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 2016  novembre 14 Lunedì calendario

UN 9 PER DI BIAGIO. SVOLTA PETAGNA

Il centravanti grosso come un tir non ha nemmeno la macchina. Andrea Petagna ha 21 anni, 3 gol in campionato e nessuna patente nel portafoglio: niente di grave, rimedierà. In compenso in autunno ha trovato il modo per farsi strada nel calcio: al 14 novembre 2016 è il numero 29 dell’Atalanta – attaccante titolare, davanti a Paloschi e Pinilla nell’attacco delle 3P – e il numero 9 dell’Under 21. Significa che Di Biagio con lui dovrebbe avere svoltato. L’Italia dei ragazzi per un anno e tre mesi è stata una squadra molto ammirata per dieci undicesimi: difesa completa, centrocampo con mille alternative, esterni d’attacco di qualità. Così creava, creava, ma finalizzava poco: mancava una prima punta. Questa sera alle 18.30 a Bergamo giocherà Petagna, centravanti nel 4-3-3 come giovedì sera a Southampton contro l’Inghilterra. La sua storia ricorda quella di Belotti. Stesso nome – Andrea – e stesso obiettivo: usare novembre per opzionare una maglia azzurra con il 9.

Petagna ha 21 anni ma è sui giornali da una vita. Al Milan ha vinto un Viareggio da protagonista, con gol e assist in finale. Soprattutto, a quei tempi ha vissuto qualche mese da predestinato, esordiente in Champions con Allegri, probabile attaccante da prima squadra. Esagerati. Invece è andato alla Samp, al Latina, al Vicenza e delusione dopo delusione si è fatto la fama del sopravvalutato, del talento perso tra tatuaggi e serate. Esagerati anche quella volta. Per fortuna dell’Italia, Gasperini all’Atalanta lo sta portando alla sua dimensione ideale: attaccante da Serie A. Mancino, bel piede, un metro e novanta – centimetro più, centimetro meno – e fisico giusto: ha perso qualche chilo. Per qualcuno è un po’ Borriello, per altri un po’ Zaza, di sicuro vale molto più dei 5 milioni che l’Atalanta può mettere a bilancio per lui.

Andrea non si fa problemi: in Gasp ha fiducia totale e ha vissuto momenti più difficili. Ha raccontato che da ragazzo non voleva andare a scuola in un giorno di neve, così ha litigato con un tutor del Milan e si è proposto all’Inter. Un caso cittadino. Il procuratore, saggio, quella volta lo ha calmato. Due anni fa invece Petagna ha rischiato di cambiare lavoro: «Era in difficoltà, voleva smettere – dice il suo mental coach, Roberto Civitarese –. Per fortuna non è successo. Conosco tanti calciatori e lui è tra i più sensibili. Ha un cuore enorme e per gli amici si butterebbe nel fuoco». Tra gli amici, uno: Bryan Cristante. Insieme al Milan, insieme in questi giorni con l’Under 21. Stasera potrebbero essere vicini anche in campo, dall’inizio contro la Danimarca.

Di Biagio infatti dovrebbe sperimentare con criterio. In attacco ha cominciato le qualificazioni con Bernardeschi, Monachello e Boateng. Uno è da tempo in Nazionale A, gli altri faticano a trovare una dimensione in B, a Bari. Di Biagio allora ha cambiato, ha provato Rosseti e Cerri con risultati a volte buoni, a volte cattivi, mai esaltanti. Questa volta è il turno di Petagna, decisamente cresciuto dai giorni in cui era un bambino con la maglia di Van Basten, come quella volta affascinato dai grandi attaccanti. Andrea quando può va a mangiare a Milano e può capitare di trovarlo al ristorante, mentre chiede un consiglio a Vieri. Bobo, che non si dilunga con tutti, pare risponda con piacere. Forse in quel mancino ha visto qualcosa.