Francesco Zacché, Gente 1/11/2016, 1 novembre 2016
CHE SENSO HA CONDANNARE UN UOMO A TRASCORRERE 1.503 ANNI IN CARCERE?
Negli Stati Uniti un padre è stato ritenuto colpevole di abusi ripetuti sulla figlia. Ma perché comminare una pena più lunga della stessa vita del criminale? Pene che a noi sembrano esorbitanti sono invece una realtà consolidata nel sistema americano. Si può arrivare a comminare 1.503 anni di carcere, come in questo caso, quando il colpevole è stato condannato per tantissimi capi di imputazione, e qui sono addirittura 186: si prendono tutti i reati commessi e si fa la somma algebrica delle singole pene. Ci si potrebbe chiedere: ma qual è l’utilità di queste sanzioni esagerate? Negli Stati Uniti pene così lunghe hanno un forte valore simbolico: se le condotte accertate hanno a che fare con comportamenti spregevoli, la condanna viene considerata una forma di ristoro per le vittime. Sanzioni così pesanti di solito vengono decise quando non è prevista o non è applicabile la pena di morte, e simbolicamente si sente la necessità di infliggere una condanna definitiva. Questo è possibile perché nel processo americano esistono due fasi: nella prima parte si ricostruisce il fatto, e la decisione di colpevolezza o non colpevolezza dell’imputato spetta alla giuria. Se il verdetto è di colpevolezza si apre la seconda parte, in cui viene determinata dal giudice la pena che viene comminata anche sulla base della carriera criminale del colpevole, del suo contesto familiare. Esistono delle linee guida nel diritto americano che indirizzano il giudice nella determinazione delle pene. Ma in casi di eccezionale gravità, il giudice è libero di stabilire punizioni esemplari.
Francesco Zacché ordinario all’Università di Milano Bococca