Fernando Masullo, il venerdì 4/11/2016, 4 novembre 2016
C’ERA UNA VOLTA UN SOGNO
[Barack H. Obama]
Se dopo otto anni di Presidenza democratica vince Trump, perde anche lui. Martedì prossimo, aspettando i risultati, Obama terrà forse sulla scrivania dello Studio Ovale la statuetta della Madonna con Bambino, il suo portafortuna dai tempi della scuola cattolica elementare, frequentata in Indonesia. Il multiculturalismo è il tratto essenziale della vita personale e politica di Barack Hussein Obama, il primo Presidente americano di colore.
Nasce a Honolulu nel 1961. La mamma Ann, bianca del Kansas, e il papà, Barack Hussein sr., nero del Kenya, si erano conosciuti all’Università delle Hawaii, a un corso di lingua russa. Si sposano nel febbraio del 1961 quando lei è già incinta e si separano in agosto, subito dopo la nascita del figlio. Il padre si risposa con un’altra americana con cui ha 2 figli, poi, preso il Master in Economia, torna a vivere in Kenya. Muore nel 1982, in un incidente d’auto. Obama era ventunenne e non vedeva il padre da 11 armi. Non ebbe un rapporto semplice neanche con la mamma Ann che, a sei anni, lo portò a Giacarta, seguendo il nuovo marito indonesiano. Dopo le elementari Barack tornò a vivere alle Hawaii dai nonni materni, i punti fermi della sua vita. Ebbe un’adolescenza segnata da qualche esperienza trasgressiva, cocaina inclusa, e da un lavoro da gelataio che tuttora gli fa odiare i gelati. Obama ha ripagato il suo prestito da studente solo pochi anni fa con i guadagni del libro I sogni di mio padre. Dopo la laurea, Obama si stabilì a Chicago a fare l’avvocato in tema di diritti civili e il professore di Diritto costituzionale. Conobbe Michelle in uno studio legale e la sposò nel 1991. Hanno due figlie. Malia e Sasha.
La sua carriera politica è stata folgorante. Senatore in Illinois dal 1996, viene eletto al Senato di Washington nel 2004, anche grazie allo slogan “Yes we can” che, quattro anni dopo, lo porterà trionfalmente alla Casa Bianca. Sullo slancio, nei primi due anni, promuove importanti riforme del Lavoro e della Sanità e approva il controverso intervento militare in Libia. Le cose si complicano quando i repubblicani riconquistano la maggioranza parlamentare e frenano su tutto.
Obama mette comunque al suo attivo il blitz che elimina Bin Laden, il disgelo con Cuba, il trattato sul nucleare con l’Iran e i matrimoni gay, che la Corte Suprema, nel 2015, dichiara diritto fondamentale. Nell’ultima fase di presidenza è alle prese con il terrorismo interno di estremisti islamici e con il riacutizzarsi del problema razziale, a causa del “grilletto facile” dei poliziotti contro gli afroamericani.
La sua frustrazione più grande è di non avere ottenuto dal Congresso una legge per limitare la vendita delle armi. La Presidenza gli ha sbiancato i capelli ma Barack Obama resta il sognatore romantico di sempre che ama Moby Dick, Casablanca e Qualcuno volò sul nido del cuculo, Miles Davis e Bob Dylan e che, in controtendenza, colleziona i fumetti di Conan il Barbaro. (44 fine)