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 2016  novembre 11 Venerdì calendario

IL FASCINO ETERNO DEGLI ALL BLACKS

Quattro milioni di abitanti ed un solo pensiero: Gli All Blacks. I tutti neri. Nome che sembra derivi da un errore giornalistico nei primi anni del ’900 quando al posto di scrivere «All Backs» ovvero tutti dietro, tutti forti, venne scritto «All Blacks». Sulla maglia nera la felce argentata, simbolo della Nuova Zelanda. Una leggenda costruita in oltre un secolo di vittorie: primo match vincente 15 a 3 nel 1903 contro gli australiani, vittoria più larga 145 a 17 contro il Giappone, sconfitta più cocente è avvenuta per opera dell’Australia per 28 a 7. Già, nessuno li ha mai battuti con un punteggio più ampio. L’Eden Park, lo stadio di Auckland è un fortino, nella storia in giro per il mondo più di 500 match e solo un centinaio di sconfitte. In Nuova Zelanda si vive, si respira, si pensa al rugby e vestire la maglia degli All Blacks è il sogno di ogni bambino, laggiù tra l’Isola del Nord e quella del Sud tutti, ma proprio tutti, giocano a rugby fin dalla nascita. A piedi nudi nei prati, anche senza pali. Non importa. Quel che conta è giocare con una palla ovale e sognare la maglia tutta nera. E creare campioni. Perché la vera domanda è come faccia una Nazione da pochi milioni di abitanti a creare in continuazione grandi, grandissimi campioni e talenti – tra i giocatori neozelandesi più famosi ci sono Wilson Whineray, Kevin Skinner, Colin Meads, Graham Mourie, Sean Fitzpatrick, John Kirwan, Jonah Lomu e, più recentemente, Richie McCaw e Dan Carter –. Merito di allenatori di altissimo livello, merito di tanta dedizione e di un solo credo verso tale maglia. Quando gli All Blacks perdono una intera Nazione entra in lutto e va in crisi, ci sono interrogazioni parlamentari. Tre campionati del mondo vinti, il primo nell’87 alla prima edizione della Rugby World Cup e poi nel 2011 e 2015. Dalle sconfitte si sono sempre rialzati più forti ed il loro mito è sempre vivo grazie anche alla haka, la danza di guerra maori che fanno prima di ogni march fin dal 1884. Sono ben due, la più famosa è la “Ka Mate” poi c’è la “Kapa o Pango”, danza ancora più dura, fatta più raramente e per la prima volta nel 2005.