Antonio Armano, Il Fatto Quotidiano 31/10/2016, 31 ottobre 2016
TRA MERCEDES E PORSCHE, ORA C’È ANCHE IL PARADISE
A Stoccarda ci sono tre attrazioni per il turista o il viaggiatore d’affari: il museo Mercedes, il museo Porsche e il Paradise, una specie di outlet della prostituta rumena. Nell’opulenta capitale del Baden-Württemberg, il visitatore si può immergere in una cornucopia dei beni più amati dagli uomini.
Il Paradise si trova in Dieselstrasse, via dedicata all’ingegnere Rudolf Diesel, pioniere del motore a scoppio, morto cadendo da una nave nella Manica nel 1913. È collocato in un edificio anonimo e periferico, in contrasto con le futuristiche linee architettoniche dei musei automobilistici che non hanno esigenze di anonimato. L’interno è stile moresco, genere Marrakesch.
Nel parcheggio ci sono automobili costose, come nel resto della città, dove le lucenti lamiere Mercedes e Porsche dominano un paesaggio curato e verde, colore che segna anche la politica. Stoccarda è una città diffusa e collinare, dove si producono ottimi vini bianchi oltre che auto, una delle aree urbane più ricche della Germania.
Non bisogna pensare a una capitale della trasgressione. Qualche sauna-club in perfetto stile Deutsche non può mancare – c’è anche il Sakura, oltre al Paradise – ma siamo lontani dalla più spinta perversione dei Land protestanti. Non ci sono club con la formula “all-you-can-fuck”, dove – come nei ristoranti di sushi “all-you-can-eat” a Milano – il biglietto comprende rapporti sessuali illimitati; né palazzi-bordello come il Pascha a Colonia; né club specializzati in “appena maggiorenni”, come il Teenyland, sempre a Colonia.
Come ogni Fkk, anche il Paradise è un sauna-club ispirato al naturismo (Freikörperkultur, Cultura del corpo libero), prospera sui biglietti d’ingresso (79 euro) e le consumazioni alcoliche (non comprese nel prezzo), ma fonda il proprio business sulla presenza di prostitute, senza le quali non ci sarebbero clienti. Benché sia permessa l’assunzione, sono “selbstständig arbeitenden Ladys”, “signorine lavoratrici indipendenti”, che bivaccano tra i divani orientaleggianti e gli sgabelli del bar proponendosi in varie lingue. I clienti, nonostante la ragione sociale naturista, sono fortunatamente in accappatoio (fornito dalla ditta); le ragazze indossano microscopici costumi da bagno su tacchi vertiginosi. Non è possibile fare due passi senza ricevere proposte: toni languidi che si spengono in scettici saluti se non acconsenti, quando non proprio un vaffanculo nella lingua del poeta Eminescu. Cerco di intervistarne il maggior numero e poi mi svincolo sempre suscitando sguardi poco amichevoli. Il tariffario è sempre lo stesso, nonostante il carattere indipendente del lavoro. Si parte da mezz’ora per 50 euro: rapporto completo, sesso orale scoperto ma non reciproco, niente cunnilingus. Il doppio per un rapporto senza limitazioni, a parte l’anale che resta libera scelta della lavoratrice e dipende dalle tasche e dalla dotazione del cliente. Si possono ottenere altre prestazioni aggiungendole come il topping della pizza. I rapporti si svolgono nelle stanze al primo piano, per poi scendere negli spogliatoi, dove i clienti pagano prendendo il portafogli dall’armadietto con serratura elettronica. All’ingresso c’è una cash-machine per chi sfora il budget.
Le ragazze sono 30-40 rumene, a parte un paio di bulgare. Sui 20-25 anni. Qualcuna ha lavorato in Italia, dove la prostituzione prolifera su Internet e si è spostata dai marciapiedi agli appartamenti. La Germania, nel diffondersi di legislazioni punitive in Francia e Paesi scandinavi, si pone come lo stato-membro dell’Ue che offre servizi erotici legalizzati, importando manodopera da un altro stato-membro, la Romania. Ogni città ha una legislazione per far pagare le tasse alle sex-workers. Dire che il clima al Paradise sia gioioso sarebbe fuorviante. Le ragazze, a rotazione, lavorano da mezzogiorno all’alba, e si aggirano intorpidite dall’attesa. Tra i clienti diversi italiani, incluso un gruppo di ragazzi che festeggiano un addio al celibato. Si attacca bottone e uno di loro, facendo coming-out dice di compatire gli etero: “Da gay ci si diverte molto di più e gratis”.