Luca Calamai, La Gazzetta dello Sport 3/11/2016, 3 novembre 2016
FIRENZE 1966: «NELL’INFERNO D’ACQUA LA MIA GARA PIU’ DURA» –
La Biblioteca Nazionale e i vicoli di Santa Croce sono tra i primi a inchinarsi alla furia dell’Arno. È la notte del 4 novembre del 1966. Domani saranno cinquant’anni. Ventisei ore ininterrotte di pioggia, in media 210 millimetri. Un fiume impazzito che piomba in città alla velocità di 4100 metri cubi al secondo. L’ultima alluvione risaliva ai tempi di Dante. Firenze l’aveva letta sui libri di storia. La gente sale sui tetti mentre l’onda arriva in piazza Signoria e piomba in piazza del Duomo. Saranno 35 le vittime accertate. Giancarlo De Sisti, uno dei calciatori simbolo della Fiorentina e capitano della squadra del secondo scudetto, a quei tempi è un giovanotto di belle speranze appena arrivato in maglia viola. Il ricordo di quei giorni drammatici è ancora ben vivo nella sua mente. «La mattina del 3 novembre vado all’ospedale di Careggi per un controllo. Un problemino muscolare. Dopo l’esame raggiungo lo stadio in macchina. Sotto un vero diluvio. L’allenamento è annullato. Il professor Baccani mi viene incontro: “Picchio, l’Arno è bello gonfio, vai a casa da tua moglie e andate al sicuro”. Io stavo in via Repetti, a due passi da piazza Beccaria. Uno dei punti più colpiti dall’alluvione, ma l’appartamento è al quinto piano, io e Nadia siamo sposini novelli e ci sentiamo protetti. Quindi, niente fuga. Scendo a mettere la macchina in garage e il portiere mi guarda strano. È un tifoso vero della Fiorentina. Mi dice: “O icchè tu fai, voi dire addio alla tu macchina? E tu saresti il cervello della mi’ Fiorentina. Poeri a noi”. Non avevo capito cosa stava per succedere».
IL RISVEGLIO De Sisti è l’unico giocatore della squadra che abita in una zona a rischio. «Mi sveglio all’alba e per strada non ci sono macchine ma gommoni. Dal garage esce la nafta. Con mia moglie siamo un po’ spaventati e un po’ incuriositi. Niente luce, niente televisione, niente telefono. Noi e l’acqua. Fa anche freddo perché è saltato il riscaldamento. Ricordo una scena incredibile di una donna che dà uno schiaffo al marito che fuma sul terrazzo buttando la cenere nell’acqua nera: “Che se’ grullo, si va a foco tutti”. Un po’ di paura c’è. Ma dura un giorno. Ventiquattro ore dopo il mitico Pirovano, uno dei vecchi della squadra, si presenta alla porta per sapere se sto bene. L’acqua non c’è più. C’è soltanto una montagna di fango. E tanto dolore».
LA FIORENTINA Beppone Chiappella è l’allenatore di una Fiorentina che sta facendo crescere un gruppo che pochi anni dopo vincerà il secondo scudetto. È una squadra importante. In attacco ci sono Uccellino Hamrin (che poi partirà) e un talento emergente, Cavallo Pazzo Chiarugi. Poi, ci sono Merlo ed Esposito che insieme a Picchio daranno vita al centrocampo campione d’Italia. L’acqua si ritira. Resta il disastro. «Ricordo – racconta De Sisti – di aver visto dal vivo una delle immagini che è stata il simbolo dell’alluvione e cioè una macchina infilata dentro un bar di piazza del Duomo». Lo stadio Franchi si trasforma in un centro d’accoglienza. «Io e gli altri giocatori diamo una mano scaricando dai camion che arrivano da tutta Italia medicinali e materiale di prima necessità. È il nostro modo di dire alla città: “Ci siamo anche noi ad aiutare”. Allenarsi è difficile. Il campo ci sarebbe, lo stadio Militare, ma la testa è altrove. Il dolore si tocca con mano. Ti travolge, come l’Arno. La Federazione rinvia la partita in programma. Noi torniamo in campo il 13 novembre a Foggia. Avremmo vinto anche contro una squadra di undici mostri perché volevamo regalare un sorriso ai fiorentini. Finisce 2-1 e, incredibile a dirsi, segno il gol della vittoria. Io che non segnavo neppure a porta vuota».
GLI ANGELI DEL FANGO Nell’emergenza e nel dolore, spuntano gli Angeli del Fango. Ragazzi che arrivano da ogni angolo d’Italia e del mondo per aiutare a salvare il patrimonio artistico della città. I danni dell’Arno sono impressionanti. Nella Biblioteca Nazionale sono andati persi manoscritti antichi di valore inestimabile. Così come, nonostante il lavoro di specialisti e volontari, diventa praticamente irrecuperabile il Crocifisso di Cimabue in Santa Croce. «Una mobilitazione incredibile. Tra gli Angeli del Fango c’è anche un giovanissimo Antonello Venditti. Noi italiani siamo fatti così: nella normalità siamo divisi in mille pezzi ma nel momento del bisogno torniamo a essere un Paese con un cuore unico». De Sisti tornerà in questi giorni a Firenze per un altro compleanno: i novant’anni della Fiorentina. «E quando entrerò al Franchi ripenserò al nostro scudetto ma anche alle facce di tutti quei fiorentini che dopo l’alluvione si accamparono dentro lo stadio. Volti che mi porto nel cuore».