Andrea Schianchi, La Gazzetta dello Sport 8/11/2016, 8 novembre 2016
IL 4-3-3 È IL MODULO DI STEFANO IL RIFORMATORE
Più che bollente, la patata che sta per «papparsi» Stefano Pioli ha la stessa temperatura del famoso pomodorino di Fantozzi: 18 mila gradi Fahrenheit. C’è da scottarsi a sedersi adesso sulla panchina dell’Inter, e per limitare i rischi l’unico metodo è affidarsi al buonsenso, senza tentare assurdi esperimenti tattici, senza togliere ai giocatori quelle poche certezze che hanno e, soprattutto, cercando di coinvolgerli in un progetto che, necessariamente, passa dalla loro approvazione. Tutto questo Pioli lo sa, adesso si tratta di metterlo in pratica assieme agli uomini del suo staff: il vice Giacomo Murelli, il collaboratore tecnico Davide Lucarelli e i preparatori atletici Matteo Osti e Francesco Perondi.
PENSIERO Le caratteristiche tecniche del gruppo le conosce a memoria, nell’ultimo periodo le ha studiate a fondo. Ed è convinto, convintissimo, che l’Inter sia una signora squadra, che i giocatori siano di primo livello e che, finora, non abbiano reso secondo le loro potenzialità. La prima cosa che dovrà sistemare, appena sbarcato ad Appiano Gentile, sarà l’assetto difensivo: troppi gol incassati. Per riuscire a costruire un muro attorno alle certezze Handanovic e Miranda (intoccabili), bisogna convincere i centrocampisti a lavorare di più in fase di non possesso. Non si tratta di cambiare giocatori, quelli che ci sono vanno benissimo a Pioli: l’importante è che comincino a pensare collettivamente anziché individualmente.
COSTRUZIONE Aggiustata la retroguardia, e ben protetta dal pressing della mediana, si può pensare alla fase di costruzione della manovra. Le alternative in mano a Pioli sono due: il 4-3-3 o il 4-2-3-1. Il primo modulo intriga di più, ma all’Inter di oggi manca un raffinato tessitore di gioco da piazzare davanti alla difesa. Medel non lo è, né lo può diventare: il cileno garantisce quantità e grinta, ma dettare i tempi dell’azione non fa parte delle sue qualità. Pioli potrebbe inventare Banega in posizione di regista arretrato: idea stuzzicante, però per attuarla serve la disponibilità dell’argentino ad agire in una zona che non è mai stata la sua. Inoltre, con Banega in quel ruolo, si acquista in creatività e si perde qualcosa in termini di contenimento. Le mezzali dovrebbe essere Brozovic e Joao Mario che hanno qualità tecniche e fisiche per occupare quella posizione. L’importante è che siano sempre pronti a buttarsi in avanti, perché un altro difetto mostrato dall’Inter riguarda il numero di uomini che porta nell’area di rigore avversaria: al massimo due o tre. Pochi, troppo pochi. La manovra va accompagnata e Icardi, classico centravanti, non va abbandonato a se stesso: se i nerazzurri producono una notevole quantità di cross (e Candreva e Perisic ne garantiscono parecchi), è necessario che gli spazi alle spalle di Maurito siano attaccati con tempismo e saggezza. Non sarà una rivoluzione, quella di Pioli, ma una riforma. All’Inter c’è bisogno di tranquillità e di toni bassi, non certo di esasperazioni e parole gridate.