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 2016  novembre 16 Mercoledì calendario

APPUNTI PER GAZZETTA - CHI È IL TRUMP ITALIANO? REPUBBLICA.IT ROMA. Di eredi in giro non ne vede. E questo lo si era capito

APPUNTI PER GAZZETTA - CHI È IL TRUMP ITALIANO? REPUBBLICA.IT ROMA. Di eredi in giro non ne vede. E questo lo si era capito. Ma di leader sì, uno solo: Matteo Renzi. E’ l’endorsement che non ti aspetti e arriva da Silvio Berlusconi, schierato per il No al referendum salvo riconoscere però al presidente del Consiglio l’onore delle armi. "Io spero che ci sia il mio erede. Avevo puntato molto su qualcuno che è passato dall’altra parte. Si sono succeduti dei personaggi o che hanno deluso o che non sono stati ben visti dali altri. Nella politica di leader vero c’è solo Matteo Renzi", dice in un intervento a Rtl 102.5, nuova tappa della sua campagna (esclusivamente mediatica) per radio e, dalla settimana prossima, in tv. E parlando di Parisi, appena defenestrato, lancia un avvertimento indiretto a Salvini: "Per fare il leader serve il consenso di tutti. Il manager? Spero continui a collaborare con noi". Per la prima volta il Cavaliere affronta in pubblico l’ingresso alla Casa Bianca di Donald Trump, che tanti osservatori anche negli Stati Uniti hanno paragonato a lui, ma prendendone in parte le distanze. "Ha detto di avere studiato il modello che avevo messo in campo io - spiega in radio l’ex premier - Ma con lui ho pochi punti in comune. Entrambi abbiamo deciso di metterci al servizio del nostro paese, ma la sua storia è molto diversa dalla mia. Lui è stato capace di ascoltare la gente che non si riconosce nei partiti, parla il linguaggio della gente comune, non dei politici. Apprezzo la sua politica sul calo delle tasse, trovo giusto il rafforzamneto dei confini ma non condivido la sua politca isolazionista". Parla della lunga convalescenza dopo l’intervento al cuore. "Grazie a Dio sto bene. Ho passato la prova più difficile della mia vita ma poi ho recuperato e mi sono rimesso anche nei muscoli", racconta di fare un’ora di ginnastica e di nuoto tutte le mattine. Berlusconi: vedo un solo leader, Renzi. "Trump? Io diverso da lui" Matteo Salvini Condividi PUBBLICITÀ inRead invented by Teads Poi la politica, nella quale è tornato in prima fila col piglio di chi non intende delegare ad alcuno. Ridimensiona il ruolo di Parisi, pur aprendo a una sua collaborazione, se vorrà. Quanto a Salvini, che si è già lanciato nella corsa alla leadership, il messaggio è chiaro: "In una coalizione i toni accesi non servono e i personalismi sono deleteri. Nessuno, neanche Stefano Parisi, può pensare di avere una guida se gli altri membri non lo accettano. Ha sempre detto di non considerarsi di Forza Italia, ma mi auguro che vada avanti in questo suo lavoro. Può darci una mano in questa ricerca di persone nuove. Dobbiamo rinnovarci senza rottamarci". Nega di aver avuto un ruolo nella partita della sfiducia al sindaco leghista di Padova e chiede al Carroccio di restare in coalizione con Forza Italia, ma niente populismi, quelli lasciateli ai Cinque stelle. Eredi intorno a sé Berlusconi non ne vede, ammette di averli cercati e per qualche momento trovati, ma sono andati via, con chiaro riferimento ad Angelino Alfano. Oggi "l’unico leader" che vede in circolazione è Matteo Renzi, che aveva tutto il diritto - ammette - di spedire la lettera agli italiani all’estero. La sua riforma costituzionale però non la voterà, anzi, "è pericolosa per la democrazia e apre a derive autoritarie", attacca. E dopo? "Non sarà il caos, come sostiene il premier: vedremo se Renzi darà le dimissioni, comunque tutto sarà nelle mani del capo dello Stato. Con senso di responsabilità noi decideremo di consequenza". Senso di responsabilità dunque, continua a ripetere Berlusconi. "Se vince il no si potrà avere un governo che faccia la legge elettorale e ci porti al voto. Oppure un esecutivo che faccia una riforma costituzionale con quelle cose che in questa non ci sono". Una chiara presa di distanza da Salvini e Meloni che invocano scioglimento immediato delle Camere e urne. Forza Italia non farà le barricate, insomma, perché la legislatura si chiuda prima della scadenza naturale del 2018. BERLUSCONI SCONFESSA PARISI ROMA - Acque sempre più agitate nel centrodestra per la leadership della coalizione, con il coordinatore di Forza Italia Stefano Parisi e il segretario della Lega Matteo Salvini ormai ai ferri corti. E le parole pronunciate stamattina da Silvio Berlusconi in un’intervista a Radio anch’io sono suonate come un altolà (ma c’è chi parla di un benservito) a Parisi, designato dallo stesso premier alla guida della sua creatura politica. "Parisi sta sta cercando di avere un ruolo all’interno del centrodestra ma avendo questa situazione di contrasto con Salvini credo che questo ruolo non possa averlo". E in serata è arrivata la replica dell’ex candidato alla poltrona di sindaco di Milano: "Non si governa con gli slogan. Con le ruspe non si governa l’Italia", ha detto Parisi nel salotto di Vespa, aggiungendo un lapidario: "Chi sta con Salvini perde le elezioni". Berlusconi e l’unità del centrodestra. Quelli tra Stefano Parisi e Matteo Salvini sono solo "scontri personali", non rotture definitive. Silvio Berlusconi in un’intervista a Radio anch’io però ha ribadito che il centrodestra deve rimanere unito: "Parisi sta sta cercando di avere un ruolo all’interno del centrodestra ma avendo questa situazione di contrasto con Salvini credo che questo ruolo non possa averlo". E infatti il leader leghista a una domanda su un possibile accordo con l’ex candidato sindaco a Milano ha replicato secco: "No. Con gli amici di Alfano, Verdini, Cicchitto non si costruisce il futuro del Paese". Nonostante ciò per il leader di Forza Italia, "il centrodestra è compatto, aldilà di quello che appare negli ultimi giorni". Sabato scorso, infatti, Padova e Firenze sono diventate nelle stesse ore le due anime del centrodestra, con le manifestazioni organizzate dal segretario della Lega Matteo Salvini e dal coordinatore di Forza Italia Stefano Parisi, che dalla città veneta ha lanciato un messaggio netto: "È arrivato il momento. Ora dobbiamo candidarci alla guida del Paese". E ha aggiunto: "Noi non siamo quella roba che è a Firenze oggi", prendendo le distanze dal segretario del Carroccio. Nell’intervista radiofonica Berlusconi ha sottolineato che "tutti i partiti che fanno parte della coalizione sanno che, se la rompono, si condannano all’irrilevanza. Stiamo lavorando a un programma condiviso, il resto appartiene al teatrino delle schermaglie e delle ambizioni personali. La nostra è un’alternativa liberale alla politica di sinistra e al populismo di Grillo". E ha rilanciato il No al referendum costituzionale: "È una riforma pericolosa e con la nuova legge elettorale c’è il rischio di una deriva autoritaria. È triste dirlo ma negli ultimi cinque anni abbiamo avuto cinque colpi di Stato, con governi mai legittimati dal voto popolare. Renzi vuole una legittimazione che non ha mai avuto, ma è ora che vada a casa". Per l’ex cavaliere se vince il Sì "c’è il rischio di una deriva autoritaria". Mentre se vince il No "non cambierà nulla, il Paese andrà avanti come adesso". Il Patto del Nazareno sulla riforma elettorale ormai è solo un lontano ricordo: "L’accordo fatto con Renzi è stato smentito da lui - ha aggiunto Berlusconi - Al principio avevamo provato se fosse stato possibile approvare una riforma condivisa, anche accettando compromessi, ma poi ci siamo chiamati fuori quando abbiamo capito che Renzi voleva cucirsi un abito su misura per sé e per il suo partito". La replica di Parisi a Porta a Porta. In serata è arrivata la replica del coordinatore di Forza Italia dal salotto di Porta a Porta. Replica che Stefano Parisi ha tenuto su toni morbidi ma netti: "Io passi indietro non ne faccio, vado avanti. Mi sono preso la responsabilità di rappresentare un’area politica popolare che oggi nel paese ha la maggioranza. Io sono convinto che Berlusconi mi sosterrà. Berlusconi non mi molla, non si fa guidare sa Salvini, sono convinto che non cambierà idea non credo che in un weekend si cambia linea", ha detto il manager che non ha lasciato passare sotto silenzio la sostanziale sconfessione piovutagli addosso in mattinata dal leader del centrodestra. Parisi si è richiamato alle parole con le quali l’ex presidente del Consiglio ha marcato la differenza tra destra e liberali e popolari, contenute in un’intervista di venerdì. "Poi - ha lasciato cadere - non so cosa è accaduto tra venerdì ed oggi, ma so che bisogna essere stabili perché altrimenti si genera confusione e sconcerto, la gente non capisce e poi resta a casa quando si tratta di andare a votare". Il leader di ’Energie per il rinnovamento’ ha glissato davanti alle insistenze di Bruno Vespa che ha parlato più volte di una sorta di lettera di licenziamento dell’ex Cavaliere, ma la replica di Parisi è stata netta: "Il problema non è recuperare il consenso di Salvini o di qualche altro leader del centrodestra. Il fatto è che Forza Italia ha perso dieci milioni di voto ed io cerco di recuperare la fiducia degli italiani. Il problema - ha continuato Parisi - non è se ho il sostegno di qualcuno ma se il centrodestra ha il sostegno delle persone. Con le ruspe - avverte ancora - non si governa l’Italia". Dunque, Parisi ha mostrato fiducia sul reale sostegno da parte di Berlusconi, ma non ha perso l’occasione per ribadire che "agli italiani non interessa quanto io sia d’accordo o meno con Salvini. Certe cose succedono nei palazzi, nelle cene, nel mondo del potere, ma sono cose - ha accusato ancora - che gli italiani non capiscono più". Ecco perché la risposta che Parisi ha spedito ad Arcore dal salotto tv di Bruno Vespa è che "se Berlusconi vuole Salvini leader può stare con lui, solo che così il centrodestra perde le elezioni perché l’Italia non è lepenista e su questo non c’è dubbio". Anche per quanto riguarda il referendum Parisi è stato netto: "Non concordo con chi dice che si vota ’No’ per cacciare Renzi. Renzi deve andare via con delle elezioni democratiche. Io - ha spiegato - sono per il ’No’ la referendum perché questa riforma genererà confusione nel nostro sistema. Per fare così è meglio non fare nulla". Vespa ha poi chiesto a Parisi cosa accadrà in caso di vittoria del No: "A Renzi non piace galleggiare ma gli piace fare campagna elettorale. Se vince il no Mattarella prende in mano la situazione e il premier deciderà se fare una campagna elettorale da premier o da segretario del Pd, lui è molto scaltro e saprà cosa fare. Quello che è importante è avere una buona legge elettorale". FIRENZE-PADOVA Padova e Firenze diventano nelle stesse ore le due anime del centrodestra, con le manifestazioni organizzate dal segretario della Lega Matteo Salvini e dal coordinatore di Forza Italia Stefano Parisi che dalla città veneta, casualmente per un giorno snodo cruciale della politica italiana, ha lanciato un messaggio netto: "E’ arrivato il momento. Ora dobbiamo candidarci alla guida del Paese". E ha aggiunto: "Noi non siamo quella roba che è a Firenze oggi", prendendo nettamente le distanze con la manifestazione della Lega nord per il No al referendum in piazza Santa Croce dove il Carroccio di Salvini (pochi giorni dopo la reunion del Sì alla Leopolda) ha chiamato a raccolta la destra ’trumpista’ e alla quale hanno aderito anche big del partito di Berlusconi come Daniela Santanchè e il governatore della Liguria Giovanni Toti. "Ora è il momento. Altrimenti l’alternativa arriverà tra poco e sarà o Renzi o Grillo. O si cambia passo o siamo morti. E la risposta non è Salvini e non sono le ruspe ma la nostra capacità di dare soluzioni al Paese", ha aggiunto l’esponente forzista dalla tappa veneta di MegaWatt-Energie per l’Italia. "Siamo noi che ci candidiamo a governare l’Italia - ha ancora detto Parisi - e dobbiamo farlo come forza liberale, riformista e popolare. Non lo può fare una forza radicale con gli slogan. Deve essere chiaro che questo è il disegno". "A chi dice che qui è in corso una robetta rispondiamo con questa piazza. Sfigati...", ha replicato il segretario della Lega salendo sul palco della manifestazione di Firenze. Il messaggio di Berlusconi. All’appuntamento di Padova Parisi è arrivato con un imprimatur da parte dell’ex premier e leader di Forza Italia, Silvio Berlusconi, che ha partecipato con un messaggio. "A te, Stefano, ho chiesto di svolgere un compito rilevante in questa prospettiva: coinvolgere e rendere protagonista - come stai facendo - un’area più ampia nella prospettiva di uno schieramento dei moderati vincente, ma è fondamentale che tutti noi lavoriamo insieme, perché ciascuno di noi ha una funzione importante da svolgere", ha scritto Berlusconi che ha sottolineato: "Occorre, senza rottamare nessuno, portare aria nuova nei palazzi della politica, anche a casa nostra. Innestare volti nuovi, freschi, credibili, a fianco di chi ha con onore combattuto per tanti anni le nostre battaglie di libertà. Questa serie di iniziative, che stai svolgendo in tante città italiane, fa parte della missione per costruire il nostro futuro sulle nostre solide radici. Non è casuale che essa coincida con la campagna per il referendum". "Di fronte ai risultati di Renzi e alla palese incapacità di governare dei Cinque Stelle - ha scritto ancora Berlusconi nel suo messaggio - toccherà a noi proporre al paese un’offerta politica di qualità, un progetto di governo serio, credibile e responsabile, che dovrà basarsi sui nostri valori di riferimento, quelli della tradizione liberale, cattolica, riformatrice. Solo noi, non i populismi, possiamo proporre un’alternativa seria ai fallimenti del centrosinistra. E’ per preparare questo che stiamo lavorando con grande impegno" La replica. "Parisi sbaglia ad affermare che noi non siamo quella roba che è a Firenze oggi. Solo uniti, insieme alla Lega e a Fratelli d’Italia, possiamo rilanciare il centrodestra e candidarlo alla guida del Paese. Parisi si è montato la testa dopo le parole di Berlusconi, ma questa ubriacatura rischia di farci sbandare", ha risposto da Firenze la collega di Forza Italia, Daniela Santanché. "Un forte e unitario messaggio politico da Firenze è importante e sarebbe di buon auspicio per aprire un’altra grande stagione di successi per il centrodestra", ha aggiunto da Nuoro, dove si trova per un’altra manifestazione del No, l’ex ministro di Forza Italia, Altero Matteoli che, in una intervista, aveva definito Parisi superato: "Se vuole venire a darci una mano venga, ma senza la pretesa di darci ordini". "Cosa devo dire ancora a Parisi: gli posso giusto mandare un bacione da Firenze...", è stata la replica del leader della Lega facendosi un selfie a vantaggio di telecamere in piazza Santa Croce. Salvini è stato duro con Forza Italia e la defenestrazione del sindaco di Padova Massimo Bitonci avvenuta questa notte. "In certi casi è sicuramente stare soli che essere male accompagnati. E’ chiaro che quando qualcuno degli alleati antepone le poltrone al rispetto del voto popolare dei cittadini - ha sottolineato sui rapporti fra Lega e Fi - un problema si pone e noi qualche riflessione la dobbiamo fare". Ma ha invitato il Pd a non festeggiare. "Il Pd - ha detto il segretario della Lega - ha poco ironizzare: con i dati dell’Italia su economia e occupazione c’è poco da ridere". LA CRISI DI PADOVA PADOVA - È caduta la giunta di Padova del sindaco leghista Massimo Bitonci. L’epilogo della crisi politica al termine di un lungo scontro interno alla maggioranza, soprattutto tra Lega e Fi. Critiche da Pd e M5s, mentre il governatore del Veneto, Luca Zaia, avverte: "Il conto di questo disastro qualcuno lo dovrà pagare". Ma Bitonci non s’arrende: "Mi ripresenterò alle prossime comunali a Padova, questa volta senza i traditori". La rabbia del sindaco. Da Firenze, durante la manifestazione della Lega per il ’no’ al referendum, aggiunge: "La considero una congiura di palazzo per alcune parti e anche una spinta politica dovuta anche alla manifestazione di oggi, per la visibilità di un appuntamento così importante. Forse si voleva dare un segnale...Sia a livello nazionale sia locale è chiaro a tutti che ci sono due Forze Italia - ha osservato il sindaco - così è a Padova, così è da altre parti. Quindi il tema è andare d’accordo con la Forza Italia che vuole stare all’opposizione di Renzi. Invece, i traditori che vogliono supportare questo governo e magari il sì al referendum vanno mandati a casa". E insiste che si ricandiderà "con il sostegno della gente ma senza i traditori, senza quella parte che ha fatto cadere il sindaco di Padova, un sindaco con un consenso molto alto. Qui - ha detto - ci sono due consiglieri di Fi che hanno votato con il Pd e hanno firmato ieri sera dal notaio le dimissioni per mandare a casa il sindaco di Padova. Dopo due anni di grande lavoro le beghe di palazzo sono arrivate anche a Padova... ho sbagliato gli alleati, perché queste porcate si fanno di notte presso un notaio: capisco Pd e M5s, non capisco due consiglieri di Forza Italia che sono andati a rassegnare le dimissione e mandare a casa il sindaco della Lega Nord il giorno prima della manifestazione di Firenze, quasi un messaggio a Matteo Salvini. Non si fa, vergogna". Ora ci sarà la nomina di un commissario prefettizio che traghetterà l’amministrazione fino alle nuove elezioni. La cronaca. Ieri sera verso mezzanotte sono arrivate le dimissioni presentate da 17 dei 32 consiglieri di Palazzo Moroni, che hanno così certificato la sfiducia al sindaco. Davanti ad un notaio si sono presentati per sottoscrivere l’atto formale insieme ai consiglieri di Pd, M5S, Padova 2020, e altri del gruppo misto, anche quelli di Forza Italia. Fatto, questo, che ha fatto scattare nei loro confronti l’espulsione. È stato il responsabile nazionale organizzativo di Fi, Gregorio Fontana, ad annunciare la sospensione immediata e il deferimento in commissione disciplinare di Manuel Bianzale e Carlo Pasqualetto. L’attacco dei democratici. Il Pd coglie l’occasione per attaccare Matteo Salvini che oggi sarà a Firenze alla manifestazione per il No al referendum che rappresenta il banco di prova dell’unità della coalizione del centrodestra. "Nel giorno in cui Salvini convoca i suoi Sindaci a Firenze per proporsi come il Trump de’ noantri - commenta il deputato dem Emanuele Fiano - da Padova gli arriva il fallimento clamoroso del suo uomo di fiducia. Un bell’inizio come leader del centrodestra, non c’è che dire. La Lega parla tanto, ma non sa nemmeno amministrare una città". PUBBLICITÀ inRead invented by Teads Ironizza su twitter Lorenzo Guerini, vicesegretario dem: "Le prove tecniche di centrodestra unito a Firenze? Macchè: a Padova i grandi successi di Salvini". "Bitonci è stato così duro e così improbabile nella sua figura di ducetto-leghista - sottolinea la senatrice dem Laura Puppato - che la pur notevole maggioranza di cui godeva lo ha progressivamente abbandonato, nauseata. La storia di Padova dimostra che abbiamo l’antivirus contro le derive: spero sarà così anche in America". Padova, depositate le firme che sfiduciano Bitonci Condividi Sulla crisi di Padova, il comune più grande amministrato dal Carroccio, interviene sul suo blog il leader 5Stelle. "La Lega di Salvini fallisce sempre - è l’affondo di Beppe Grillo - Bitonci e la Lega hanno umiliato Padova e la sua immagine nel mondo. Del sindaco leghista ricorderemo solo le imbarazzanti provocazioni, le battaglie anti-kebab e ebola, ma nessun risultato per la città. Il suo piano per la sicurezza è rimasto uno slogan, la sua battaglia contro il degrado mai iniziata". La rabbia del leghista Zaia. "È una brutta pagina di storia, non esistono giustificazioni - commenta caustico il leghista Zaia - per chi, dalla maggioranza, si dimette per mandare a casa il suo sindaco". "Abbiamo già i motori accesi per Verona - ha aggiunto il presidente del Veneto - ora li useremo anche per riportare Bitonci a fare il sindaco di Padova. Una scelta dovuta anche perché quanto successo è inconcepibile non solo per la politica ma anche per i cittadini, che erano contenti del loro sindaco".