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 2016  ottobre 27 Giovedì calendario

APPUNTI TERREMOTO PER OGGI – LA SITUAZIONE A DUE MESI DAL TERREMOTO DI AMATRICE – Il 24 ottobre sono passati esattamente due mesi dalla scossa di magnitudo 6 che ha colpito Lazio, Marche, Umbria e Abruzzo, provocando 298 vittime (con decine di persone ancora ricoverate) in particolare ad Amatrice, Accumoli, Arquata e Pescara del Tronto

APPUNTI TERREMOTO PER OGGI – LA SITUAZIONE A DUE MESI DAL TERREMOTO DI AMATRICE – Il 24 ottobre sono passati esattamente due mesi dalla scossa di magnitudo 6 che ha colpito Lazio, Marche, Umbria e Abruzzo, provocando 298 vittime (con decine di persone ancora ricoverate) in particolare ad Amatrice, Accumoli, Arquata e Pescara del Tronto. Per il lungo periodo, il decreto-legge n. 189, in vigore dal 18 ottobre (vedi sotto), definisce già gli interventi per la ricostruzione e il sostegno alla ripresa economica delle zone interessate dal terremoto. La Protezione civile il 24 ottobre ha fatto sapere che dall’inizio dell’emergenza post-terremoto di Amatrice e Accumoli «sono state allestite 43 aree di accoglienza e strutture polivalenti, che hanno dato assistenza complessivamente a oltre 4.800 persone e a più di 1.400 soccorritori». Sono solo sei le persone ancora in tendopoli: a Saletta, frazione di Amatrice, l’unica ancora aperta. Per i cittadini che non sono potuti rientrare nelle proprie abitazioni perché danneggiate, inagibili o in zona rossa sono stati messi a disposizione anche alberghi e strutture ricettive: ad oggi sono 834 le persone ospitate negli alberghi, di cui più di 400 negli hotel di San Benedetto del Tronto, 145 nelle abitazioni del progetto C.A.S.E nel Comune dell’Aquila, o nei MAP in altri comuni della Regione Abruzzo. Restano, infine, 134 le persone ospitate in residenze sanitarie assistenziali. Le persone che hanno trovato autonomamente un alloggio alternativo hanno a loro diposizione il Contributo Autonoma sistemazione. Per consentire ai cittadini di rimanere sui territori colpiti fino al completamento della ricostruzione, le Regioni, d’intesa con i Comuni, hanno potuto contare sull’accordo quadro sottoscritto dal Dipartimento della Protezione civile nel maggio scorso e hanno attivato appalti specifici per la realizzazione di Sae-Soluzioni abitative in emergenza, sulla base della ricognizione dei fabbisogn nei singoli territori. La Regione Lazio ha già richiesto 178 Sae per Amatrice centro, mentre la Regione Umbria 74 per Norcia e San Pellegrino, frazione di Norcia. Intanto sono state fatte verifiche su oltre 25 mila abitazioni civili: il 28% risulta inagibile. Più nello specifico: partite nei giorni immediatamente successivi al terremoto, le verifiche di agibilità sono iniziate dagli edifici che non avevano subito crolli, per favorire un rientro il più rapido possibile delle persone la cui casa era agibile o poteva essere nuovamente abitata con piccoli interventi. In particolare, sono stati avviati il 5 settembre i sopralluoghi sulle abitazioni private e, al 23 ottobre, sono 25.355 le schede di valutazione compilate e acquisite, che indicano circa il 50% come agibili, mentre il 5%, pur non essendo danneggiato, risulta inagibile per rischio esterno. Il 28% degli edifici, invece, è risultato inagibile, mentre circa il 15% temporaneamente o parzialmente inagibile. Infine, il 2% è costituito da schede cosiddette senza esito, cioé relative a ruderi o immobili dichiarati inagibili per motivi pregressi al sisma del 24 agosto. Per le attività zootecniche, sono in via di acquisizione i 73 Mapre (Moduli abitativi provvisori rurali d’emergenza), che saranno distribuiti nelle quattro regioni colpite. I Mapre consentiranno agli allevatori di continuare la loro attività produttiva anche se la loro abitazione originaria è al momento inagibile. Nell’attesa della consegna di queste strutture, il Dipartimento ha messo a disposizione 10 camper per chi ha richiesto una soluzione abitativa temporanea vicina alla propria attività. Lunedì 24 ottobre la ministra dell’Istruzione Stefania Giannini ha annunciato lo stanziamento di 15,6 milioni di euro per le scuole dei comuni colpiti: 3,5 per le indagini diagnostiche, 4,1 per interventi sugli edifici più danneggiati e altri 3,8 per adeguare le scuole delle regioni interessate. Per permettere a tutti gli studenti di tornare in classe a settembre, la Dicomac - Direzione di comando e controllo, insieme al Ministero dell’Istruzione dell’università e della ricerca, ai dirigenti scolastici e ai Sindaci dei comuni interessati, ha individuato soluzioni mirate alternative: dalle tendostrutture, ai “gemellaggi” con Istituti di comuni vicini. Parallelamente si è lavorato a soluzioni di medio periodo grazie a donazioni da parte di Istituzioni, enti, fondazioni bancarie e organizzazioni di volontariato, per la realizzazione di moduli temporanei a uso scolastico. Al momento sono in via di allestimento i moduli a Cittareale, Arquata del Tronto, Acquasanta, Gualdo e Norcia. Dopo le prime indagini speditive avviate fin dai primi giorni successivi al terremoto dai tecnici regionali Mibact per definire il quadro generale del danno e le successive fasi d’intervento sul patrimonio architettonico, le attività si sono concentrate sui sopralluoghi di secondo livello, condotti da squadre miste composte dal personale Mibact e da esperti strutturisti provenienti da Università e Centri di competenza del Dipartimento della Protezione Civile. Sono finora 615 le schede di verifica agibilità compilate e acquisite. Complessivamente, circa il 30% delle strutture è stato dichiarato agibile, meno dell’1% quelle che pur non essendo danneggiate, risultano inagibili per rischio esterno. Sono pari al 43% quelli inagibili, mentre le strutture temporaneamente inagibili, parzialmente agibili e agibili con provvedimento corrispondono al 26%. Si è chiusa, invece, il 9 ottobre la raccolta fondi attivata il 24 agosto dal Dipartimento della protezione civile, d’intesa con gli operatori di telefonia fissa e mobile attraverso il numero solidale 45500. Grazie a queste donazioni è stato possibile raccogliere 15.030.756,00 euro. Rimane aperto il conto corrente bancario intestato al Dipartimento su cui è ancora possibile donare tramite bonifici per le aree colpite dal sisma: al 24 ottobre sono stati raccolti 3.753.934,45 euro. *** I COSTI E I DANNI DEL TERREMOTO DEL 24 AGOSTO – «Il danno non sarà meno di 3-4 miliardi, una cifra orientativa che temo non sarà inferiore» ha detto un mese dopo il sisma il Capo della Protezione civile, Fabrizio Curcio, in conferenza stampa a Palazzo Chigi per fare una stima dei costi del terremoto che ha devastato il Centro Italia. «Curcio è stato molto prudente perché come minimo stiamo sui 4 miliardi ma è un’analisi che va verificata punto punto, il terremoto ha colpito non solo luoghi dove ci sono state vittime ma ha creato lesioni importanti in altre zone», aveva precisato il premier Matteo Renzi. *** IL DECRETO LEGGE PER IL TERREMOTO NEL CENTRO ITALIA DEL 24 AGOSTO – Martedì 11 ottobre il Consiglio dei ministri ha approvato un decreto per la ricostruzione nelle aree del terremoto del Centro Italia. Il decreto legge prevede interventi iniziali per circa 300 milioni di euro, ma il governo ha già chiarito che nel complesso le risorse messe a disposizione saranno molto più consistenti: 3,5 miliardi di euro per la ricostruzione degli edifici privati, 1 miliardo per quelli pubblici. L’Unione Europea contribuirà alla spesa per il 6 per cento circa, mentre il resto sarà a carico dello Stato italiano. Il decreto legge per il terremoto è formato da 53 articoli nei quali sono elencati gli interventi che dovranno essere svolti non solo per la ricostruzione ma anche per incentivare la ripresa economica. Sono indicate le modalità per concedere prestiti agevolati per riavviare le attività produttive, le soluzioni per rinviare il pagamento di tasse e imposte, ecc. I beneficiari dei contributi saranno «tutti i cittadini delle regioni Abruzzo, Lazio, Marche e Umbria che hanno subito un danno documentato su abitazioni e attività produttive», ha specificato il governo, chiarendo che sono stati identificati in tutto 62 comuni nei quali attuare gli interventi. In questi, le persone interessate dal sisma potranno ottenere il 100 per cento dei contributi per le spese nelle abitazioni principali, per le attività produttive e per le seconde case. Per chi ha invece subito «danni puntuali fuori dalle aree definite», il contributo resta integrale per le prime case, le attività produttive e le seconde case «nei centri storici e nei borghi caratteristici», mentre scende al 50 per cento per le abitazioni non principali fuori da centri e borghi. Il commissario straordinario per la ricostruzione, Vasco Errani, ha spiegato che le imprese impegnate nella ricostruzione, sia pubbliche sia private, dovranno essere iscritte in una “white list”, alla quale si può accedere presentando la documentazione sulle proprie attività, dimostrando di essere in regola per esempio con i regolamenti antimafia. L’obiettivo è evitare che, come accadde in passato in altri contesti, ci possano essere infiltrazioni da parte del crimine organizzato nella gestione della ricostruzione. Errani ha poi spiegato che il decreto prevede un meccanismo piuttosto semplice per accedere alle risorse per la ricostruzione: si presenta una domanda all’Ufficio Speciale per la Ricostruzione, questo verifica «i requisiti e la congruità del progetto e del contributo», si avviano i lavori che sono poi soggetti a periodici controlli e verifiche. *** IL PALAZZO ROSSO DI AMATRICE – Il palazzo rosso di quattro piani rimasto in piedi in Corso Umberto I nel centro di Amatrice dopo il terremoto del 24 agosto era diventato un simbolo. Nelle immagini aeree trasmesse dai Vigili del Fuoco la mattina dopo il sisma, il palazzo rosso svettava tra montagne di macerie. In seguito alle due forti scosse che hanno colpito le province di Macerata e Perugia il 26 ottobre il «palazzo della banca», così lo chiamavano i residenti, è venuto giù. La costruzione, risalente agli inizi degli anni ’50, era stata realizzata con accorgimenti moderni ma senza seguire regole di edilizia antisismica, pur raccogliendo le critiche della popolazione per l’altezza eccessiva e il colore e lo stile poco armonico con il resto del paese. Sempre nella zona rossa di Amatrice, con le scosse del 26 ottobre si è ulteriormente danneggiato ciò che rimaneva del palazzo del Municipio. Sono rimaste in piedi invece le due torri cittadine. *** LA SCUOLA DI AMATRICE – La scuola di Amatrice è un istituto omnicomprensivo di cui fanno parte la scuola dell’Infanzia, la scuola primaria, la scuola secondaria di I grado (elementari e medie) e un liceo scientifico, che si trova però in una sede distaccata. L’edificio che è crollato in seguito al terremoto del 24 agosto, e che è stato poi danneggiato da diverse scosse successive, è quello intitolato a Romolo Capranica, che si trova in Viale Saturnino Muzii. È una costruzione di due piani a forma di “U”, con un corpo centrale dove si trova l’ingresso principale e due ali a sinistra e a destra: il crollo più grave ha riguardato il corpo centrale, mentre il resto della struttura sembra aver resistito alle prime scosse di terremoto venendo danneggiata però da quelle successive. La scuola, inaugurata nel 1936 e ampliata in due occasioni, era stata ristrutturata l’ultima volta nel 2012 e ora è inutilizzabile: dovrà probabilmente essere demolita e ricostruita. Sul crollo della scuola la procura di Rieti ha aperto un unico fascicolo con l’ipotesi di reato di disastro colposo.  Vittorio Cioni, 69 anni, geometra, è stato tra i responsabili dei lavori di ristrutturazione della scuola elementare di Amatrice. Intervistato dal Corriere della Sera il 1 settembre, Cioni ha comunque spiegato la sua versione dei fatti, da tecnico, smentendo anche alcune ricostruzioni poco accurate circolate nei giorni scorsi sui giornali, «polistirolo al posto del cemento» comprese. «La sabbia, le retine delle mosche, il polistirolo al posto dei muri. Tutte stupidaggini e speculazioni. Quei lavori erano fatti a norma». In una tendopoli — tra i terremotati di Amatrice, assediato dai sospetti sulla ristrutturazione della scuola elementare Capranica — c’è il responsabile dei lavori: il geometra Vittorio Cioni, classe 1947. Geometra Cioni, però la scuola è venuta giù. «Ma la parte in cui abbiamo fatto l’intervento strutturale ha retto. È l’altra ala che è crollata». E quali lavori avevate fatto? «Solo un restyling: intonaco, impianti. Nessun intervento ai pilastri». E perché? «Alla Metis era stato affidato uno studio di vulnerabilità della struttura. Diceva che l’altra ala era sopra il 60%, quindi a norma. Io sono un geometra, sono l’ultima ruota del carro, ma nell’associazione temporanea di imprese c’erano ingegneri, architetti. Lo abbiamo seguito pedissequamente». Ma in una zona sismica non si doveva garantire il 100 per cento? «La norma non lo prevede. È tutto un problema di soldi. L’adeguamento al 100% sarebbe l’ideale. Ma è costosissimo, infatti non lo fa nessuno. Tutti i centri storici dovrebbero essere dichiarati inagibili. Cosa crede, che se arrivasse la Bestia a Roma il centro resterebbe in piedi?». *** LA SITUAZIONE DOPO IL TERREMOTO DEL 26 OTTOBRE – I comuni più vicini all’epicentro della scossa del 26 ottobre sono stati Castelsantangelo sul Nera (Macerata), Preci (Perugia) e Visso (Macerata). Dalla riunione del Centro operativo regionale di giovedì 27 ottobre è emerso che nelle Marche sono oltre 4.000 gli sfollati nella quindicina di comuni interessati dal sisma. Il capo dipartimento della protezione civile Fabrizio Curcio fa sapere che, dopo le opportune verifiche delle prossime ore sulle abitazioni effettivamente inagibili, «stimiamo che il numero di sfollati si attesterà nei prossimi giorni su 2.500, 3.000». Il consiglio dei Ministri giovedì 27 ottobre ha esteso lo stato di emergenza per il nuovo terremoto e ha stanziato con un decreto 40 milioni di euro. Da Amatrice è arrivato il materiale necessario per l’allestimento di un campo base per sfollati e soccorritori nei luoghi colpiti dalla nuova ondata di scosse del 26 ottobre. Dalla sede operativa della Protezione Civile di Prato, dove si trova il polo logistico nazionale per le zone del centro-nord, è partito un primo camion della Misericordia alle 4,30 di giovedì 27 ottobre, mentre un secondo mezzo si è messo in moto alle 8,30. La destinazione è Foligno, dove saranno montate tende per l’accoglienza delle persone, una cucina con celle frigorifere e una sala mensa, magazzini per lo stoccaggio degli alimenti e di altro materiale, insieme a generatori per la produzione autonoma dell’energia elettrica. «Questo materiale era tornato da Amatrice soltanto domenica scorsa – spiega Alessandro Castagnoli, responsabile del settore Protezione civile della Misericordia di Prato – non abbiamo nemmeno fatto in tempo a rimetterlo in magazzino che siamo partiti per una nuova emergenza». L’Arciconfraternita di Prato infatti ha curato l’allestimento del campo base nazionale gestito dalle Misericordie d’Italia a Sant’Angelo di Amatrice, realizzato nei giorni immediatamente successivi al sisma del 24 agosto. La tendopoli è stata smontata per far posto alle ‘casettè che la Protezione civile sta approntando per i residenti in vista dell’inverno. *** C’È POI QUESTO ARTICOLO DAL SOLE 24 ORE, UN PO’ TECNICO MA CHE SPIEGA COSA CAMBIA CON IL NUOVO TERREMOTO – GIUSEPPE LATOUR, IL SOLE 24 ORE 27/10/2016 – Adesso cambia tutto. Nei minuti che seguono le scosse che ieri sera hanno riportato l’Italia centrale alle tremende ore di fine agosto, è questa la frase che si sente ripetere con più insistenza nelle stanze del Governo. E non sono parole dettate dalla tensione. Perché ieri sera sono stati messi a rischio alcuni tasselli chiave del percorso che, tra settembre e ottobre, Palazzo Chigi ha disegnato per avviare il processo di ricostruzione di Amatrice e dintorni. Dalla definizione del cratere ai primi adempimenti del commissario, la strategia adesso potrebbe essere radicalmente rivista. L’apertura di questo nuovo fronte va, anzitutto, a impattare su una scadenza che, ormai, è imminente: il decreto terremoto (Dl n. 189/2016) ha previsto l’approvazione della prima ordinanza commissariale entro quindici giorni, cioè il prossimo 2 novembre. Entro questo termine, il commissario Vasco Errani dovrà emanare le «disposizioni operative per l’attuazione degli interventi di immediata esecuzione». In altre parole, si tratta di tutti quei lavori di ripristino degli immobili che hanno subito danni lievi e che possono, quindi, essere rapidamente resi agibili. Un fronte molto importante, per riportare le aree terremotate alle normali condizioni di vita. Basterà la presentazione di un progetto e l’asseverazione da parte di un professionista abilitato che documenti il nesso di causalità tra il sisma e lo stato della struttura, oltre alla valutazione economica del danno, per accedere ai contributi. Quindi, per queste situazioni non sarà necessario aspettare la convenzione con Abi, collegata alla ricostruzione pesante: in quel caso sarà la banca a pagare il Sal all’impresa - selezionata con gara- dopo che l’ufficio speciale alla ricostruzione avrà approvato il progetto. Gli uffici di Errani, comunque, sono al lavoro sul testo. C’è, poi, la questione delle verifiche sugli edifici. Qui si rischia l’effetto “Tela di Penelope”. Il lavoro da fare è molto lungo e articolato, come dicono i dati sulle richieste di sopralluogo dei privati depositate entro il termine del 18 ottobre scorso. Sono oltre 70mila le istanze pervenute: più di 40mila nelle Marche, diecimila nel Lazio, quasi diecimila in Umbria e oltre diecimila in Abruzzo. Stando agli ultimi dati della Protezione civile, sono 65 le squadre di tecnici abilitati Aedes (agibilità e danno nell’emergenza sismica) e di esperti impegnate nelle verifiche di agibilità post-sismica. Ad oggi risultano 26.147 schede di valutazione relative a sopralluoghi su edifici privati compilate, da cui emerge un quadro molto difficile: 13.030 immobili dichiarati agibili (circa il 50%) e 1.298 che, pur non essendo danneggiati, risultano inagibili per rischio esterno. Sono 7.228, invece, gli esiti di inagibilità (circa il 28%) mentre 3.942 sono gli immobili temporaneamente o parzialmente inagibili (il 15%). Questo scenario, frutto di un lavoro lungo e complesso, adesso potrebbe essere rimesso in discussione. Per avere qualche certezza bisognerà aspettare la conta dei danni, ma queste nuove scosse potrebbero far saltare almeno in parte i risultati del monitoraggio effettuato finora. Il motivo è banale: strutture messe già sotto stress a fine agosto potrebbero accusare l’ulteriore colpo e diventare inagibili. C’è, infine, un fronte più burocratico ma non meno rilevante: quello del cratere. Con il decreto andato in Gazzetta sono stati individuati 62 Comuni nei quali sarà incassato il contributo pieno, sia per le prime case che per le seconde case. Fuori da quest’area veniva già garantito un risarcimento condizionato, ancora una volta, alla dimostrazione di un nesso di causalità tra la scossa e i danni. In ogni caso, per i danni alle seconde case il tetto del contributo era pari al 50 per cento. Questo perimetro, definito dopo un lungo lavoro di analisi della situazione del territorio, andrà probabilmente rimesso in discussione, adesso che lo sciame sismico si sta allargando verso nord: altre aree potrebbero rientrare nel cratere, costringendo Palazzo Chigi a rifare i conti. Per adesso nella legge di Bilancio sono previsti, dal lato della ricostruzione privata, 100 milioni nel 2017 e 200 milioni all’anno nei 30 anni compresi tra il 2018 e il 2047. Fanno 6,1 miliardi, ai quali sommare un altro miliardo per gli edifici pubblici. Totale: 7 miliardi. Giuseppe Latour