Giorgio Meletti, Il Fatto Quotidiano 15/11/2016, 15 novembre 2016
LA CONFINDUSTRIA DISERTA L’ASSEMBLEA E IL SOLE FA SCIOPERO
Una resa e una fuga. Il presidente della Confindustria Vincenzo Boccia diserta l’assemblea del Sole 24 Ore, di cui è l’unico azionista significativo, e manda il funzionario Antonio Matonti a far eleggere Giorgio Fossa presidente con il 99 per cento dei voti. Pronto a farsi intervistare domenica sera su La7 da Giovanni Minoli, voce di punta della sua Radio24, Boccia evita il confronto con gli azionisti e delega al corpo a corpo il vicepresidente della società Luigi Abete. Ne esce uno svolgimento insolito per l’assemblea di una società quotata in Borsa che sfocia nello sciopero immediato dei giornalisti del Sole, di Radio24 e dell’agenzia Radiocor, proclamato in sala prima ancora della votazione finale.
La fuga. Gli azionisti sono in realtà giornalisti e poligrafici del gruppo, in fila per dire la loro. “Scusate se ci sentiamo presi in giro”, quasi sussurra Valentina Filici della Rsu. Ma non c’è ad ascoltarla un solo azionista, un manager passato o presente, un consigliere d’amministrazione passato, presente o futuro. Nessuno. C’è Abete, nel cda del Sole dal 2007, che confessa di partecipare per la prima volta a un’assemblea degli azionisti e di non aver mai letto i verbali delle precedenti.
I dipendenti, spaventati dall’annuncio dei papaveri confindustriali su metà dei 1.200 lavoratori del gruppo in esubero, lo provocano con schietta cadenza lombarda e relative vocali aperte. Abete, lottatore relazionale fiero di aver traghettato la Confindustria dalla prima alla seconda Repubblica, ribatte in romanesco per rimarcare che non li teme: “Sto su piazza da 40 anni, nun ce sta problema, tanto pe’ capicce, nun c’è trippa pe’ gatti”.
Ma è tutta scena. Né Abete né il presidente del collegio sindacale Luigi Biscozzi possono ribaltare la realtà: la gestione del Sole 24 Ore degli ultimi anni – sotto la responsabilità diretta del presidente Benito Benedini, dell’amministratore delegato Donatella Treu e del direttore del giornale Roberto Napoletano, e indiretta del distratto presidente di Confindustria Giorgio Squinzi – è un disastro che giustifica ampiamente l’inchiesta per falso in bilancio avviata dalla procura di Milano. Confindustria si limita a ribadire “fiducia nella magistratura”.
Abete – che presiede l’assemblea al posto del presidente Carlo Robiglio “bloccato da un contrattempo” – si trincera dietro ai “non so” e “chiedetelo a chi c’era”, definendo elegantemente le domande scomode dei giornalisti-azionisti “cetrioli” (pe’ capicce).
Biscozzi, rispondendo alle domande di Nicola Borzi, il giornalista-azionista che ha presentato otto esposti a Consob e magistratura, fa capire che nelle accuse c’è molto poco di “generico e impulsivo”, come cerca di minimizzare Abete. E dunque rivela che, a proposito di diffusione gonfiata, è vero che Treu ha firmato a dicembre 2012 il contratto con la misteriosa società londinese Di Source, costituita appena un mese prima attraverso società schermo. E che Il Sole ha subito trasmesso alla Di Source una lista di 60 mila nomi di cittadini italiani operanti all’estero per i quali attivare un abbonamento digitale al quotidiano. Biscozzi dice che in azienda negano l’esistenza di fatture della Di Source segretate, ma ammette che finora non ha visto nessuna documentazione contabile, limitandosi a interpellare dirigenti e funzionari. Rimane il fatto che a giugno l’Ads (Accertamento diffusione stampa) ha eliminato dai suoi conteggi 109 mila abbonamenti digitali del Sole e il mese successivo l’amministratore delegato Gabriele Del Torchio (da ieri fuori dal gruppo) ha disdettato i contratti con la Di Source.
Molto strana la vicenda della Business Media (ex Gpp), divisione che stampava periodici specializzati, venduta il 30 gennaio 2014 alla Tecniche Nuove (cliente della Arti Grafiche Boccia dell’allora vicepresidente della Confindustria) in presenza di un’offerta più conveniente. Abete riferisce che Benedini convinse il cda che Tecniche Nuove “dava più garanzie sulla continuità gestionale”.
Nessuna replica sui fatti al giornalista Angelo Mincuzzi che ha ricordato come nell’estate 2014 il cda ha trasformato in parte fissa la parte variabile della retribuzione dell’ad Treu e del direttore Napoletano. E che nel febbraio 2015 lo stesso direttore ottenne una buonuscita aggiuntiva di 2,2 milioni “mentre lo stesso convinceva i giornalisti ad accettare la decurtazione dei loro stipendi, affermando che i giornalisti guadagnavano troppo”. Da qui la richiesta di nominare un nuovo direttore “che abbia la capacità di guardare al bene del giornale e non agli interessi personali e che non menta alla sua redazione”. Ovazione degli azionisti peones . E oggi Boccia ricomincia a cercare i 100 milioni per l’aumento di capitale senza il quale Il Sole fallirebbe.