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 2016  novembre 03 Giovedì calendario

VORAGINI, CANTIERI-TRAPPOLA E BIG MAC: COSÌ SFIORISCE IL GIGLIO

La priorità è organizzare le celebrazioni dei 50 anni dall’alluvione, con l’arrivo sabato in città persino del capo dello Stato, Sergio Mattarella. E c’è la Leopolda. Il resto può continuare ad aspettare. Nel capitolo “resto” ci sono tutti i problemi di una città, Firenze, che sembra un’anziana signora intenta a nascondersi sotto strati di trucco. Ma il maquillage non è sufficiente. Così, se Palazzo Vecchio dentro diventa il cinema in cui viene trasmessa in prima mondiale la pellicola Inferno alla presenza di Tom Hanks e Ron Howard, fuori dalla sede del Comune c’è ancora bella aperta la voragine che il 25 maggio ha fatto crollare un tratto del lungarno Torrigiani ed è in pieno svolgimento la battaglia tra l’amministrazione e la società che gestisce i servizi idrici – Publiacqua – per stabilire chi deve pagare il conto dei danni. Il sindaco Dario Nardella aveva garantito che le spese sarebbero state a carico della controllata. Controllata che, a sua volta, si era inizialmente presa le responsabilità del crollo. Spente le telecamere, entrambi hanno bussato in Procura per consegnare ciascuno le proprie perizie di parte. Sarà ora la magistratura a stabilire di chi è la responsabilità. E le fatture.

Un’altra questioneche dovrebbe preoccupare non poco Nardella è quella relativa all’apertura di McDonald’s in piazza del Duomo. E a piangere, ancora una volta, saranno le casse del Comune. La vicenda è comica quanto semplice. Da quando nel 2013 era assessore della giunta all’epoca guidata da Matteo Renzi, Nardella si è detto più volte favorevole all’apertura del punto vendita McDonald’s, tanto da partecipare anche all’inaugurazione di altri negozi della catena in città e spingersi a battezzare accordi tra McDonald’s e realtà cittadine come l’ospedale Meyer. Una volta divenuto sindaco, ha dato mandato al proprio assessore Giovanni Bettarini di portare avanti il progetto che lo scorso giugno era ormai completato, stando a quanto dichiarato dallo stesso amministratore delegato della catena in Italia, Roberto Masi. A inizio estate tutto sembrava pronto. Ma dopo una protesta di 6mila fiorentini via Facebook, Nardella ha cambiato idea. Ora rischia di finire in un conflitto tra avvocati perché McDonald’s ha tutto in regola. “Faremo valere i nostri diritti”, spiega Masi. “Abbiamo fatto numerosi incontri con diversi assessori e persino con il sindaco, ci hanno illuso, facendoci i complimenti e dicendo che non avevano nulla in contrario. Insomma tante belle parole”. Secondo alcuni avvocati di parte, il Comune rischia di trovarsi costretto a pagare oltre 10 milioni di euro. E a concedere l’apertura. Ovviamente.

Basterebbe questo a togliere il sonno a un primo cittadino. Nardella invece è chiamato ad affrontare anche altre questioni. Tante. Troppe. La Corte dei conti che ogni anno gli boccia i bilanci. Il Tar che fa saltare il raddoppio dell’aeroporto. I lavori del Tav che vanno a singhiozzo per varie difficoltà. Come una scuola che stava franando a causa delle vibrazioni. O il completamento della tramvia, un’opera che avanza lentissima e che costringe la viabilità cittadina a cambi di sensi periodici, rendendo alcune strade non raggiungibili. Tre settimane fa, una pattuglia dei carabinieri ha scoperto che non era prevista una strada d’uscita da via degli Alfani: se n’erano dimenticati. Capita. Le priorità del resto al momento sono altre. La scorsa settimana, ad esempio, Nardella è volato quattro giorni negli Stati Uniti. Tappa a Washington e New York. Insieme a Nicoletta Mantovani, ultima compagna di Luciano Pavarotti nonché assessore alle relazioni internazionali, ha partecipato – tra l’altro – all’apertura delle celebrazioni per il 50esimo anniversario dell’alluvione di Firenze presso all’ambasciata italiana. Poi è intervenuto alla New York University alla conferenza sulla resilienza delle città spiegando come la sua amministrazione tuteli le ricchezze storiche e i monumenti del capoluogo toscano. Tornato in città, si è dedicato alle celebrazioni dell’alluvione che si sono aperte ieri e si concluderanno sabato con un consiglio comunale straordinario, l’arrivo di circa 1500 angeli del fango e soprattutto del presidente della Repubblica. L’alluvione del 1966 va ricordata. E bene. Come monito, prima di tutto. Non a caso il Comune di Firenze sostiene – in compagnia della Regione Toscana, Mibact, fondazione Sistema Toscana e altri – il Comitato Tecnico Scientifico Internazionale (Itsc) che dal 2014 è stato investito del compito di valutare e monitorare lo stato dell’arte. Nardella sostiene il comitato ma non lo ascolta.

Nel dicembre 2015, l’Itsc ha consegnato una relazione con cui boccia 49 anni di non interventi per la messa in sicurezza della città. Si legge: “Firenze rimane a elevato rischio di alluvione e questo rischio cresce ogni giorno”. Ancora: “Se un evento come quello del 1966 dovesse accadere di nuovo, le conseguenze per le vite umane, il patrimonio artistico, gli immobili e le infrastrutture sarebbero ben più catastrofiche di allora”.