Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2016  novembre 17 Giovedì calendario

ALMENO PER ALTRI 25 ANNI IL MONDO ANDRA’ A PETROLIO

Non sarà l’accordo di Parigi per la riduzione delle emissioni inquinanti a rendere obsoleto il vecchio petrolio. Secondo le proiezioni dell’Agenzia internazionale per l’energia (Aie), l’organismo che si occupa degli interessi in campo energetico dei paesi dell’Ocse, la domanda mondiale per il petrolio continuerà ad aumentare almeno fino al 2040. Per quell’anno il consumo petrolifero globale sarà di 103,5 milioni di barili al giorno, il 12% in più rispetto ai 92,5 milioni di barili quotidiani dell’anno passato. Una stima che non per forza sarà consolatoria per i paesi del cartello dell’Opec, piegati dagli ultimi anni di prezzi bassissimi: l’Aie prevede un aumento della domanda, ma non fa stime sulle quotazioni, che dopo la vittoria di Donald Trump sono tornate a scendere riavvicinandosi ai 45 dollari. Prezzi che nessun venditore si può permettere, nemmeno l’Arabia Saudita, che ha ridotto le sue scorte di valuta estera da 732 a 562 miliardi tra la fine del 2014 e lo scorso agosto a causa delle spese per continuare le politiche di sussidi alla popolazione nonostante la caduta del barile. Il vertice dell’Opec di fine mese, quello in cui dovrebbero decidere i dettagli su come tagliare la produzione, dovrebbe fare chiarezza. Il picco della domanda petrolifera, in ogni caso, sembra rimandato a data da destinarsi. Il fatto, ha detto presentando le nuove stime Fatih Birol, direttore dell’Aie, è che ancora le fonti alternative non sono in grado di sostituire il greggio. Questo nonostante rinnovabili e gas naturale saranno i «sicuri vincitori dei prossimi 25 anni dell’energia, rimpiazzando il campione dei 25 anni precedenti, il carbone» ha aggiunto Birol. Le previsioni dell’Aie vedono una crescita della quota rinnovabile tra le fonti di energia globali dall’attuale 23% al 37% nel prossimo quarto di secolo. Per il gas naturale la crescita sarà del 50%. Certo, tutto potrebbe cambiare se i governi dovessero modificare i loro progetti. «Non c’è una storia a senso unico nel futuro dell’energia globale — conferma Birol —: in pratica le politiche pubbliche determineranno dove andremo». Di sicuro, però, nonstante gli impegni di Parigi le emissioni inquinanti continueranno ad aumentare. Come nota l’Aie, applicare gli impegni presi a livello internazionale servirà a ridurre le emissioni inquinanti prodotte ogni anno dal settore energetico da 650 a 150 milioni di tonnellate.
Il mondo continuerà quindi ad andare avanti a petrolio, ma la crisi del prezzo del greggio può rendere il futuro molto problematico. Le quotazioni basse hanno spinto le compagnie petrolifere a tagliare drasticamente gli investimenti programmati per nuove esplorazioni e giacimenti: siamo scesi da 15 a 6,5 miliardi di dollari all’anno in media. Se questa tendenza dovesse andare avanti, ha riferito al Guardian uno degli autori del rapporto, nel 2020 il mondo potrebbe andare incontro a una crisi petrolifera a causa della scarsità dell’offerta. «Un calo dei rifornimenti – si legge nel rapporto dell’agenzia internazionale – e l’instabilità dei prezzi che ne deriverebbe renderanno sicuramente complicata la transizione verso un nuovo sistema più sostenibile ». Con il rischio che nel 2040 il prezzo del barile voli sopra i 150 dollari.