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 2016  ottobre 27 Giovedì calendario

COME FUNZIONA LA VALUTAZIONE DEI

MAGISTRATI –
Il 20 ottobre ho spiegato perché gli avvocati non devono avere diritto di voto sulle valutazioni dei magistrati e sulla scelta dei capi degli uffici. Ho concluso scrivendo: “Stiamo ai primi danni, il sistema già funziona malissimo”. Qui spiego perché funziona malissimo; con la premessa (necessaria, sono molto permalosi) che questa disastrosa situazione non è attribuibile agli avvocati. Però il loro intervento la peggiorerebbe ancora.

Il sistema valutativo dei magistrati è – in teoria – molto semplice: il Consiglio giudiziario (Cg) esprime un parere che viene inoltrato al Csm; qui – qualche volta – si procede a integrazione documentale o alle cosiddette audizioni e poi si decide. Le possibilità di errore ci sono – siamo su questa terra e non nel Regno dei Cieli – ma di meglio non c’è. Il problema è che di peggio ce n’è quanto se ne vuole.

Prima di tutto i fatti sono quasi sempre irrilevanti. Chiunque, anche un magistrato, va giudicato per quello che ha “fatto”: quanti provvedimenti, di che qualità, quali iniziative organizzative (come “soldato semplice” o come Capo) ha adottato, cose così. Ma tutto ciò è in genere confinato nella “autorelazione”; la parte importante del parere è costituita da una collaudata graduatoria di giudizi: trattasi di magistrato “fuori dal comune” o “straordinario” (valutazioni al top), “eccezionale” (poco meno), “eccellente” (ancora un po’ meno), “ottimo”, “sopra la media” (sempre un po’ meno). È un codice, funzionale a una graduatoria ufficiosa, che il Csm ben conosce.

Il punto è che Cg e Csm sono feudo delle correnti. Quando si va a votare per i Cg ti consegnano un foglietto con le tre liste: MI, Unicost, Area; per ognuna sono indicati i candidati nel numero esatto dei posti da ricoprire. E, se non sei un correntizzato e hai fiducia in uno di MI, due di Area e tre di Unicost, non li puoi votare: voto nullo. Perciò io scrivevo sulla scheda: “Mi rifiuto di votare in queste elezioni bulgare”. Per il Csm la storia è più o meno la stessa; il sistema è diverso ma il controllo del territorio esercitato dalle correnti impedisce che si riesca a eleggere anche un solo indipendente. Naturalmente i correntizzati dei Cg e del Csm sono legati a filo doppio. Ed ecco che, nei Cg, il “fuori dal comune”, lo “straordinario”, l’“eccezionale” etc. sono calibrati in funzione delle maggioranze correntizie che si creano di volta in volta; così poi il Csm ha una buona base per finire il lavoro. Anche se – talvolta– si prendono fregature: perché al Csm ci sono equilibri nazionali da salvaguardare: io voto il tuo candidato per la Procura di Poggio Fiorito ma tu voti il mio per il Tribunale di Prato Ameno. E qui, se il parere del Cg considera un candidato solo “ottimo” e ce ne sono altri due “eccellenti”, chi se ne frega: se tocca all’“ottimo” per ragioni correntizie, sarà lui a essere nominato, gli “eccellenti” si attacchino. Naturalmente non è sempre così. Ci sono posti per i quali i correntizzati non concorrono: e qui i componenti dei Cg e del Csm si ricordano che sono magistrati; e scelgono secondo coscienza. E poi ci sono magistrati veramente eccezionali, senza le virgolette: e qui capita (non sempre) che tutti siano d’accordo. Insomma, un sistema squallido e clientelare; si riuscissero a trovare le prove, le imputazioni per abuso in atti d’ufficio sarebbero all’ordine del giorno. Davvero si vuole innestarvi anche l’inquinamento avvocatizio?