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 2016  novembre 03 Giovedì calendario

PENSIERI E PAROLE, MA SU CARTA– [Niccolò Agliardi] Lavora con le note e con le parole Niccolò Agliardi

PENSIERI E PAROLE, MA SU CARTA– [Niccolò Agliardi] Lavora con le note e con le parole Niccolò Agliardi. Parole che diventano strofe per Laura Pausini, Emma e la serie tv Braccialetti rossi, ma anche storie ed emozioni forti nelle pagine del romanzo, Ti devo un ritorno (edito da Salani) alla seconda ristampa dopo tre settimane in libreria. Un’isola delle Azzorre, San Miguel, che si trasforma nell’inferno in Terra. Questo è il punto di partenza del suo libro. Una vicenda incredibile ma vera, che in origine mi ha raccontato un amico, Giovanni Gastel. La storia di un narcotrafficante italiano che naufraga alle Azzorre a bordo di un catamarano carico di cocaina. Prima di abbandonare la barca, nasconde maldestramente la coca negli anfratti delle grotte, ma la corrente e le reti dei pescatori consegnano all’isola e ai suoi abitanti un carico di morte e disperazione. Centinaia di chili di droga pura. E San Miguel precipita nella follia. In poco tempo un’intera generazione di ragazzi diventa tossicomane. Quello che all’inizio era sembrato un dono portato dal mare si rivela una tragedia. Alcune persone, dopo aver sniffato dosi mostruose, incapaci di controllare gli effetti della polvere, arrivano a suicidarsi. Sono trascorsi quindici anni da quei fatti, eppure le comunità di recupero portoghesi sono ancora oggi piene di azzorriani. Su questo sfondo si innesta il resto della storia, ovvero il rapporto d’amicizia tra i due protagonisti del libro: Pietro, un milanese in fuga da se stesso a 32 anni, e Vasco, 19 anni, che vive alle Azzorre e che per trovare una risposta al vuoto decide di anestetizzarsi. Passando alla musica, qual è la cosa più difficile nel trovare le parole giuste per le canzoni di una star internazionale come Laura Pausini? «Comporre per Laura, che ha un respiro mondiale, è molto complicato perché bisogna scrivere in italiano pensando alla traduzione e al suono di quella strofa o di quella parola in inglese, francese e spagnolo. Ci sono dettami metrici rigorosissimi da rispettare. In questo senso, Laura mi ha insegnato tanto». E qual è, invece, la cosa più facile? «Avere l’opportunità di far dire a un altro artista quel che non avrei il coraggio di cantare io per una forma di pudore. Nell’ultimo disco di Laura ho scritto una strofa che fa: “Chiedilo al cielo, forse ce lo dirà”. Io non sarei stato capace di dirlo in un mio brano perché sono sempre stato compresso all’interno di una forma lessicale molto più composta, cantautorale e meno libera. Laura, invece, canta quelle parole e suona vera, perfettamente a suo agio». Secondo lei il Premio Nobel a Bob Dylan è meritato? «Certamente. Come ha detto Francesco De Gregori: “Non è mai troppo tardi”. Per che cosa? Per riconoscere al testo di una canzone un valore letterario. Questo è quel che significa il Nobel a Dylan. In questi giorni si discute del fatto che lui non abbia mai risposto, nemmeno al telefono, ai membri dell’Accademia di Svezia. Ma quello è solo un gioco delle parti: non esiste uomo al mondo che non sia felice di entrare nella storia con le opere del proprio intelletto». Volendo semplificare, potremmo dire che la forma canzone richiede sintesi e rigore, mentre il romanzo è invece una prateria senza confini. Concorda? «Sì. Nella canzone bisogna togliere, sottrarre e sintetizzare con l’obiettivo di rimanere nelle metriche. Nella stesura del testo di un brano ci si fa guidare dalle parole precedenti. Comandano loro. In un romanzo si può far vincere la storia, c’è bisogno di respiro, di andare a briglie sciolte e questo regala un senso di libertà meraviglioso». Lei che lettura dà dello straordinario successo di Braccialetti rossi, la serie tv che mostra il dolore e le emozioni di un gruppo di ragazzi malati? «Braccialetti Rossi vince perché trasmette autenticità. Non è una serie ruffiana o ipocrita. Anzi, ha intercettato quello che nella vita tutti noi, prima o poi, dobbiamo affrontare: il dolore. Anche nell’intrattenimento, che non è per forza sinonimo di leggerezza, si può indagare la parte più scura, profonda e difficile della vita. Ma bisogna fare un patto con se stessi: dire sempre la verità. Braccialetti rossi ha questa attitudine e il pubblico, teenager inclusi, si appassiona, ci crede».