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 2016  novembre 17 Giovedì calendario

MACRON, IL DELFINO-TRADITORE CHE VUOLE FARE IL ROTTAMATORE

Ho visto dall’interno la vacuità del sistema politico che blocca le idee, che non rincorre più l’interesse generale, ma l’interesse privato. Ho visto quanto può costare rifiutare le regole obsolete e i clan di un sistema politico che è diventato il principale ostacolo alla trasformazione del Paese. Io questo sistema lo rifiuto”. Emmanuel Macron è da ieri candidato alla presidenza della Repubblica francese. Eppure fino a poco più di due anni fa l’ex ministro dell’Economia di François Hollande, 39 anni a dicembre, che ora vuole “rottamare” i tradizionali partiti politici, era uno sconosciuto. Era stato lo stesso presidente Hollande a prenderlo sotto la sua protezione, nominandolo nel maggio 2012 vicesegretario generale dell’Eliseo, e promuovendolo ministro nell’agosto 2014, al posto del dissidente Arnaud Montebourg.

Il brillante ex banchiere di Rotschild originario di Amiens, diplomato all’Ena, la prestigiosa scuola di amministrazione che sforna le future élite, sembrava possedere tutte le qualità per diventare il pupillo di Hollande. Poi invece è arrivata la spaccatura: prima, il 6 aprile, Macron ha lanciato il suo movimento politico “En marche” poi, il 30 agosto, ha dato le dimissioni dal governo. Da allora tenta di scrollarsi di dosso l’etichetta del traditore.

“Le elezioni ci offrono l’opportunità di rifiutare lo status quo. La soluzione è in noi, possiamo trovarla solo grazie a una rivoluzione democratica”, ha detto il neo-candidato parlando in un centro di formazione di Bobigny, periferia nord-est di Parigi. Sull’onda delle elezioni americane, per cui l’imprevedibile può diventare possibile, Macron si pone come l’“altra” alternativa antisistema, in una campagna dove il Front National sembra già essersi aggiudicato un posto al ballottaggio.

Il giovane ex ministro, che suona il piano e ha sposato la sua insegnante di francese, Brigitte, 20 anni più di lui, potrebbe essere il volto nuovo tra le solite vecchie facce. “En marche” rivendica già quasi 100mila aderenti. Macron, che non ha mai avuto la tessera del Ps, dice di non essere né di destra né di sinistra e di voler “riunire tutti i francesi”, far entrare la Francia “nel XXI secolo”. In economia è un liberale. Vuole instaurare una “pensione su misura”, garantire le indennità di disoccupazione anche a chi si dimette e liberare le aziende dalle 35 ore.

La sua candidatura può destabilizzare una sinistra già smembrata tra l’ala più centrista di governo e l’alta più radicale, da Montebourg a Melenchon. Sin da martedì sera Hollande ha lanciato un appello all’unione della gauche. Solo dopo il 3 dicembre il presidente dirà se è candidato. Se no, il suo “erede” potrebbe essere Manuel Valls: “Non sono impressionato”, ha reagito il premier all’annuncio di Macron.

Al centrodestra, il neo-candidato potrebbe nuocere soprattutto Alain Juppé, il sindaco 71nne di Bordeaux ed ex ministro di Jacques Chirac, esponente dell’ala più moderata dei Républicains, che i sondaggi danno per favorito alle primarie di domenica davanti a Nicolas Sarkozy e François Fillon: “Bisogna diffidare del cavaliere bianco”, ha commentato Juppé. Da parte sua, il numero due del FN, Florian Philippot, ha minimizzato il rischio Macron: “Sono sei mesi che snocciola formule, ma neanche un’idea”.

All’ambizioso neo-candidato resta da raccogliere tutte le 500 firme di sindaci necessarie per validare la candidatura, riunire i fondi per la campagna (i 3 milioni di euro raccolti finora non bastano), e infine convincere i francesi. Per ora i sondaggi gli attribuiscono solo il 14% dei voti al primo turno del prossimo 23 aprile.