La Gazzetta dello Sport 6/11/2016, 6 novembre 2016
MURIEL: «SAMP, IO E TE ORA STUPIAMO»
8 VERTICALE - FIORENTINA
quasi viola due volte
ma ora mi «vendico»...
«Due volte, sì: non dico che fui vicino alla Fiorentina, ma non erano solo voci. La prima volta ne parlarono con l’Udinese discutendo del pagamento di Cuadrado, la seconda Montella voleva capire se potevo muovermi: però nulla, a Udine speravano ancora che esplodessi lì per vendermi meglio. Illusione per illusione, la Fiorentina mi negò anche la finale di Coppa Italia nel 2014: 2-1 all’andata con gol mio e 2-0 per loro al ritorno, mi tradì Cuadrado segnando. Mi vendico stavolta? La Fiorentina gioca un calcio molto spagnolo, ma con il carattere della Samp che ha vinto il derby e con la qualità di gioco e le occasioni create della Samp che ha battuto l’Inter...».
2 VERT. - ILLUSIONE
so di aver deluso
ora ho una testa nuova
«Vorrei eliminare questa parola perché è quella che mi sono sentito rinfacciare di più: ho illuso e poi deluso. Gli altri, ma prima me stesso: ero al Lecce e si parlava di Milan e Inter, ero all’Udinese e sembrava mi volesse l’Atletico Madrid, addirittura il Barcellona. E invece: grandi inizi, grandi cali. E facevo stare male anche chi aveva puntato su di me: mio padre e Alessando Lucci, uno di famiglia più che il mio procuratore. Ma ora “basta illusioni”, questo è l’anno. Non so cosa e quando mi è scattato in testa, però mi sono detto: “Se fallisci, se l’aspettano tutti: stavolta stupiscili. Non con una giocata nuova: con una testa nuova”».
3 ORIZZONTALE - COLPA
padre troppo giovane? così me le godo di più«Ammissione di... colpa, vero?». Sì, colpa: quali e quante? «Troppo portato a buttarmi giù invece di non mollare: quando giocavo meno, all’Udinese e poi l’anno scorso con Montella. Fuori dal campo? Se si capisce che è una battuta, dico non aver ancora fatto un figlio maschio. Magari arriverà, non subito: ora sono felice con Maria Paula e Maria Camila, felice anche di averle volute così giovane: per godermele di più».
15 ORIZZ. - INFORTUNI
non sono stati tanti
e solo se ero stressato
«Devo fare dei nomi di avversari?». No, 15 orizzontale. «Ah, gli infortuni... Per fortuna nessuno grave, e comunque guardi che io me li ricordo tutti - anche il primo a 10 anni, sotto il gluteo sinistro-e non sono stati neppure tantissimi: quasi tutti a Udine, lì sì che mi facevo male sempre. Non al Deportivo Cali, al Granada, al Lecce, non ora alla Samp: io mi infortuno quando sono stressato, quando non sto bene con la testa».
9 VERT. - COLPO DI TESTA
ci provo poi mi arrendo
meglio una rovesciata
«Mai mai no: solo due volte. Il primo in un’amichevole Colombia-Guatemala e quasi non ci credevo, poi l’anno scorso contro il Torino, in tuffo. E’ una cosa inspiegabile, ma era così anche da ragazzino: avevo paura di colpire la palla di testa. Oggi mi sforzo in allenamento, ma resta una fatica: penso “Dai, adesso sì” e invece all’ultimo momento provo la rovesciata o lo stop di petto».
6 VERT. - FERRERO
dieci giorni da incubO
MA AVEVA RAGIONE LUI
«Ostaggio proprio no, ma quasi. Ferrero veniva tutti i giorni, e se non veniva mi telefonava: “La mia carriera è nelle tue mani”. “Ma come, presidente: è la mia che è nelle sue”. Dieci giorni chiuso dentro un hotel di Nervi, vedevo solo anziani in vacanza, sarò uscito tre volte per fare una passeggiata al mare. Ero infortunato, Samp e Udinese dovevano accordarsi sul prezzo: facevo fisioterapia, telefonavo, aspettavo e mi disperavo, tutto lì dentro. “A Udine non torno, piuttosto vado in Colombia”, e Ferrero sempre la stessa frase: “Tranquillo, resti qui”. Cosa mi disse il giorno dell’affare fatto? A lui devo molto, anche mantenere questo segreto: frasi ir-ri-pe-ti-bi-li».
7 VERT. - GIAMPAOLO
con me le parole giuste
per parlare di futuro
«L’ha detto il mister, vero? Ma lo dico anch’io, e non è ruffianeria: non ne ho bisogno. Ho visto pochi allenatori così e non è questione di essere migliore o peggiore, semmai particolare: ecco, lui ha un modo molto suo di gestire il gruppo, di spiegare le cose, di ottenere le risposte che cerca. Sapere di calcio non basta: quelle idee, che non sono solo calcistiche, vanno trasmesse con chiarezza. Con me ha trovato le parole giuste, e so di non essere l’unico: “Meriti un futuro ancora più grande di quello che ti dà la Samp”. Se mi serviva una motivazione in più per insistere con il percorso già iniziato l’anno scorso, ha trovato la migliore».
INTERVISTA ESCLUSIVA di ANDREA ELEFANTE Inviato a BOGLIASCO (gENOVA)
10 VERT. - PASSI DI DANZA
automatici dopo un gol
per noi la musica è tutto «Per i colombiani la musica è tutto: se non c’è, la facciamo noi. A casa, anche qui a Genova, ho una mezza orchestra: suono una batteria tradizionale e una “speciale” per la champeta, chitarra e fisarmonica per il vallenato, un nostro genere musicale. Per noi ballare è come camminare. Nasci e ce l’hai già dentro, dunque impari da piccolo: guardi gli altri, inizi a provare per non fare brutte figure con le ragazzine e l’esame di coppia è la prima festa, per me fu a 10 anni. Ecco perché ballare una salsa o un reggaeton quando faccio gol è istinto automatico: De Silvestri mi seguiva, ora faccio un po’ più fatica a perfezionare i movimenti di Quagliarella e Barreto...».
9 ORIZZ. - CHILI DI TROPPO
solo un luogo comune
però le trofie al pesto...
«No, non la capisco». Nove orizzontale. «Per forza non la capivo: mai stata una dannazione, semmai un luogo comune nato a Udine quando non facevo bene. Il mio peso forma è da sempre 82-83, a Lecce ero 83 e andavo come un treno: quando Guidolin disse che ero grasso pesavo 84, peccato che sceso a 81 se ne parlava lo stesso. La verità? C’è chi ingurgita di tutto ed è secco come un chiodo, tipo Cuadrado, mentre io appena mangio un po’ di più ingrasso: è genetica. Non nego che mi piace, ma per fortuna non amo i dolci, da piccolo ero allergico alla cioccolata. Certo, scoprire le trofie al pesto non è stato un aiuto».
4 ORIZZ. - SANTO TOMÀS
famiglia, amici, cavalli
albe giocando a domino
«E’ così: a Santo Tomàs ci sono le mie radici. Così forti da tenermi legato lì come se non me ne fossi andato a 14 anni. O forse proprio perché me ne sono andato così presto. Sa quante vacanze ho cancellato perché alla fine le faccio a casa? La mia vita è lì: c’è tutto quello e tutti quelli a cui penso quando sono felice oppure triste. Famiglia, amici, i miei quattro cavalli che presto saranno cinque perché una è incinta. Le partite a calcio, le albe seduti fuori di casa: domino, musica, balli. E’ cambiato solo che non mi devo più arrangiare per pagarmi il biglietto del pullman e andare ad allenarmi. La mia voce la conoscevano tutti: strillavo per vendere le frittelle della nonna ma mi vergognavo, e allora sono passato ai biglietti della lotteria e ad aiutare lo zio, controllore sui pullman. E poi non accompagno più papà in macchina: in Colombia i tassisti spesso vengono rapinati, l’ho convinto a smettere prima che capitasse anche a lui. Però ogni volta che prendo un taxi mi viene un po’ di nostalgia».