Stefano Feltri, Il Fatto Quotidiano 15/11/2016, 15 novembre 2016
UN ANNO DOPO ETRURIA
& C., LA LETTERA DEI TRUFFATI A RENZI –
È già passato quasi un anno dal salvataggio orchestrato dal governo di quattro piccole banche che ha distrutto i risparmi di migliaia di persone.
L’associazione delle vittime di quel decreto “Salvabanche” del 22 novembre ora scrive al presidente del Consiglio Matteo Renzi per chiedere un incontro.
DODICI MESI dopo la scelta di azzerare il capitale e il valore delle obbligazioni subordinate (titoli di credito rischiosi come azioni) e svalutare al valore di 18 euro ogni 100 nominali le sofferenze di Popolare dell’Etruria, Banca Mache, CariChieti e CariFerrara, le responsabilità sono ancora da attribuire in via ufficiale. Il decreto del 22 novembre è stato approvato dal governo e ispirato dalla Banca d’Italia, che ha vigilato su quelle banche senza riuscire a evitare il disastro. Ma una settimana fa, la conferenza dei capigruppo in Senato ha bocciato la discussione delle proposte di legge per introdurre una commissione di inchiesta sul settore bancario. Ci sono ben 13 disegni di legge, fermi da un anno. Il governo non si è espresso anche se, più volte Renzi e il suo viceministro Enrico Zanetti (Scelta Civica) hanno proposto la commissione di inchiesta. E domenica il Corriere della Sera ha rivelato che che la Procura di Arezzo ha chiesto il processo per 30 direttori di filiale di Etruria per truffa aggravata. L’unica richiesta di rinvio a giudizio, ancora non si conosce il destino dei vertici della banca (tra cui Pier Luigi Boschi, papà del ministro Maria Elena). Mentre i vigilanti che così poco hanno vigilato, Consob e Bankitalia, non sono sfiorati dalle indagini.
Però, scrivono le vittime del decreto a Renzi, di ingiustizie da correggere ce ne sarebbero tante. Sui rimborsi annunciati dal governo, per esempio: chi ha preso il Tfr nel 2014 si trova a superare la soglia di 35.000 euro di reddito e perde il diritto al risarcimento, così come chi ha comprato i titoli dopo la pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale delle nuove regole sulle crisi bancarie il 12 giugno.
Beneficiano dei rimborsi quelli che hanno acquistato l’obbligazione sul mercato secondario (dopo l’emissione) ma ancora in portafoglio alla banca, esclusi invece quelli per i quali la banca ha dovuto a sua volta comprarla. Perché? Mistero.
Il problema maggiore è però quello delle new bank: il sacrificio di 130 mila tra azionisti e creditori è stato motivato con il tentativo di salvare la parte buona delle quattro banche, così da rivenderla e ridurre l’entità del buco. Un anno dopo quelle new bank non valgono praticamente nulla, “verranno vendute al valore simbolico di 1 euro, rendendo evidente che il debito del fondo di Risoluzione di 1,6 miliardi verso Banca Intesa, Unicredit, Ubi e Monte dei Paschi non potrà essere rimborsato e che sarà, dunque, necessario l’intervento di Cassa Depositi e Prestiti e possibilità di coinvolgimento delle Casse pubbliche dei contribuenti”, si legge nella lettera.
IN QUESTO DISASTRO generale, le vittime del decreto “Salvabanche” non accettano più di essere rappresentate dal premier come un gruppo di speculatori che lamentano un affare andato male (“ingiustificato accanimento verso i suoi cittadini”). Hanno quindi allegato alla lettera inviata a Renzi una tabella che confronta il rendimento delle obbligazioni subordinate delle quattro banche con titoli di Stato Btp di analoga durata, cioè l’investimento a minor rischio a disposizione in Italia. Risultato: in 13 casi su 15 le rischiose subordinate hanno reso meno dei tranquilli Btp (ci sono due vistoseeccezionimasitrattadi titoli riservati agli investitori istituzionali, cioè i professionisti). Non esattamente una grande speculazione. Nel caso di Etruria, addirittura, gli avvocati delle vittime stanno chiedendo l’annullamento di due emissioni obbligazionarie sostenendo che il rendimento offerto era volutamente basso proprio per far credere che il titolo fosse poco rischioso, imbrogliando il risparmiatore.
Di tutto questo vorrebbero parlare a Renzi le vittime del “Salvabanche” il prossimo 22 novembre. Chissà se il premier le ricevera.