Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2016  novembre 11 Venerdì calendario

COME SI VIVE SENZA EQUITALIA? GUARDATE LA LOMBARDIA


MILANO. Il dopo Equilalia è già iniziato. Località: la Lombardia. Data: 15 settembre 2016, “il D-Day della liberazione fiscale” come l’hanno chiamato un po’ pomposamente i promotori. Il giorno in cui la regione più ricca e popolosa d’Italia – come già aveva fatto Milano nel 2014 – ha rescisso il contratto con l’ex riscossore e bandito per sempre dalle caselle postali le lettere con la “E” in campo blu che hanno rovinato la vita a milioni di italiani. «Voglio un fisco umano che colpisca gli evasori ma abbia comprensione per le persone perbene in difficoltà» ha spiegato urbi et orbi il governatore Roberto Maroni. Risultato: Equitalia è stata messa alla porta e il compito di chiedere le tasse a dieci milioni di lombardi è stato assegnato a Duomo Gpa e alla Rti Publiservizi. Da due mesi tocca a loro bussare alle porte dei contribuenti morosi per riscuotere bollo auto e tributi ambientali delle imprese. «Con una commissione del 5,9 per cento rispetto all’8 per cento di prima e con un piccolo risparmio sulle spese postali» spiega orgoglioso l’assessore al bilancio Massimo Garavaglia.
Il Big Bang della prima regione de-equitalizzata (tutto il resto d’Italia lo sarà dal luglio prossimo) sta, ovviamente, muovendo ora i primi passi. E non è facile dare giudizi. Le new entry nel servizio hanno appena iniziato a esaminare la situazione. E i postumi del passato (leggi cartelle esattoriali per 589 milioni del periodo 2009-2014) sono ancora gestiti dal loro predecessore, «che non ha cambiato i metodi un po’ estorcivi», scherza rassegnato Giovanni, 42enne macellaio di Cormano, in coda agli sportelli milanesi dell’ex riscossore.
La vita senza Equitalia però ha già regalato ai lombardi qualche novità. La prima è un classico nazionale: il condono preventivo per i furbetti del bollo. «Per chiudere i conti con il passato abbiamo fatto pulizia dei contenziosi irrisolti con la regolarizzazione agevolata di 1,3 milioni cartelle, che ci ha garantito 200 milioni d’incasso» calcola Garavaglia. La vera rivoluzione però – almeno nei programmi – è estetica. Ovvero “meno muscoli e più gentilezza”. Come funziona? Iscrizioni a ruolo e vecchie cartelle esattoriali sono state rottamate. Al loro posto è nato un percorso soft in quattro tappe prima del Calvario della riscossione coattiva: «C’è l’avviso di scadenza, poi il sollecito, quindi un’ingiunzione e il sollecito all’ingiunzione» spiega Garavaglia. In questa fase di confronto vige il bon ton fiscale. Niente misure coercitive, zero aut aut. «Si esamina un caso alla volta con sensibilità. E se il contribuente è in difficoltà personale o economica si studiano misure ad hoc come dilazioni e rateizzazioni» promette l’assessore. Senza le temutissime ganasce o i pignoramenti «un’umiliazione per chi come me lavora 15 ore al giorno» dice Giovanni.
C’è speranza che vada davvero così? Nella Lombardia orfana di Equitalia sì. Anche perché per i nuovi gabellieri – ed è da vedere se è un bene o un male – è un po’ più difficile mettere le mani sui beni di chi non paga le tasse. L’esperienza di Milano, il più grande dei 2.500 Comuni italiani che ha deciso di fare a meno dell’ex riscossore, è educativa. Palazzo Marino ha internalizzato la gestione fiscale nel 2014. Gli uffici del municipio hanno gestito da allora 3,7 milioni di pratiche tra Imu, Cosap affitti, mense e multe per un valore totale di 1,8 miliardi. Con ottimi risultati, visto che gli incassi sono pari all’89 per cento delle cifre richieste, grazie al dialogo «molto più costruttivo garantito dalla riscossione diretta», come spiega l’assessore al bilancio di Milano Roberto Tasca.
E cosa succede quando non ci si mette d’accordo? In quel caso, e qui c’è il busillis, il contenzioso è più complesso. «Equitalia accede a un patrimonio informativo che noi non abbiamo a disposizione, come ad esempio i conti correnti dei contribuenti» spiega l’assessore. Un po’ di banche dati dell’anagrafe tributaria sono, per ora, off limits per i Comuni e le società private come Duomo Gpa e Rti Publiservizi. E così il dopo Equitalia – almeno in Lombardia e sotto la Madonnina – è partito rendendo i cittadini (ad alcuni certamente non dispiacerà) un po’ più invisibili al fisco.
Il problema, insomma, rimane quello di sempre: coniugare sensibilità e rigore. Con o senza l’etichetta di Equitalia. L’esperienza di autarchia erariale di Milano (lanciata dall’ex vicesindaco Francesca Balzani) dimostra che questa utopia, forse, è possibile. «Un ente locale è più attento a individuare le soglie di indigenza» spiega Tasca. «Noi siamo arrivati a garantire fino a 180 rate per gli arretrati, curiamo con grande attenzione capitoli delicati come la gestione dei tributi sull’acqua, abbiamo appena aperto uno sportello in remoto per dialogare con chi non vuole o non ha tempo di venire nei nostri uffici». Guanto di velluto dentro cui però c’è il pugno di ferro, visto che Palazzo Marino si è visto riconoscere un premio di due milioni dall’amministrazione centrale per aver indicato all’Agenzia delle entrate alcune posizioni anomale («abbiamo fatto tremila segnalazioni») che hanno portato a recuperare molta evasione.
La Lombardia senza Equitalia non si fa troppe illusioni. «Temo cambi il direttore d’orchestra, non la musica» dice Giovanni. I sognatori che immaginano un mondo perfetto senza cartelle pazze e vessazione fiscale possono mettersi il cuore in pace. Fare l’esattore non è un lavoro né bello né facile e tutti sbagliano. La Duomo Gpa è finita nel mirino dei cittadini di Crevoladossola (provincia di Domodossola) che l’hanno accusata di aver sbagliato i conti delle tasse sui passi carrai, causa – dicono le cronache – l’uso di uno stradario un po’ datato. E il Comune di Spilimbergo, in Friuli, le ha rescisso il contratto perché lavorava in associazione d’impresa con l’Aipa, altra società del settore, guidata da Daniele Santucci, condannato a tre anni per aver dirottato sui suoi conti personali 3,7 milioni di tributi per le affissioni pubblicitarie. La Rti Publiservizi ha avuto i suoi guai a Caserta e a Giugliano, dove i cittadini si sono lamentati per presunti disservizi su prelievi per l’acqua e le multe. «Nessun problema, i nostri nuovi gestori fanno parte di un albo e hanno vinto una gara» conclude Garavaglia. «Noi tiriamo dritti. Prossimo appuntamento, la domiciliazione sul conto in banca del pagamento del bollo auto. Chi lo fa, paga il 10 per cento in meno». Condoni, sconti. Il dopo Equitalia è partito in Lombardia all’insegna di promozioni e saldi. Il rischio, dicono i puristi, è che la cultura del fisco troppo dolce faccia diminuire le entrate. E che alla fine, fatti i conti, si possa finire addirittura per rimpiangere i cerberi di Equitalia.