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 2016  novembre 09 Mercoledì calendario

IL PIÙ GRANDE MEDIUM DI TUTTI I TEMPI


Nell’adolescenza Daniel fu profondamente influenzato dalle idee sul magnetismo animale, il sonnambulismo, ecc., perché si parla di lui come di uno che curava con passi magnetici, distribuiva medicine prescritte dagli spiriti dei defunti, cadeva in trance, descriveva le bellezze del paradiso e così via. Sembra che negli anni 1850-51 Home fosse già alla testa del movimento spiritista iniziato nel 1849 e adesso in rapida espansione. Giovanissimo ebbe varie esperienze di natura telepatica e chiaroveggente. I suoi fenomeni fisici (telecinesi), a quanto si dice, ebbero inizio nel 1850 e sbigottirono tanto la zia che ella gettò fuori di casa il suo diciassettenne nipote ordinandogli di non varcare più la sua porta [...]

Le manifestazioni di Home attrassero presto l’attenzione degli swedenborghiani che erano abbondantemente rappresentati fra le classi colte americane. Si trattava di seguaci delle dottrine enunciate da Swedenborg (1688-1772) circa la natura dell’uomo, il cielo e l’inferno, sempre in cerca di prove sperimentali per dimostrare la verità delle concezioni relative alla topografia della terra dei morti e alle condizioni di esistenza là dominanti [...]

Quando sua zia gli fece le valigie, convinta che fosse caduto nelle mani del Demonio, Home iniziò un tenore di vita che avrebbe seguito fino alla morte. Aveva lasciato la casa all’età di diciotto anni, senza una professione, e da allora non ebbe mai un’occupazione fissa. Divenne semplicemente, su scala internazionale, l’“uomo che veniva a pranzo”, che passava dalla casa di un amico a quella di un altro, e che dopo aver sposato due aristocratiche damigelle russe, potè infine considerarsi un uomo ricco [...]

Durante gli anni 1852 e 1853, Home fu spesso accolto in casa di Ward Cheney, membro di una ricca e nota famiglia di industriali della seta. E molte sedute furono tenute con la sua medianità. F.L. Burr, editore del Hartford Times, che partecipò a numerose di queste sedute e ne fece relazione sul suo giornale, scrive: “Il fatto avvenne la sera dell’8 agosto 1852. I presenti alla seduta erano passati in una stanza buia per vedere se si manifestassero luci spiritiche, quando, improvvisamente e senza che nessuno se l’aspettasse, Home cominciò a elevarsi. In quel momento gli tenevo la mani e sentii i suoi piedi: erano a trenta centimetri dal pavimento! Più volte fu tratto su da terra; e la terza volta fu levato fino all’alto soffitto della stanza, che toccò leggermente con la testa e con la mano...” [...]

“All’epoca in cui conobbi per la prima volta il signor Home, sei anni fa, cioè nel 1855, credevo che questi fenomeni fossero impossibili. Home era allora ospite di uno dei miei vicini, Rymer. Fui invitato e ci sedemmo, un gruppo di dodici persone, intorno a un grande tavolo da pranzo in piena luce e con numerose candele. Furono uditi dei colpi in tutta la stanza. Poi, senza che si vedesse alcun agente, spiritico o umano, una fisarmonica fu presa da un punto distante della sala e messa nella mia mano, spinta tra me e il tavolo; tenni lo strumento per una estremità, come mi fu detto di fare, appoggiando il braccio al ginocchio, e chiesi allo spirito di suonare per me ‘Angeli belli e fulgidi’, cosa che con mio grande sbigottimento fu fatta nel modo più perfetto e piacevole possibile. Un forte strappo, come se fosse di mano umana, necessario per produrre il suono in un grande strumento, mi rendeva difficile tenerlo, ed era anche evidente che delle dita dovevano battere sui tasti per modulare la melodia. Tra altri fatti straordinari, che avvennero immediatamente dopo la mia prima seduta, vidi, in presenza di Home, un grande tavolo da salotto salire a poco a poco al di fuori della portata di tutti, eccetto la mia, e tornare a scendere con eguale regolarità sul pavimento, leggero come una foglia”. [...]

“Incontrai il signor Home nella stessa casa di campagna. Home era appena arrivato dall’America. Eravamo in piena luce: sette persone fra cui due donne. Ci sedemmo attorno a un largo e pesante tavolo rotondo. Si udirono colpi in tutta la stanza. Una delle signore aveva portato una chitarra e l’aveva posta sotto il tavolo; e, poiché il tavolo era largo, si poteva vedere facilmente. A un tratto le corde vennero mosse lievemente, poi il suono divenne a poco a poco più forte e un’aria fu suonata molto bene da mezzi invisibili. Dopo di che il pesante tavolo a cui eravamo seduti si alzò da terra lentamente mentre le nostre mani restavano su di esso. Si levò di almeno sei pollici e rimase sospeso per qualche tempo, poi si inclinò da una parte e dall’altra. Seguì una vibrazione del tavolo, che si comunicò ai nostri corpi e alle sedie su cui eravamo seduti, come se ne fuggisse un qualche fluido potente. Poco prima di mezzanotte passammo in una stanza al primo piano e ci sedemmo attorno a un grande tavolo quadrato. Si udirono colpi nel tavolo stesso e in tutte le parti della stanza. Una signora e io fummo spinti violentemente, con le sedie su cui sedevamo, lungi dal tavolo, fino all’estremità della stanza, e poi portati attorno. Io tentai di resistere ma senza successo. Il tavolo ci seguì lasciando dietro di sé il resto del circolo” [...]

Quella che può essere stata una delle ultime sedute di Home negli Stati Uniti venne descritta dal signor Burr e ristampata nel New York Sun (1875) sotto il titolo Una storia strana e sconcertante. Questa seduta fu tenuta a Hartford il 14 marzo 1855. E riassunta in parte come segue: “Il tappeto del tavolo fu completamente alzato sul lato opposto del medium e nella piena luce di una lampada. Sembrava che ci fosse sotto qualche cosa che si muoveva passando da un lato all’altro del tappeto... A un tratto Burr si china in avanti per veder meglio un oggetto che si muoveva, senza essere toccato, attraverso la stanza e, nel far così, spense la lampada. Tuttavia i carboni ardenti della stufa davano una luce sufficiente. Una mano materializzata scrisse su di un foglio”. Un’altra citazione ci offre qualche altro particolare riguardo a questa mano materializzata: “Il signor Burr descrisse la materializzazione di una mano molto sottile, pallida, evanescente, con lunghe dita affusolate. Quella mano prese una matita e scrisse alcune parole su di un foglio; il signor Burr si chinò per guardare, e allora la mano lasciò cadere la matita e svanì ‘veloce come un lampo’. Ma poi riapparì, strinse la mano a tutti i membri del circolo e, quando cercò di ritirarsi dopo avere stretto quella del signor Burr, questi volontariamente la trattenne. La mano ectoplasmica tirò piu forte e Burr fece altrettanto; ebbe così il tempo di assicurarsi che era fatta passabilmente e con simmetria, sebbene non fosse perfetta, e che era morbida e leggermente calda. E quando la mano si accorse che non riusciva a sfuggirgli, ‘si offerse spontaneamente al mio esame, lasciandomi osservare le dita, le unghie, le giunture, le rughe e terminava al polso’”.