Virginia Della Sala, Il Fatto Quotidiano 3/11/2016, 3 novembre 2016
SICUREZZA, PALESTRE, LIBRI: GUAI E NUMERI DELLA SCUOLA PUBBLICA
Pochi certificati di agibilità, quasi un terzo delle sedi senza palestra, la media di un laboratorio ogni cento studenti, che leggono pochissimo. L’ultimo identikit della scuola pubblica italiana è su dati che più ufficiali non si può: li raccoglie l’Invalsi, l’Istituto nazionale per la valutazione del sistema educativo (che dipende dal ministero dell’Istruzione) nel rapporto I processi e il funzionamento delle scuole. Un’indagine che ha coinvolto il 99 per cento delle scuole di primo ciclo (elementari e medie) e il 98 per cento di secondo ciclo (superiori). E che traccia un quadro preciso della condizione delle scuole italiane, per loro ammissione.
Disagibilità. Solo il 21 per cento tra scuole elementari e medie dichiara di avere certificazioni per tutti gli edifici, da quelle antincendio a quelle per l’agibilità. Se si considerano le superiori, il dato sale al 27 per cento. Insomma, 4.576 scuole di primo ciclo e 2.046 del secondo non hanno le carte in regola. Il motivo, spiega un documento integrativo al rapporto, è che circa il 50 per cento delle sedi sarebbe stato costruito prima del 1971, anno di entrata in vigore dell’obbligo del certificato di collaudo statico (prove di carico per verificare la stabilità dell’edificio). E va peggio nelle zone scarsamente urbanizzate. Al Sud, solo il 12 per cento dichiara di possedere tutte le certificazioni.
Palestre cercansi.Il 4 per cento delle scuole elementari-medie e il 9 per cento delle superiori non ha neanche una palestra. Dato che aumenta al 78,5 per cento se si considera il il numero di palestra per sede. “Questa situazione diffusa – si legge nell’analisi dei dati – limita la fruizione di uno spazio in cui svolgere l’attività fisica così come altre attività che dovrebbero essere parte integrante dell’offerta formativa”.
Laboratori pro-capite.Un laboratorio ogni 100 studenti. Ma il dato migliora se si analizzano solo le scuole superiori: uno per ogni 50 studenti. Questo numero ha però tanto una lettura positiva quanto una negativa. La positiva: nel 35 per cento delle scuole del secondo ciclo ci sono più di due laboratori ogni 100 studenti. Negativa: “Nelle scuole del primo ciclo del Centro e del Sud – si legge – c’è una prevalenza di istituzioni scolastiche con un basso numero di laboratori”. Ovvero: la metà delle scuole elementari e medie ha meno di un laboratorio ogni cento studenti.
Libri senza lettori. Le biblioteche scolastiche italiane raccolgono oltre 10mila volumi: 3400 nelle elementari e medie, 7140 per le superiori. E oltre il 90 per cento delle scuole dichiara di averne una. Eppure questo numero va approfondito. Al Sud, ad esempio, il 15 per cento degli istituti non ne ha neanche una biblioteca e in tutta Italia la media per sede scolastica (e quindi non per scuola) è di 0,6 per elementari e medie e di 0,9 per le superiori. “Nelle Regioni del Nord è presente una biblioteca per sede, in quelle del Sud una per ogni due sedi”, si legge. Invalsi definisce poi la qualità di una biblioteca su tre servizi: sala di consultazione, prestito e presenza di un referente. Ebbene: per il primo ciclo, solo il 55 per cento delle scuole li ha. Percentuale che sale al 70 per le superiori. Peggio per i servizi avanzati (catalogo informatizzato, collegamento in rete e prestito inter-bibliotecario): alle superiori, i cataloghi sono diffusi solo per il 30 per cento. E gli studenti non leggono: se è utilizzato solo il 31 per cento delle risorse librarie di primo ciclo, nel secondo ciclo il dato precipita al 4,8.
Alternanza disuguale.Il dato non è imprevisto: gli studenti del Nord hanno una scelta più ampia di aziende in cui svolgere percorsi di alternanza scuola-lavoro. Gli istituti con un alto numero di convenzioni sono per il 40 per cento nel Nord-Est. Al Sud e nelle Isole, invece, sono solo il 2 per cento. “Però – specifica lo studio – la quota di studenti che beneficia dei percorsi non sembra risentire della numerosità delle convenzioni”. Solo della varietà.
Il mito delle assenze.Mediamente, i docenti italiani fanno il 5 per cento di ore di assenza. E il primato non è al Sud, come vulgata vorrebbe. “Nel Centro Italia gli insegnanti fanno in media più ore di assenza”, si legge. Soprattutto, poi, i prof dei licei. E se nella gran parte dei casi si riesce a coprire le classi con interni o supplenze esterne, resta alta la percentuale di ore scoperte: il 18 per cento alle elementari, il 24 alle medie, il 35 per cento nei licei e il 30 negli istituti professionali.
Aggiornamento. I docenti collaborano tra loro, fanno rete, favoriscono l’inclusione e combattono la scarsa partecipazione dei genitori (27 per cento su scala nazionale). E il 72 per cento delle scuole investe su di loro con 2 o 3 interventi di formazione l’anno che, però, nella maggior parte dei casi riguardano aspetti normativi (dalla sicurezza alla prevenzione).
L’innovazione, come tecnologie informatiche per la didattica, è affrontata, ad esempio, solo nel 26 per cento delle scuole superiori. Inoltre, nella formazione è coinvolto solo un terzo del personale. A quale costo? Le superiori investono circa 56 euro pro-capite. Elementari e medie 37.