottenuto più di 3 milioni di visualizzazioni. Yotobi Il suo vero nome è Karim Musa, vive a Torino ma è nato in Puglia e ha iniziato facendo video in cui recensiva videogiochi e B movie come Sharknado o remake turchi di Star Wars. Ora, oltre a fare le recensioni, registra anche video in cui fa dei monologhi comici. Ha più di un milione di iscritti sul suo canale YouTube. Anima Si chiama Sascha Burzi, è originario di Lavagna, in Liguria, e ora vive a Milano: nei suoi video gioca ai videogiochi, oppure fa delle sfide strane con i suoi amici (fa parte dei Mates, il gruppo di youtuber a cui appartiene anche St3pny). Il suo canale YouTube ha più di un milione e mezzo di iscritti. CHRISTIAN SALMON SU REPUBBLICA NAZIONALE - 17 novembre 2016 CERCA 28/29 di 48 17/11/2016 COMMENTI “POST-VERITÀ”, LA PAROLA DELL’ERA TRUMP CHRISTIAN SALMON IL SUDDITO ideale del regno totalitario », scriveva Hannah Arendt, «non è il nazista convinto né il comunista convinto, ma l’uomo per cui la distinzione tra fatti e finzione, e la distinzione tra vero e falso, non esistono più». È un’eccellente definizione di Donald Trump, che il 9 novembre è diventato il 45° presidente degli Stati Uniti. Mai un politico aveva cancellato a tal punto la frontiera tra vero e falso, tra realtà e finzione. Per Trump è la capacità di produrre adesione, di sedurre, di ingannare che conferisce validità alla parola pubblica. SEGUE A PAGINA 29 ENRICO FRANCESCHINI A PAGINA 7 È L’AUDITEL che decide tra il vero e il falso, tra ciò che è reale e ciò che è fittizio. «Ha mentito in modo strategico», ha dichiarato Tony Schwartz, il ghost writer di Trump. «Non gli procurava nessuno scrupolo di coscienza». Per quanto i media si sforzassero di opporre la verifica dei fatti alle sue menzogne, la Realpolitik alle sue fantasticherie isolazioniste, la morale alle sue molteplici scivolate sessiste e razziste, la Trumposfera agiva come un buco nero che assorbe le critiche e i richiami all’ordine. I mezzi di informazione possono trattarlo da fascista, da neofascista, possono compararlo allo stesso Hitler, «la gente se ne frega», replica lui arrogante. Che è l’atteggiamento tipico dei fascisti. Certo, possiamo dare la colpa alla credulità degli elettori o alla complicità dei canali all- news — Fox News, Msbnc e Cnn — che grazie a Trump hanno ottenuto dei record di ascolto e degli introiti pubblicitari stimati in diversi miliardi di dollari. Ma come spezzare la spirale che lega le provocazioni di Trump ai record di ascolto delle televisioni, e questi record al consenso elettorale? Le spiegazioni non mancano. Negli Stati Uniti è stato addirittura coniato un neologismo per designare questa nuova era di menzogna politica, la “politica del post- verità”. L’incontro dei movimenti populisti e dei social network avrebbe creato un nuovo contesto e un nuovo regime di verità caratterizzato dall’apparizione di bolle informative indipendenti le une dalle altre, torri di informazione immuni ai checks and balances tradizionali che facevano da arbitri nello spazio pubblico. Gli individui ormai possono scegliere la loro fonte di informazione in funzione delle proprie opinioni e dei propri pregiudizi, in una sorta di inviolabilità ideologica che è anche una forma di autismo informativo. Questo può spiegare una forma di frammentazione delle opinioni pubbliche, ma non l’isterizzazione del dibattito pubblico che abbiamo constatato nel corso di questa campagna. In un articolo del New York Times pubblicato qualche giorno prima delle elezioni presidenziali del 2004, Ron Suskind, dal 1993 al 2000 editorialista del Wall Street Journal e dopo il 2000 autore di diverse inchieste sulla comunicazione della Casa Bianca, rivelò il tenore di una conversazione che aveva avuto nell’estate del 2002 con un consigliere di George W. Bush. Questi, scontento di un articolo che Suskind aveva appena pubblicato sulla rivista Esquire a proposito dell’ex direttrice della comunicazione di Bush, Karen Hughes, lo aggredì inaspettatamente: «Mi disse che le persone come me facevano parte “di quella che chiamiamo la comunità della realtà [ reality- based community]: voi credete che le soluzioni emergano dalla vostra giudiziosa analisi della realtà osservabile”. Io assentii e mormorai qualcosa sui principi dell’illuminismo e l’empirismo. Lui mi interruppe: “Non è più così che funziona realmente il mondo. Noi siamo un impero adesso e quando agiamo creiamo la nostra realtà. E mentre voi studiate questa realtà, giudiziosamente come piace a voi, noi agiamo di nuovo e creiamo altre realtà nuove. Noi siamo gli attori della storia. E a voi, a tutti voi, non resta altro che studiare quello che noi facciamo”». Queste frasi, pronunciate da un responsabile politico americano di alto livello (forse Karl Rove) pochi mesi prima della guerra in Iraq, non sono soltanto ciniche, degne di un Machiavelli mediologo, ma sembrano provenire da un palcoscenico teatrale più che da un ufficio della Casa Bianca. Perché non pongono soltanto un problema politico o diplomatico, ma ostentano una nuova concezione dei rapporti tra la politica e la realtà: i dirigenti della prima potenza mondiale si allontanano non soltanto dalla Realpolitik ma anche dal semplice realismo, per diventare creatori della loro realtà, rivendicando quella che potremmo definire una Realpolitik della finzione. L’articolo di Suskind fece sensazione. Gli editorialisti e i blogger si impadronirono dell’espressione reality- based community, che si diffuse sul web. «Nel corso degli ultimi tre anni », spiegava Jay Rosen, professore di giornalismo all’Università di New York, «anzi dall’inizio dell’avventura in Iraq, gli americani hanno assistito a clamorosi insuccessi dei servizi di intelligence, tracolli spettacolari nella stampa, un fallimento eclatante dei dispositivi pubblici di controllo delle azioni del Governo. Parlando di “sconfitta dell’empirismo”, Suskind ha messo il dito sull’essenza di questo processo, che consiste nel limitare la ricerca dei fatti, l’inchiesta sul campo». Ron Suskind osservava che queste pratiche costituivano una rottura con una «lunga e venerabile tradizione» della stampa indipendente e del giornalismo di inchiesta. Denunciava una campagna «potente e diversificata, coordinata a livello nazionale», che mirava a screditare la stampa. A un giornalista che gli domandava se ritenesse che questi attacchi mirassero a eliminare il giornalismo di inchiesta, Suskind, rispondeva: «Assolutamente sì! È proprio questo l’obiettivo, la scomparsa della comunità dei giornalisti onesti in America, che siano repubblicani o democratici, o membri dei grandi giornali. Così non ci rimarrà più nient’altro che una cultura e un dibattito pubblico fondati sull’affermazione invece che sulla verità, sulle opinioni invece che sui fatti». Roosevelt fu il primo presidente a utilizzare la radio per comunicare con gli americani. Kennedy inaugurò l’era della televisione. Quando Roosevelt faceva un discorso alla radio, «la gente aveva il tempo necessario per riflettere, poteva combinare l’emozione e i fatti», spiega il neuroscienziato António Damásio. «Oggi, con internet e la televisione via cavo che diffondono informazioni 24 ore su 24, sei immerso in un contesto in cui non hai più il tempo di riflettere». In società ipermediatizzate, percorse da flussi di informazioni continui, la capacità di strutturare una visione politica non con argomenti razionali ma raccontando delle storie, è diventata la chiave della conquista e dell’esercizio del potere. L’elezione di Donald Trump alla presidenza degli Stati Uniti è il punto culminante di questa evoluzione. Con lui, è l’universo dei reality che entra alla Casa Bianca. Più che di costruire la realtà si tratta di produrre un reality show permanente. Il reality show trumpista è un telecarnevale in cui va in scena senza posa il capovolgimento dell’alto e del basso, del nobile e del triviale, del raffinato e del volgare, il rifiuto delle norme e delle gerarchie costituite, la rabbia contro le élite. Trump è una figura del trash del lusso che trionfa sotto i segni del volgare, dello scatologico e della derisione. «Ho messo il rossetto a un maiale», secondo le parole del suo ghost- writer Tony Schwartz. Ai bianchi declassati, che hanno rappresentato il cuore del suo elettorato, propone una rivincita simbolica, la restaurazione di una superiorità bianca scossa dall’avanzata delle minoranze in una società sempre più multiculturale, specchio dei media e degli intellettuali. È contro questo specchio che Trump ha incanalato la rabbia verso le élite, gettando discredito sugli uni e ridando credito agli altri al prezzo di menzogne di ogni genere. È questo bisogno di rappresentazione che Donald Trump è riuscito a captare e trasformare in capitale politico. «Io assecondo le fantasie della gente. La gente vuole credere che una certa cosa sia la più grande, la più eccezionale, la più spettacolare. Io la chiamo iperbole reale. È una forma innocente di esagerazione e una forma efficacissima di promozione ». Dalla sua autobiografia “Trump: l’arte di fare affari”. L’autore è scrittore e membro del Centre de Recherches sur les Arts et le Langage, CNRS Tra i suoi saggi “ La politica nell’era dello storytelling”, Fazi Editore Traduzione di Fabio Galimberti ©RIPRODUZIONE RISERVATA